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Poesia. C’è
un tratto incisivo nella poetica della Pierdicchi, fedele a un suo trentennale
percorso: la ricordiamo agli esordi con
‘Noi
che siamo’
(1979) e particolarmente coi successivi Neumi (1983)
–
un tratto che sembra essere evidenziato dal carattere tipografico (arial) della
raccolta. La confluenza di fattori, tutti di matrice originaria
–
realtà
quotidiana e lirismo essenziale
–
produce risultati già
rilevabili nel primo testo: ‘e
m’inoltro
| nel pensiero rugiada | oltre.’
Ciò
non fa diminuire la trasparenza del verso, ma anzi, in più
casi la esalta, proiettando il senso in un’area
metafisica: ‘I
chiusi pomeriggi aprivano | all’infinito’
(p. 41). È
l’oltre,
fuori dell’opaca
materia, a generare ‘una
scintilla oltre la carne’
(p. 70).
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Recensione |
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