Poesia dell'amore e del ricordo
Non conoscevo questa poetessa veneta che ha pubblicato varie sillogi fin dal
1979, ottenendo premi e riconoscimenti. Grazie a Domenico Defelice che mi ha
inviato "Il Croco" (Febbraio 2010), ho lotto con interesse e viva partecipazione
Intrecci (divisa in "In ricordo" e "Briciole") di Laura Pierdicchi che è
nata a Venezia nel 1946, ma vive a Mestre. Queste due città sono a me care per i
miei ricordi giovanili ed avventure amorose allorché prestavo il servizio
militare a Trieste mezzo secolo fa.
Premetto
che questa poesia è piuttosto pessimistica: parte dalle immagini luminose ed
accattivanti del paesaggio per poi raggiungere i tristi lacerti del ricordo
nelle forre della memoria. Dotata di una preziosa fantasia, Laura Pierdicchi
evoca l'incanto dei giorni e delle stagioni tramite immagini metaforiche che si
susseguono nel rimpianto dei molti volti che si son susseguiti nel percorso
della sua esistenza: "Forse la morte è meno tragica | della paura costante".
Spesso la tristezza vince le emozioni amorose che si perdono e disperdono nel
corridoio di un ospedale. L'immagine della persona amata torna spesso
nell'autocoscienza della poetessa e produce vibrazioni di nostalgia e di
abbandono, di rimpianto senza rassegnazione: "Sonora elegante | anche se i
vestiti | erano pane della storia'. Ora il silenzio della sua assenza provoca un
vuoto indelebile che la poetessa non riesce a colmare nella precarietà della
vita, nell'incertezza del domani. Questo silenzio provoca la solitudine e la
malinconia, ma è più eloquente delle tombe dei defunti. Cosicché la poesia
diventa catarsi, emancipazione, rinascita ad una nuova vita.
Se si scegliessero e meditassero gli stralci poetici che si riferiscono al
canto della bellezza della natura ("il sole baciava il papavero a il grano"), si
rinvenirebbe in questa poetica l'evocazione del vero amore, quello che non muore
mai e la catarsi lirica sarebbe più evidente nei risvolti paesaggistici e nella
coscienza di un passato luminoso che conduce al sentiero della libertà. Solo
allora l'odore della salsedine del mare sulla battigia farebbe ammirare con più
attenzione i voli dei gabbiani innamorati e le atmosfere esotiche di lidi
utopici. La tristezza, però, domina le immagini paesaggistiche che hanno un loro
incanto, un loro mistero, una loro sublimazione: "Brillava la luce | del primo
incontro | in quella tiepida sera | al profumo dei tigli | e già pensavi
alla vita | che ti premeva...".
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