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L'attesa perlata di stelle e rugiada
Marisa ha ragione: gli occhi di un bimbo di dieci mesi possono essere tanto limpidi e
puri da rispecchiare nel loro azzurro tutta la bellezza del cielo. Ma Alessandro
non compie dieci mesi, compie dieci lune - e con ciò la sua esistenza si sposta
da una normale dimensione cronologica, dal calendario, per dir così, ad una
dimensione astrale e cosmica, nella quale la mantengono le poesie di questa
breve raccolta a lui dedicata dall'amore della nonna. Il complemento di
specificazione è importante, perché si tratta di una specie d'amore
inconfondibile con qualsiasi altro, in quanto legato ad una esperienza non solo
- come tutte le esperienze sentimentali - personalmente, ma anche tipicamente
unica.
Mi spiego.
Nell'ordine naturale delle cose la madre partorisce i suoi figli, li nutre e
alleva finché non sono in grado di bastare a se stessi e, giunto il momento, di
concepire e partorire - le femmine - e a loro volta allevare altri figli, ogni
generazione limitandosi a provvedere alla successiva. Così avviene in tutte le
specie animali, ad eccezione di quella umana.
Fra gli uomini infatti
l'interesse e la cura dei genitori si estendono, oltre la prima generazione,
alla seconda e, quando è possibile, anche alla terza. Insomma la nonna - anche
il nonno, ma qui ci importa meno - è un "tipo" esclusivamente umano. La lingua
inglese, che certo non si distingue per eccesso di fantasia inventiva, con grand-mother dà l'impressione che si tratti di una ripetizione - ingrandimento
a distanza - della madre. Mentre invece esser nonna è tutta un'altra cosa: è
scoprire e cogliere la vita al di là dei suoi cicli, così che, liberata dalla
normalità dei limiti e condizionamenti naturali, essa diventa fonte di
meraviglia infinita. Da qui l'entusiasmo che dà a queste poesie un'impronta
unitaria di ispirazione e di stile. Le prime, Nella tua attesa, sono dominate,
come si addice all'attesa, da una vaghezza e suggestione musicale: alla musica
dei sistri egizi e delle antiche nenie risponde un pianoforte sul mare, fanno
eco la pioggia "argentoro" nel cielo estivo e il pigolio dei nidi. Nell'ora
dell'ascolto le voci infinite della natura si rispondono fondendosi alle divine
note dell'amore.
Dopo l'ascolto,
l'evento. Anzi, non propriamente l'evento ma il suo progressivo prepararsi e
svolgersi - e allora non più musica cosmica, ma proiezione astrale della vita
ignara di sé eppure potente nella sua felice impresa di liberazione
dall'involucro materno "per sfidare l'aria immensa" e "volare verso le stelle".
Visto con gli occhi della nonna, l'evento naturale diventa divino - e allora
"per te rapirò alla notte / una luna azzurra immensa..." In verità, è l'unico
dono possibile. Terzo tempo: il bimbo è nato, la meraviglia diventa continua
nella contemplazione del suo crescere e trasformarsi pur restando sempre se
stesso, e ad accompagnarla è il tripudio delle creature della terra: rose
perlate di rugiada, tamerici vibranti nell'aria, rondini, begonie, scoiattolini
e grilli e il vecchio custode e i giovani genitori, tutto fiorisce e ride
intorno al bimbo che compie dieci lune.
Ora, io che conosco
da tempo Marisa Toffanin, potrei fare riferimento alla sua formazione
letteraria ed esperienza poetica e alla sua profonda sensibilità cristiana. Ma a
questa particolarissima - unica - occasione si addicono forse meglio le note
impressionistiche della mia amica Giovanna: "Mamma-nonnapoetessa che
costruisce una nuova cosmogonia trasportata dall'emozione di sentirsi di nuovo
viva e fremente davanti alla nascita... Questo è un canto alla vita, ingenuo ed
entusiasta... commovente perché trasuda amore ed è grazie a questo universale
sentimento che ci sentiamo veramente vivi con nonna-Marisa, affettuosa e piena
di poetica traboccante felicità". Io vorrei aggiungere questo: che c'è qui,
innegabilmente, anche una componente magica; e che la magia deriva da un fatto
semplicissimo, dall'aver visto ciò che si trova sotto gli occhi di tutti ma che
normalmente nessuno vede: la fonte di infinita bellezza e meraviglia, l'impronta
divina che ogni essere umano porta in sé.
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Recensione |
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