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Oltre

Poesia. È praticamente impossibile, nel caso dell’autrice, non notare la forma, che viene riproposta come segno verbale nella raccolta: e può essere assoluta, vaga, nuova o invisibile. Ma in realtà questa forma la si riconosce proprio nell’aspetto visivo e nel suo condensarsi attraverso il linguaggio in compatte unità semantiche. Ciò ovviamente nulla toglie, semmai aggiunge, al significato, che resta sempre l’oggetto primario cui affidarsi.

L’assenza, dovuta alla scomparsa fisica, si rifonde nitidamente nei versi, e in effetti istituisce una metafisica diversificata, che pur avendo connessioni di carattere cosmico non è definibile come cosmica. Sembra così che ogni abbandono lirico sia precluso in favore dell’ineffabile, che va proprio oltre il fatto poetico, e tuttavia lo coinvolge con pienezza espressiva: “Mi resta solo la sera | che si confonde in contorni di mistero”.

Dunque una poetica protesa a decifrare un ordine che produce “una logica da interpretare”. In fondo è la stessa condizione della poesia: tra l’altro qui fanno da ‘intermezzo’ versi della Dickinson, e verrebbe da proporre un paragone fra due stili che presentano alcune affinità.

Recensione
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