Il poemetto affronta il tema drammatico di chi, nel pieno vigore della vita,
sta per morire e muore, e delle relative conseguenze-reazioni in chi rimane
vivo.
L'Autrice,
infatti, se in quel reparto d'ospedale – dove c'è "odore di morte" – rimane
colpita per "l'incerto domani" di quella cara, giovane donna che "Con sicurezza
del cuore sano | e i forti polpacci camminava spedita | di curva in curva dal
monte alla pianura"; così rimane altrettanto male per la morte del suo
professore di francese "sempre elegante", "dal dignitoso passo | fiero e gentile
| dall'acume del (tuo) dire".
E cosa dire dinanzi alla morte inaspettata ed improvvisa del suo amato?
Sembra di vederlo, dice, in quei "raggi tra le foglie" che paiono "annullare il
distacco per ritrovarti"; mentre, altre volte, dice: "il tuo volto nitido | per
un momento | risale dal fondo" del mare che era "il tuo elemento". E aggiunge:
"Ora anch'io sposo il tuo mare | quale punto d'incontro diverso | emozione di un
prezioso ricordo".
A volte, pensandolo intensamente, le sembra di sentire il suo respiro.
"Precisa la tua voce | ogni tanto mi ritorna | ... || mi prende allora un vuoto
| una nostalgia - | avevo pregato il tempo | di darmi la gioia di vederti... ||
si è fermato prima". E la malinconia "macigno invisibile | mi costringe inerme |
pregna di nostalgici ricordi || altra faccia della morte || mi spegne dentro |
mentre fingo di vivere". E ripensa al suo lui che reggeva "il cielo con le
mani", al suo amore "propulsione | l'urto che attiva l'essere" all'entusiasmo;
al loro primo incontro col "profumo dei tigli": "Io e te | unica immagine || io
e te | unico scopo".
Ora lei, qualche volta, copre gli specchi per restare chiusa in se stessa;
altre volte si specchia "Per non perdere la mia compagnia". E legge poesie
"viatico dell'anima". "La stella che vedo stasera | non esiste più | è spenta da
tanti anni luce ||| ma nell'illusione del cielo | sento i brividi | per tanto
splendore".
Poesia incisiva, affascinante, nella sua potente drammaticità.
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