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Scrittore ben noto nell'ambito del panorama letterario contemporaneo, autore di numerose sillogi poetiche, sempre positivamente valutate a livello nazionale, pubblicista, critico, collaboratore di varie riviste, Giovanni Chiellino ci presenta ora una nuova, corposa raccolta di poesie, che riesce a destare nel lettore interesse e suggestione.

Il titolo è ricavato dalla poesia di pag. 55, poesia che già delinea i tratti essenziali della scrittura di quest'autore, attento a riferimenti descrittivi ma anche intimista, ricco d'immagini creative ma anche di riflessioni pacate, vivace osservatore della natura ma anche indagatore dell'essenza umana e della sua complessità. La poesia è densa di quesiti che danno origine a tentativi di risposte personali, è intrisa di sentimenti che recano intense vibrazioni all'animo umano, di ricordi che palpitano nell'ora che affascinai poeti, "un'ora di confine, un'agonia | che si distende tra la veglia e il sonno", alla luce del crepuscolo marino (Luce crepuscolare).

Il mare viene spesso citato nelle liriche di Chiellino, quel mare a volte "materno" e dal "leggiadro suono", che spinge il vento ad accarezzare "i riccioli ribelli" della nipote Carmen; mare che assiste spesso al volo nostalgico e tenero dei gabbiani sulle onde e racchiude in sé non solo tracce di vita ma anche segni di morte; mare denso di fascino e specchio di memorie che vanno e vengono nella mente del poeta, inesorabilmente, come flutti in movimento.

Anche la luce è uno dei tocchi lirici più affascinanti nella poesia di Chiellino: la luce, come abbiamo visto, del crepuscolo che invita a pensare e a interrogare l'essere umano, ma anche quella "oscillante" del tramonto, quando "il giorno si dispone all'abbandono e "l'anima vibra tra la sera e l'alba", mentre attende "il passo di un ritorno"; la luce dell'aurora, di un' "aurora lontana", una "sfera gravida di luce, | pupilla creativa. La fronte di Dio | sul palmo della mano'; la luce del mezzogiorno che "s'accende | dentro, nel profondo. L'anima vibra, franano i silenzi | ( ... ) Invade vicoli e case, | brucia le ombre" (Luce del mezzogiorno); e perfino la luce della notte, quando "il silenzio lunare | scivola sull'onda | e ne avvolge la voce" (Il golfo di Squillate). E ogni piccola traccia di questa luce riporta il poeta alla contemplazione della Bellezza e, di rimando, a Colui che l'ha creata, al Volto di Dio che, "oltre il volo solitario del nibbio | oltrepassati i quadranti del tempo" , noi ritroveremo "nella luce" (oltre i1 volo del nibbio).

Sono solo cenni quelli che riguardano Dio, ma cenni ripetuti e costanti, cenni che riconsegnano le tracce stesse della natura e dell'intimità dell'uomo a Colui che consente persino di sostenere la mente del poeta e d'intingere la sua penna nell'unico inchiostro che possa concedere di guidarne e di fissarne le parole ispirate.

L'amore, la bellezza femminile, l'assenza dell'amata, la sua attesa, la sua perenne presenza nel ricordo, il viaggio, il fiume e il porto come metafore della vita, tutto contribuisce a fare della poesia di Giovanni Chiellino un canto robusto, denso e compatto per un'inesausta esplorazione della vita e una paziente attesa dell'oltre.

Strutturalmente si alternano versi endecasillabi, settenari, quinari a unità metriche libere. Il fraseggio è spesso paratattico e l'uso di frasi nominali rende maggiormente incisive le idee e la loro reale espressività (si veda Auschwitz). L'anafora, poi, rende più intensa la forza colloquiale e dialogica dei versi. Il ricorso a componenti metaforiche e simboliche è operato dell'autore in maniera immediata e trasparente, nel rispetto dell'orizzonte etico e nella complessiva eleganza formale.

Molte sarebbero le poesie da analizzare singolarmente, ma lo spazio ci è nemico.

Particolareggiate e profonde la prefazione di Eraldo Garello e la postfazione di Pierantonio Milone.

Recensione
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