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Fellini, el amor brujo
Sul set Federico Fellini amava circondarsi di amici e con il libro
Fellini, el amor brujo di Graziella Atzori (Edizioni del Leone) anche noi
entriamo a curiosare nei teatri di posa – in particolare nello studio 15 – lo
studio reso famoso dal regista. L’autrice riesce in poche righe a trasmetterci
le sue emozioni, a rievocare l’atmosfera, “la buona energia” che lei ha
percepito accanto alla magica figura del maestro.
È stata una sua
lettera, piena di coraggio e di “fede”, a metterla in contatto con lui, una
lettera esemplare per la sua sincerità ed è nata una grande amicizia, perché
Federico Fellini, ad una lettera così ha voluto rispondere e, naturalmente, ha
voluto conoscerne l’autrice e per questa ragazza ricca di intelligenza e
sensibilità si è aperto un universo di sapienza e ispirazione.
L’Atzori
continua poi ad annotare nel suo zibaldone la passione per la lettura. Il
mondo libro, avverte l’autrice, “è specchio di sé”, in un vero libro ci
siamo anche noi, dentro c’è anche la nostra storia. E ci parla dei libri
particolarmente amati: “I Fiori del male” di Baudelaire, i “Sonetti a
Orfeo” di Rilke, le “Canne al vento” della Deledda che raccontano la
sua origine e la terra del padre scomparso prematuramente.
Ancora una volta la scrittrice usa una lettera per rivolgersi a Fabrizio
de Andrè, come pure a Marisa Madieri – la delicata scrittrice de la “Radura”
– lettere che cercano di stabilire un contatto con il mondo da loro evocato
e cantato, un tentativo di avvicinarsi a quell’”Altrove” che Graziella Atzori
continua a cercare in ogni suo scritto, nei racconti, nelle “Fiabe della
speranza” e soprattutto nelle sue poesie.
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Recensione |
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