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Anticlimax
Il
senso della vita in un fiore senza nome
Ricordi a brandelli e
ossessione di esistere. Nel duplice dramma Luca Canali ha sempre convissuto con
la propria esaltante consapevolezza di essere un testimone in perenne viaggio. Capace di
attraversare la violenza brutale del mondo contemporaneo e di descrivere da
sapiente navigatore anche l`universo degli antichi Romani. Imbattendosi costantemente nel
mostro orrendo della morte da sconfiggere o narcotizzare tramite una lucida
autoironia.
Con questa visione
materialistica del procedere l`autore, classe 1925, che esordì in versi nel
1959, giunge ora con leggerezza di scrittura alla silloge
Anticlimax nel
quotidiano tentativo di trovare un equilibrio fra realtà alienante e lucida
follia. Traccia dopo traccia Canali descrive le diverse trasformazioni,
condannato a dolore, angoscia,
infelicità, deperibile essenza, universale corruzione, decomposizione imminente.
Non a caso il titolo stesso del volume richiama a una discesa verso la
fine del cammino, poiché
anticlimax, o gradazione negativa, è una figura retorica che consiste proprio in
una sequela di termini o locuzioni con susseguirsi d`intensità, che
diminuisce gradualmente di
forza, passando dalle circostanze nobili a quelle più triviali, dalla vitalità
più sfrenata allo stato parassitario di ameba.
Divisa in cinque sezioni, la
raccolta conduce sul confine tra luce e tenebre, tra fiaba e baratro, tra
germogli ed epifanie dell`imminente fine del tutto, oltre il quale vi è solo il
tempus aeternum
del nulla. Il primo movimento è costituito dal poemetto in 29 testi
Un`allegra disperazione,
con la filosofica scelta di un ossimoro a significare il tutto e il suo
contrario, ove nella lizza si
contrappongono la goccia della salute alla livida immobilità da sindrome
depressiva della gutta insaniae,
la goccia della follia.
Seguono
Ultimi versi agli uomini,
l`erotismo spinto di Le amanti, Personaggi,
animali, piante e in conclusione
E per finire.
In ogni caso, appare ovvio che
il Canali poeta subisca di necessità l`attività di acuto traduttore degli autori
latini, da Virgilio a Catullo, da Tibullo a Ovidio e Properzio: il suo è un occhio moltiplicato, la
somma dei prediletti antichi che va a (con)fondersi in un passaggio di flebo e
lenzuola da una clinica all`altra. Così le sue donne si chiamano Corinna,
Fulvia, Domitilla, Marzia,
Drusilla, Tiziana, Eloisa, mentre è conscio che «Il senso estremo della vita è
nella / parola autentica, nel/ fiore casuale senza nome, / nell`occhio interrogativo del gatto, /
nell`effimero lampo d`intelletto / fra il buio d`una mente ottusa / dal suo
irreversibile handicap». In attesa del risveglio terribile dopo una notte tremenda, alla luce tagliente
del giorno.
Passaggi
Nelle sue opere si ritrovano
la violenza brutale del mondo
contemporaneo e l`universo
degli antichi Romani
26/05/2014
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Recensione |
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