| |
Dopo la lettura della silloge poetica di Laura Pierdicchi, Mai più lieve,
mi è venuta la constatazione che "soltanto da un limite di nulla e di morte può
ormai parlare la poesia, che è un'utopia, che è superflua, che non trova più
significazione o giustificazione per l'immaginazione, ma proprio di lì, dalla
morte dei valori più autenticamente umani, la sua voce può contrapporsi alle
menzogne dei linguaggi della contemporaneità, alle loro false premesse, al
trionfalismo".
Fine o immondezzaio di valori umani vedono gli autentici esecutori di cose
scritte: Laura Pierdicchi, con una sua presa di coscienza culturale, più di vita
che di accademia, espressa con la poesia, osserva e ripete in sogno questa
nostra fase di storia. Che è di «gravi lesioni | ferite | attriti | perplessità
| scontenti». Per questo in lei, come in tantissimi immessi nel corso
dell'espressione, si accendono fuochi poetici che, il più delle volte, assurgono
ad una scrittura o contenuto dove l'altezza linguistica ha un suo avviamento. E
conquistano – come si diceva un tempo – i suoi spazi poetici a doppia
disposizione nel mezzo, che è la pagina. Una tecnica? Ci sono testi, in questo
libro (tecnicamente l'avrei visto in modo diverso), che indugiano ad una purezza
elegiaca o neoelegiaca. In "Ora non più", infatti, si riaccende o si scarica il
memoriale del poeta e da osservazioni a terre profonde ed acque immobili
rinasce l'immagine o il simulacro del padre: «...e tu padre rinasci vita
sommersa | grembo primordiale.». Con una sottolineatura di carattere tipografico,
che ha un significato che sa di richiamo, di evocazione. Poi l'icasticità della
comunicazione, con i versi nitidi: «Padre risorgi | E i tuoi occhi chiari
traspaiono più del celeste | specchia di cielo | in questa atmosfera di poster
gigante...». E pare tutto ciò un tributo, che sa fare deve fare un figlio al
padre, anche quando non ha nel petto canne melodiche.
Vividi altri spazi poetici della silloge e sempre condotti con questa tecnica
di caratteri normali e corsivi. Perché Laura Pierdicchi vuole precisare,
sottolineare la sua comunicazione al lettore. E sono tentato ancora da un'altra
parte poetica, dalle uscite liricistiche, che Laura costruisce con
sottolineatura: «Anche tu che uno sprazzo avevi aperto | lasciando illuso spazio
alla speranza | anche tu le reti a riva senza rumore | con fermezza stai
tirando. | Non sai che ho lasciato il mare | quando la rete ha penetrato
l'acqua». E poi la scrittura tonda, come più piana, dipendente dalla prima:
«Così l'inizio di ogni giorno uguale | così l'amarezza una notte |
lunghissima ha da scontare. | Il disagio segue a pupille accese | spina fra
rovi, diversità in difetto...». E possono benissimo indovinarsi gli orientamenti
del dettato poetico della Pierdicchi. Macerazioni di passati, che rivisitano una
sua nuova vita. Così la poesia insorge e riprende il vissuto per contrapporlo al
presente per un bilancio di equilibrio in mezzo alla folla babelica della
società dalle case di vetro.
Ma se questa è la mia lettura, ricolta in generale all'opera per estrarne
scrittura e stile, un po', lo sottolineo, altra lettura di mie impressioni va
qui partecipata: ed è rivoltà a certi conati cui va incontro l'autrice nello
scrivere poesie. Mi pare d'incontrarmi con tratti poetici che ancora rimangono
carichi di quella descrittività derivante da una ondata culturale comune, oppure
vuole essere ciò un verso, una satira al linguaggio che influenza si acchiappa
dalla stampa e dalla televisione o dai luoghi che risuonano nei conversari dei
comuni oratori.
Da osservare, infine, che il libro contiene tesi che aprono riprese
metafisiche ed è dove il senso della fede risorge o insorge: «Non è il pianto
Signore. E' la vita. Il mio completamento» e non si fonde, nella dirittura etica
dell'autrice, con la concretezza sinistra o, ancora, con il materialismo.
Io ho sempre osservato negli scrittori di area veneta, grandi e minori,
uscite decadentistiche; da un lato il discorso gnomico, dall'altro il
concretismo, il duello spirito e materia, la fede e la negazione di questa.
Per finire questa parte del mio intervento, concludo dicendo che l'autrice
Pierdicchi trova, sia nella tematica che predilige come nello strumento
linguistico, un suo equilibrato processo.
| |
![](/img/ur.gif) |
Recensione |
|