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Forte
di un'intensa esperienza poetica, Laura Pierdicchi propone ne Il segno dei
giorni dodici racconti. Gradevoli, composte e sentite, le storie si
sviluppano attraverso uno stile piano, ben limato che da subito rivela un non
facile (e poco praticato dalla più parte di scrittori, improvvisato o presunti
tali) lavoro di potatura e snellimento.
Si sa del resto, come la scrittura vera e propria consista nel paziente
esercizio della riscrittura e della revisione, e si sa anche come e quanto sia
complessa questa fase, ove si procede concentricamente, per migliorie
progressive, sino a raggiungere quell'equilibrio e quella linearità che in
qualche modo divengono garanzie di qualità. C'è quindi già un primo elemento
degno di lode, in questo libro. Un elemento che riteniamo doveroso sottolineare.
Ma non è l'unico aspetto positivo. I racconti, infatti, tutti legati dal filo
rosso dell'amore e orientati verso lo scandaglio di problematiche esistenziali,
presentano sempre protagoniste femminili: quasi l'autrice abbia inteso riversare
nelle pagine frammenti diversi di un percorso, abbinando vita vissuta e
invenzione lungo una tessitura che spazia negli ultimi cinquant'anni di storia.
Ciò spiega la sobria partecipazione che s'indovina fra le righe, e che imprime
alle vicende narrate una significativa densità umana.
Ne nasce un'opera varia eppure coerente, che prima alletta il lettore grazie
a una delicata accuratezza formale, e che poi lo seduce in virtù del palpabile
peso specifico di ciascun racconto.
Una lettura che si segnala con piacere e che si consiglia a chiunque desideri
calarsi in coinvolgenti spaccati di vita.
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Recensione |
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