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Il
percorso di vita si manifesta sempre nella sua unicità, mentre il tempo, per
Laura Pierdicchi, è diviso in "azione e riposo": nel teatro dell'esistenza,
infatti, assommiamo, alla luce del giorno, impegni, lavoro, energie sprecate;
poi "la notte si corica adagio – | sprovveduta la coscienza | esce nuda al
nostro cospetto" e, dal contrasto tra azione e riposo, tra giorno e notte, tra
"gesti esposti" e "ristoro", scaturiscono riflessione, pacatezza, pensiero
creativo. Così l'autrice circoscrive il titolo nell'ultima poesia d'una silloge
di tutto rispetto, che si dipana nitida e organica lungo i tracciati dei versi,
scaturiti tra immaginazione, realtà, sogno, memoria, sapienza.
Nelle liriche le immagini balzano spesso alla mente dell'autrice per analogia
o per contrasto: lo si avverte per una corrispondenza quasi sincronica tra la
calura d'una notte estiva – che scioglie in rivoli di sudore – e le idee che si
fanno perle in fronte o rugiada nel pensiero; lo si tocca con mano nel contrasto
tra la quiete della sera marina, il canto d'acqua e "l'arsura dell'urlo in gola"
per tutti coloro che soffrono la sete o che godono "solo sciacquio di sangue |
sotto il fuoco" incrociato delle guerre lontane; lo si nota in descrizioni di
paesaggi inanimati, dal profilo nitido e fermo, in netto contrasto con la
creatività e la mobilità del pensiero o nel rapporto tra la fugacità della vita
e l'eternità, tra il peso della gravità e l'aprirsi della porta dell'ignoto, tra
il ragore della vita e il silenzio che sprona a meditare: tutti "squilibri dei
poli antagonisti", cme vengono definiti dalla stessa autrice.
Oltre a queste forti contrapposizioni e al di là delle avvincenti connessioni
tra esterirità ed interiorità, l'ordito tematico delle poesie di Laura
Pierdicchi investe l'amore, anch'esso sofferto, ma costantemente presente, ricco
di forza e di fascino; asseconda la creatività della poesia che riesce a
"raccogliere | primizie tra la cenere"; riconosce pressante la solitudine, forse
forzata, ma costellata di nostalgia; ricompone la forza di paesaggi, descritti
con poche, incisive parole; fa riemergere il richiamo a una fede solo accennata,
ma inconsciamente salda; ripropone il rapporto tra passato e presente nel
"distacco dalle radici", strette (come "i primi passi | e il giorni tutti della
vecchia dimora") "nel cavo delle mani".
Pur essendo quasi completamente assenti punteggiatura, ricerca metrica,
struttura strofica, efficace risulta ugualmente il calcolo della sosta e della
ripresa del pensiero, attraverso l'interruzione mirata del verso e l'uso della
lineetta.
Molto evidenti le capacità di sintesi e la stringente espressività della
parola, in cenni di lirismo intellettuale dal respiro avvolgente e in sapienti
ricorsi a componenti metaforiche e simboliche e ad altre figure retoriche di
rilievo.
Poesia, quindi, impegnata, intensa, decisa e disinvolta, cui porre certamente
attenzione nel panorama della letteratura contemporanea.
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Recensione |
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