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E-Marginati
Quando la poesia
dipinge nascono "ritratti" che nulla hanno da invidiare alla pittura. Questa
silloge di Anna Maria Guidi è una "galleria d'arte", ma al posto dei "quadri" ci
sono esseri in carne ed ossa che percepiamo con tutti i sensi. E ci sentiamo
invasi dalla loro sorte, dal loro essere fuori, "E-marginati", ridotti a
scampoli di vita, sì che ne proviamo com-passione.
La descrizione dei loro
tratti psico-somatici è così precisa, incisiva, concreta da restituirci di
ognuno l'intera persona in corpo e anima, con un accentuato realismo da
trompe l'oeil, che li ri-trae, fuori dal non-luogo in cui sono
confinati, nel versante poetico, dove essi sono un'umanità grondante di
abbandono e di solitudine, stretti in un grido di dolore taciuto, nella loro
silenziosa richiesta d'amore e di aiuto. Questi umiliati e offesi, crocifissi
dal silenzio e dall'indifferenza, hanno la consolazione dello sguardo pietoso
della Guidi, che li restituisce all'esistenza traendoli dall'oblio e
consegnandoli alla poesia, la quale li riscatta in testi che li nominano uno per
uno e sono la loro denuncia e testimonianza. Perché essi vi parlano con la voce
dell'Autrice. E il lettore, che conosce questa condizione dis-umana, non
può che lasciarsi coinvolgere emotivamente da tanto amara rappresentazione, resa
con linguaggio tanto figurato quanto concreto, scultoreo e inventivo, intriso di
pathos e di sanguigno furore.
Non manca in
questa silloge l'invettiva contro la società globalizzata, in cui viene meno la
comunicazione interpersonale a vantaggio di quella mediata dai mezzi tecnologici
sempre più sofisticati e dove l'uomo finisce per restare ingabbiato nel
labirinto virtuale. Ed ecco che di fronte al pericolo rappresentato dalla
tecnica che consente all'uomo di estendere e imporre la propria egemonia sulle
cose manipolandole, asservendole, stravolgendone la natura e il fine originario
per cui sono state create, l'accenno, alla fine della silloge, alla
Gelassenheit heideggeriana, è l'indicazione della via da seguire per evitare
di con-cedersi "al varco senza scampo / del limite postremo"; è l' atteggiamento
speculativo di fronte alla realtà: «l'abbandono» e il raccoglimento che
lascia-essere gli enti, le cose così come sono, senza trasgredire e
modificare l'ordine in cui sono state costituite e collocate. E qui, il
riferimento va oltre gli enti materiali, nella direzione dello spirito, la cui
assenza a causa della meccanizzazione del nostro intimo ci fa pendere
sull'abisso confinandoci tutti al "margine" della vita, in prossimità di quel
"varco senza scampo", ossia della morte, che tuttavia, per Heidegger, può
liberare l'uomo se egli si abbandona agli enti e rinunciando al boomerang
del "progresso" tecnologico si apre al mistero della verità dell'Essere e
alla possibilità di approdare, attraverso il progetto dell'essere-per-la
morte, a una vita più autentica, che, per la Guidi, significa sottrarsi al
destino di E-marginati, rendere l'uomo "innamorato d'eterno".
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Recensione |
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