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"Sapienziale" è termine crociano, che conserva una sua validità a 56 anni dalla morte del maestro, e penso si possa applicare alla poesia di Laura Pierdicchi. Infatti l'aspetto più interessante e significativo di quest'ultima opera poetica di Laura Pierdicchi è costituito dallo châssis concettuale che viene trasmesso al lettore con moduli espressivi molto aderenti al "contenuto". Risulta attenuato il senso della temporalità più accentuatamente presente in opere precedenti, ridotto per lo più alla temporalità soggettiva.

Lo stesso titolo, Il tempo diviso, denota non tanto una varietà di funzioni temporali quanto la funzionalità dell'esistente di definire "per sé" la specifica modalità della temporalità, una temporalità costituita dalla memoria, soggettiva, però non individuale. C'è sempre infatti nella poesia di Laura una tendenza ad universalizzare i concetti e le situazioni così da indurre il lettore a ritrovare condizioni e circostanze diverse. Si accentua invece la condizione spaziale come indicazione dell'Essere-nel-mondo, precisamente l'heideggariano In der Welt sein. Sono estremamente significativi i versi che aprono la lirica a p. 31: "La sua giovinezza consumava | un riservato passo che mai | oltrepassava i limiti del possibile". "Il possibile". Una categoria che dimensiona e caratterizza l'umano, e che Laura Pierdicchi indica come elemento determinante la scansione del "passo" cioè l'unità di misura della temporalità. E circoscrivere il possibile stabilendo il confine della temporalità significa segnare l'intersezione tra il tempo e lo spazio. Forse il testo ancora più significativo è quello a p. 17, dove "l'andamento inquieto della carena" rappresenta efficacemente l'inquietudine dell'andare nella precarietà del tempo che col suo procedere ci consuma, ma quando si situa "tra il gorgoglio | del verde – talvolta blu | oppure grigio | quello che tende al nero" dove il cromatismo è denso di significati.

E la precarietà del tempo si conferma nell'inquieta incertezza della partenza, i "dondolii primari". E poi subito l'acquisizione del senso dello spazio, annunciata in apertura, nella prima strofa, con la logica dei colori e il risvolto animosamente psicologico del grigio "che tende al nero", che non è più un colore, ma uno stato d'animo. E allora in questo contesto spaziale, che si conferma e si consolida col senso del tatto ("il salso mi stuzzica"), che conferma la visione ("la luna inmargente il mare") determina il ritorno allo stato d'animo, alla psiche. "Cominciare – ricominciare" è un contrassegno preciso.

Recensione
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