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Per tutti coloro che amano e studiano il
teatro contemporaneo, I Teatronauti del Chaos rappresenta un patrimonio
imprescindibile per l’approfondimento della materia e un must
dell’inquadramento socio-visivo degli spettacoli più importanti della scena
sperimentale e postmoderrna italiana. Marco Palladini raccoglie in questo libro
tutta la sua esperienza di critico attento e meticoloso, e offre al lettore la
storia degli spettacoli più importanti degli ultimi decenni illustrandone le
caratteristiche con l’occhio del drammaturgo, regista e performer qual è.
“Colpi di memoria” sono i titoli scelti
scelti dall’autore per i capitoli dedicati agli anni Ottanta, Novanta e al primo
Decennio del Duemila, perché proprio grazie ad essa, alla memoria, il teatro può
perdurare come “teatro evocato, ripensato, rimuginato, rimasticato,
trasfigurato, traslitterato, travisato e delirato”.
Nel corso di questo avvincente viaggio
attraverso il “chaos” della sperimentazione, Palladini, come Odisseo, svela le
ombre e le impressioni dei teatronauti che hanno navigato di fronte ai suoi
occhi. Narra fatti, scene e armonie di momenti svaniti ed estinti nel passato, a
cui la sua attenzione può ricomporre una forma e fissarla sul foglio.
Il volume è diviso in otto capitoli e
corredato da circa una quarantina di foto a colori e in bianco e nero, di cui
alcune veramente assai difficili da reperire, come quella che illustra il
secondo passaggio di Sade: opus contra naturam di Enrico Frattaroli del
2007, con la sagoma appesa di Galliano Mariani nei panni del riottoso pretino.
Il libro consta anche di due ottimi Indici: quello dei nomi e delle compagnie e
quello degli spettacoli e dei testi teatrali.
Palladini non si limita a de-scrivere
l’opera teatrale: entra sulla scena da regista e ripropone al lettore il suo
spettacolo memoriale, puntigliosamente relazionato e oggettivato, e lo serve
alle memorie rammaricate di non essere state presenti in quel teatro. Lo stile
è scorrevole, chiaro, ricco di riferimenti classici.
I Teatronauti del Chaos è un contributo
generoso per tutti i «teatrofiliaci» e «teatrodipendenti» degli ultimi decenni,
che con il reportage dell’autore possono recuperare e apprezzare molti hic et
nunc italiani, altrimenti destinati all’oblìo.
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Recensione |
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