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I fantasmi della gipsoteca

La pubblicazione dal titolo I fantasmi della gipsoteca, dedicata ad Antonio Canova da Paolo Ruffilli ed edita da Biblioteca dei Leoni, risulta incentrata su una sceneggiatura che l’autore ha scritto alla fine degli anni Settanta per un documentario della RAI e che, per varie vicende, è rimasta inedita sino all’edizione del presente volume.

Ruffilli ha ricostruito e radunato, accanto alla sua sceneggiatura, anche la vita, il metodo di lavoro, il censimento delle sculture, la bibliografia e alcuni giudizi su Canova. Inoltre, l’elegante edizione è corredata di immagini in bianco e nero del fotografo Mimmo Jodice.

Come sosteneva Auguste Rodin, «le statue di Canova sono l’eterna primavera dei sensi e della passione», e lo stesso Ruffilli, nella Presentazione de I fantasmi della gipsoteca, parla di «una grazia che attraverso il controllo della ragione trasforma gli aspetti sensuali del desiderio in una idealità capace di dare durata eterna all’acme della passione.».

Sandro Bolchi nella Prefazione, la cui stesura risale al 1981, sottolinea il valore del contributo dato da Ruffilli all’interpretazione dell’opera di Canova, soprattutto per la chiarezza con cui ha avvicinato anche lo spettatore meno preparato. Egli ammette: «È stato infatti una rivelazione il temperamento romantico di Canova che Ruffilli ci ha fatto scoprire» … «per Canova, il neoclassicismo è solo un’occasione propizia per mantenere in equilibrio il suo temperamento passionale».

Nella sceneggiatura attraverso il dialogo tra il custode della gipsoteca (ovvero la casa natale dello scultore) e una ragazza impegnata in una ricerca (consigliata dal nonno, che nell’arte vede una possibilità di conoscenza razionale della realtà) si abbattono luoghi comuni e pregiudizi, ovvero quelle «ingiuste accuse di freddezza e di distacco rovesciate addosso allo scultore nel corso del tempo. Dopo il grande successo in vita infatti l’opinione dei più era andata declinando verso l’ostracismo, per effetto anche dell’involuzione che il neoclassicismo aveva preso nella copia di maniera dei modelli classici» (Sandro Bolchi).

Con abile strategia narrativa, e attraverso la sensibilità di visione che è propria del poeta, Paolo Ruffilli ha scelto alcuni dettagli come, per fare solo qualche esempio, il pino marittimo piantato dallo stesso Canova, o il ritratto dell’artista eseguito dal pittore Thomas Lawrence, o le vicende relative alle sue spoglie mortali.

Dalla biografia veniamo a sapere anche della perdita del padre e dell’abbandono che lo scultore ha subito da bambino da parte della madre, che rivedrà addirittura trent’anni dopo, fatti che di certo non potevano non lasciare un segno indelebile in un animo sensibile come quello di Antonio Canova.

Antonio, genio che in origine era stato un umile scalpellino, nonostante i tanti successi raccolti in vita, rimase ancorato alle sue radici, incapace di odiare e molto attento alle esigenze degli altri (artisti o persone comuni che fossero).

Era così grande la passione che nutriva per la sua arte (non poche furono, infatti, le gelosie dei colleghi), che si procurò, con l’utilizzo del trapano, addirittura una deformazione delle costole di destra, correlata poi ai gravi problemi allo stomaco che lo tormentarono fino alla fine dei suoi giorni.

Paolo Ruffilli ci fa notare che, di alcune opere in marmo andate perdute o distrutte, esiste oramai soltanto il modello di gesso che, giustamente, viene considerato anch’esso come un capolavoro e pezzo unico. Inoltre, alcune statue possedevano in origine una colorazione che voleva imitare la pelle naturale, ottenuta con uno strato di cera o con l’acqua sporca dell’arrotamento degli strumenti di metallo, colorazione non di rado poi scomparsa a causa di restauri impropri.

I fantasmi della gipsoteca confermano quell’impronta colloquiale che caratterizza la scrittura di Paolo Ruffilli e che ne costituisce uno dei maggiori punti di forza.

Senza mai sminuire l’importanza dell’argomento trattato, egli riesce sempre a mantenere desta l’attenzione del lettore, il quale, giunto all’ultima pagina, ne cerca ancora una, subito deluso dalla sua assenza.

Recensione
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