Come sono messe le lampade
Giampietro Tonon per la Libraria Padovana Editrice e Alfredo de Palchi per la
Chelsea Edition di New York hanno avviato da qualche anno la collana
promozionale “Donne in poesia” diretta da Elisa Davoglio, completamente gratuita
e riservata a giovani poetesse meritevoli di un’attenzione particolare, con lo
scopo di segnalarle all’attenzione dei critici, delle riviste letterarie e delle
case editrici.
Fra le moltissime proposte quest’anno la scelta è si è fermata sulle
poetesse Marta Biuso e Maria Leonardi, entrambe di Roma. Scegliere fra
moltissime proposte è sempre difficile, ma il risultato è comunque apprezzabile,
perché le due autrici, diverse per linguaggio e temperamento esprimono entrambe
un profondo disagio esistenziale, che si evidenzia in un linguaggio estroverso
in Marta Biuso (Come sono messe le lampade) e introverso in Maria
Leonardi (C’è qualcosa nel dolore degli altri).
Eppure se un filo, neppure tanto invisibile le unisce, è la capacità di
usare la parola non tanto come strumento ma come necessità profonda dell’animo.
E le parole non sono mai banali, come quando la Biuso non sa “che fare di questi
dieci anni | metterli in un libro a seccare, un libro o un dizionario | che
anche se dieci anni ti macchiano le pagine | non importa, tanto è il tempo che
corregge le parole”; o la Leonardi che timidamente fa eco “al mare non serve una
mia rotta | al riparo da quella immensità | qualsiasi naufragio si disfa”.
Eppure una sgrana gli occhi sulla realtà che la circonda e tenta disperatamente
di ingabbiarla o quantomeno di circoscriverla e renderla vivibile, mentre
l’altra se la succhia dentro, quasi a introiettarla e digerirla, “tranne
trovarti pungente briciola | in qualche angolo della mia pelle”.
Naturalmente per poter esprimere un giudizio più articolato non è
sufficiente un mannello di versi, che per quanto significativi e indicativi di
una scrittura che va ben al di là dell’esperimento e rivela una perizia e
precisione nella scelta della parola, non può comunque fornire un quadro
completo della personalità del suo autore.
Resta comunque il fatto che Marta Biuso e Maria Leonardi con queste smilze
plaquettes ci hanno consegnato la traccia di un percorso che ha come orizzonte
la sublimazione del vissuto e della parola che lo interpreta.
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