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L'ultimo libro di Laura Pierdicchi, Il tempo diviso, mette in campo la piena meditata disposizione del poeta a vivere con autenticità e riflessione al di fuori del vincolo di coerenza con il tempo presente, ma piuttosto in un rapporto mentale con icone rappresentative di una pluralità di visioni collocate nella temperie dispersa di tempi e luoghi, con armonico disordine (il dies-videre è la radice etimologica dell'attributo diviso, che qualifica il tempo del poeta): si tratta, per Laura Pierdicchi, non già di una crestomanzia o di una semplice silloge episodica che si aggiunge ai precedenti libri, ma della felice individuazione di una nuova poetica che informa di sé il modo di pensare e di esprimersi del poeta, cioè il contenuto e la forma della sua poesia. È una risposta di scostamento e di scartamento rispetto alla nozione vincente dela contemporaneità che si appiattisce sulla poesia in re, cioè si refica nella sequa degli oggetti che compongono lo spessore del reale, la bava luminosa dei correlativi oggettivi che "traslucidano" sul foglio l'ombra delle cose e lo spessore del mondo. Niente di tutto ciò. Il tempo diviso è locuzione di un pensiero incerto e contraddetto che è fantasma e larva amletica di una nozione complessiva della vita del poeta: è la sicurezza dell'insicurezza, l'ossimoro perfetto, il vigore della debolezza, l'unicità della dispersione, l'essenzialità dell'anfibologia. Va da sé che in un'esplosione tanto grande di mondi possibili, la soglia metafisica sia automaticamente allocata in ogni parte del discorso, tra le pieghe come tra i piani maggiori, in quanto indispensabile categoria mentale dell'omnia mundis, cioè un riferimento anche storicizzato nella mente del poeta, che evoca la divisione del tempo, in cui dio, maiuscolo o minuscolo, sempre aggalla come un Leitmotiv rintronante e canterino, illuminato nella sua splendida e decisiva nullità o assenza. Il tempo diviso è il progetto di un nuovo modo di intendere la poesia, esposto in un organico libro di proiezione in una nozione pluriespressiva d tempi e luoghi, che richiama alla mente il disegno inverso, quello di vivere intensamente nel presente reale, sviluppato da Leopardi, nel canto Il pensiero dominante, in cui è racchiusa tutta la poetica nota come ciclo di Aspasia.

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