Pietre
Pubblicata per Editrice Ermes l’ottava raccolta di poesie, Pietre,
di Giovanni Di Lena. Filo conduttore non nuovo tra i motivi ispiratori l’amore
per la sua terra, la Basilicata, spesso illusa da false promesse di sempre nuovi
imbonitori, sacrificata nei suoi tesori naturali sull’altare del Capitale, ma
pronta a risorgere dopo ogni sconfitta, come la Fenice. Per essere nuovamente
illusa.
E
se l’antica miseria è ricordo che brucia, non c’è speranza in una rivoluzione
liberatrice che ripari i torti. Perché torti e ingiustizie continuano, se la
morte del lavoratore precario vale appena un’ora di sciopero. E lo sperdimento
dell’anima non è solo di fronte a tali situazioni ma diventa più in generale
disagio, confusione, dolore innanzi a orrori più universali dove non si
distingue più il nemico né dove si annida il pericolo.
Le poesie si incatenano una all’altra in una narrazione lirica che è accusa
forte e sentita verso l’attuale società globalizzata che non rispetta i diritti
dei deboli, e verso lo sfruttamento degli uomini e di una terra che ha già un
passato di cocenti sconfitte.
E in questo disagio dell’anima, almeno dell’anima sensibile come quella di un
poeta, diventa difficile anche amarsi, se l’attesa di un cambiamento è
condannata alla delusione.
Di Lena alza la sua voce nell’accusa e nella nostalgia, nel dolore per
l’immobilismo di una realtà che si ripete uguale mentre tutto cambia intorno, ma
è dolore che si stempera nel canto della poesia.
In uno stile narrativo solo all’apparenza semplice ma denso di significati,
Di Lena esprime il sentimento che più si conforma al suo animo, la denuncia
sociale e il senso di oppressione esercitato dal Potere che genera
disuguaglianza e mediocrità.
E i versi diventano Pietre e colpiscono il bersaglio.
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