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Il Portale
La scrittrice veneziana Laura Pierdicchi ha recentemente
pubblicato il libro di Poesia che si chiama Il portale. Per chi è intriso
di classicità e di umanesimo, il titolo agita subito nella mente una figurazione
architettonica di maestosità che caratterizza le grandi uscite dai palazzi e più
di tutto dalle chiese, che ha avuto la suprema esaltazione nel Medio Evo,
precisamente nel periodo gotico, con esempi sublimi sia in Italia sia in
Francia, per dire il portale della cattedrale di Reims.
Per chi, al contrario,
vive tuffato nella contemporaneità, l’espressione di portale richiama
immediatamente il web, per l’esattezza la videata elettronica di entrata nei
siti complessi, dotati di tante icone diverse, con una pluralità indeterminata
di opzioni da visionare. Ne deriva che il titolo è studiatamente anfibologico,
perché funziona da richiamo sia di ciò che è stato sia di ciò che è e che
presumibilmente sarà in futuro, come la divinità di Giano, con un doppio e
identico volto rivolto al passato e contemporaneamente al futuro.
In aggiunta
c’è anche la doppiezza del movimento: il portale gotico è l’ornamento
dell’uscita, con la divinità che si affaccia nel suo trionfo sullo spirito del
mondo, che giace ai piedi del maestoso sagrato. Il portale del web è, al
contrario, la password di ingresso verso il viaggio nella realtà virtuale delle
cose. Questo continuo rimbalzo tra lo spirito mondano e l’approdo al di là di
una soglia reale e che conduce nel metafisico ovvero – in alternativa? in
aggiunta? – nel mondo virtuale è una continua partita a tennis intrattenuta
dalla scrittrice dentro il libro: un batti e ribatti, al di là della rete
– dentro la rete o nel web? – tra ciò che è esistenza e ciò che è
essenza, la prima dotata di nascita e di morte, la seconda in chiave
rappresentativa di un’icona che si identifica con un tempo perenne o per lo meno
indefinibile.
L’elemento lirico del libro è affidato all’evocazione sentimentale
della bella figura di Franco, il coniuge scomparso dalla realtà, ma
continuamente richiamato nel canto poetico di Euridice – dicasi Laura Pierdicchi
– che richiama a sé Orfeo, in un continuo gioco delle parti. Il libro si avvale
di un’ampia e illustrativa prefazione curata da Pino Bonanno ed è artisticamente
arricchito dalle illustrazioni pittoriche di K.B. Rossetto.
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Recensione |
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