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Il fascicolo n. 90 de "Il Croco" dedica una ventina di pagine alla poetessa veneziana che vive a Mestre, più una alla calzante prefazione di Angelo Lippo ed una mezza all'acuta, amara postfazione di Domenico Defelice.

Il curriculum della Pierdicchi, che pur sarebbe nutrito, per libri di poesie (già come numero che come qualità artistica), per premi e riconoscimenti, recensioni e testi critici, è ridotto all'osso (solo otto righe), quasi a dimostrazione della verità di quanto affermato un giorno dal premio Nobel Octavio Paz, secondo cui un poeta non sta tanto nella sua biografia quanto nella sua produzione letteraria.

Questi Intrecci poetici sono rappresentati, in sostanza, da un poemetto suddiviso in due parti, la prima costituita da dodici composizioni lunghe, senza titolo ("In ricordo") e la seconda costituita fa quarantotto composizioni brevi (o brevissime), anch'esse senza titoli ma raggruppate sotto il titolo di "Briciole".

Nella parte o sezione "In ricordo" (che giustamente Lippo ha definito "fulcro vitale della poetica della Pierdicchi") si snoda una serie di ricordi-rimpianti accorata e struggente ("Il rimpianto di tanti volti | persi durante il tempo"), ove si respira un fascino doloroso ma ammaliante, come raramente è dato di leggere nella poesia italiana contemporanea, pur intrisa, in buona parte, di reminescenze leopardiane o comunque elegiache.

C'è poesia autentica in Laura Pierdicchi. Questi suoi componimenti mi piacciono, e condivido varie cose tra quelle che lei ha detto a Fulvio Castellani rispondendo alle precise domande di una sua intervista apparsa nel settembre 2008 su "Nuova Impronta". Anch'io penso che non ci si possa improvvisare poeti da un giorno all'altro, che occorra studio e fatica, che sia necessario conoscere la storia della letteratura (almeno gli autori più importanti...). Oso aggiungere, per parte mia, che ad una buona riuscita del "lavoro" poetico giova molto anche una buona cultura musicale e una buona cultura pittorica, per non parlare di una buona cultura generale... La Poesia come sintesi delle Arti e conoscenze. Ma forse non è questa l'epoca adatta, data l'estrema parcellizzazione e specializzazione nel campo dello scibile umano.

E che dire del Dubbio che, proprio in quanto esseri umani, ci assilla e ci tormenta? Come si fa a parlare di certezze assolute, granitiche, di fronte allo spettacolo offerto da questa Vita e da questo Mondo? E il problema della Morte? Mi piace lasciare la parola a Laura Pierdicchi: "Forse la morte è meno tragica | della paura costante | forse è lo stesso nulla | quello prima dell'inizio | e tutto | svanisce senza memoria – senza dolore | si riunisce all'illusione cosmica | del nostro passo provvisorio". Eppure l'Autrice, nonostante tutto, non può rinunciare alla propria fragile umanità ... "In questi giorni ti pensavo. || Il tuo volto | all'improvviso mi appariva – | troppo tardi | ora le parole che non ti ho detto | sono bloccate in gola – | le dovrò urlare per superare | il confine che ci separa".

Recensione
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