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Ciò
che preliminarmente colpisce della poesia di Laura Pierdicchi è il fatto che
essa non si sottrae ad una lettura di tipo elegiaco, di poetica della memoria:
senso della fugacità del tempo, approccio emotivo alla realtà delle cose, vanità
dell'umana esperienza come verità di riferimento dell'esistenza, confronto
dell'io con se stesso in una sorta di conflittualità permanente, di sdoppiamento
schizomorfo della personalità: "È stato così breve | così intenso | che uscita
dal corpo | mi guardavo muovere | fili impazziti || una mia parte immobile |
l'altra verso un miraggio | un paradiso promesso - toccato | e svanito al
tatto".
Tuttavia l'attitudine del Soggetto di fronte al proprio operare non è di
sospensione, di attesa o al limite di passività, ma di ricerca delle ragioni
oggettive – e delle modalità riparative connesse – della negatività esostenziale
colta nel suo continuum. Da qui una costante metaforizzazione del
vissuto, offerta come una forma di gnoseologia destinata da far da contraltare
alle insorgenze vitali del ricordo, e da qui anche un'attitudine
lirico-epigrammatica con la quale esorcizzare una certa insufficienza ad essere;
e quanto più il desiderio resta inevaso e rilevata la precarietà dell'esistente,
tanto più forti e precisabili si fanno i riferimenti etico-gnomici del discorso
poetico; tanto più cioè si avverte da parte del Soggetto la necessità di
incardinare l'esperienza entro la logica d'una consapevolezza razionale:
"sbalordita – | come Narciso preso da stupore | nello scoprire viva di riflesso
| la propria forma – | gioco di specchi sotto il sole | ogni passo una nuova
meraviglia | ogni azione lezione da imparare".
Emerge tuttavia una singolare e suggestiva allusività, una mossa lettura
della realtà quotidiana, che nasce da un gusto "eccitato" delle cose, delle
vicende umane, dei rapporti interpersonali; un gusto con cui vengono evocati
paesaggi, figure, situazioni del presente e del passato con notazioni di
pensiero subito intimizzate, cioè subito annesse all'ambito di una meditazione
cordiale e pacata, non disgiunta da un sentimenti di disincantata disponibilità
di fronte alla metamorfosi della realtà
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Recensione |
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