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E-Marginati

“In bilico sul limitare del varco
ch’io non tremi e spauri mi tendi la mano
padre mio ritrovato…..
E giammai più ti perdo
Stella fissa che luce e non cade…”

Un incipit di sapore leopardiano che induce a riflettere. Nella incertezza che precede il varco c’è una mano tesa. Speranza verso qualcosa che prevalica le ingiustizie, le incomprensioni, le paure nelle quali ci aggiriamo.

E’ proprio al limitare dell’esistenza là dove esplode la paura dell’ignoto che si apre verso di noi una mano per accogliere il nostro grido. Un grido che reclama amore anche attraverso la bestemmia. Questa è un affermazione di fede: io bestemmio contro un Colui che esiste; quindi la mia bestemmia è una preghiera.

E-marginati si apre ad una lettura responsabile. Anna Maria li ha accolti nel suo cuore gridando la loro infelicità. Lei, uno e tutti. Il suo vivere appesantito da costanti sofferenze l’ha resa aperta come gigantesca conchiglia fluttuante sul mare del dolore. Il testo affronta una parola senza sovrastrutture, schietta, brusca a volte dialetto alternata a sofisticate assonanze e neologismi che riflettono la complessa personalità culturale dell’autrice; Anna Maria ha in se solitudine e in questa sua solitudine accoglie quella di tutti coloro che ha incontrato sul suo attento cammino. Personaggi vividi, teneri, aspri, rassegnati, infuriati nei vari stadi delle loro vite vissute, esaurite ma sempre presenti nel ricordo.

Sono personaggi delineati con pennellate asciutte e non è di rilievo se sono figure del passato o del presente, ma viva è la traccia che lasciano nel lettore. Attraverso il testo ne percepiamo i luoghi, gli odori, la loro sofferenza che accumuna quella universale presente nel mondo. La pietas tra le sue larghe braccia accoglie Amalia che consulta: “Intriganti fattucchiere e cartomanti…./tutte le mattine conpulsa oroscopi/ingollandone i rospi/….nell’acido aceto della mente…” Anacleto che “vanga il campo di sudate bestemmie…./salato di sale e di sole/nel grembo della terra a mezzogiorno” e come non sorridere al nome tintinnante di Arlindo pescatore “senz’ami e senza lenza”. Più numerose le figure drammatiche: Evelina “Tutte le notti mangia e sputa/sperma nelle pubbliche latrine/al prezzo della dose…”.

Anna Maria raggiunge accenti di alta drammaticità nel poemetto Ezdir con “sulle spalle gli insulti e i lutti della guerra/….Sputa, scalcia, annaspa Ezdir…/vacua speranza di salvezza dal mare guerriero/che lo sferza e l’affranta/lo sfianca e l’affonda…/Ma Allah non è il Misericordioso/che tutto presiede vede e provvede….”. L’autrice vede in noi tutti gli Ezdir crucifissi… “alle volte dell’eternitudine/senza segni ne regni ne cieli./E senza Dei.”. Forza amarezza e perdita di ogni speranza? S’incontrano però anche versi teneri che attenuano il rigore della tragicità ricorrente. La sartina Giuliana e quella limpida descrizione del suo vivere “in-seguendo e segnando quell’aria/ristretta fra i muri del cielo/con la voglia di un azzurro lontano../come il mare che non ha mai visto/ma che infila l’ago insieme a lei/i fili le sue onde/a volte tempestose alla resa della cruna”. Anna Maria descrive bene il dolore: non l’osserva dal di fuori ma ci si immerge. In ognuno dei suoi personaggi vive una parte di se che scalpita ed è partecipe del loro vissuto. In lei anche la tenerezza di nonna Luisa: “quel suo cheto sorriso di saluto: serenante azzurrità/che già rianima e rischiara da lontano/il cielo sepolto nell’acido piombo dell’anima:/che in quella sorgiva azzurrità/senza nulla chiedersi/ti sa”.

Versi che prendono l’anima e commentarli sarebbe come corromperli. Ci rimangono impressi dentro, li amiamo anche che se potrebbero ferirci.

Poesia del reale, dell’accaduto, fluido raccontare dei sentimenti di più vite; specchio della limpida anima di Anna Maria che vive, soffre, fortemente partecipe alle vicende della vita, alle divisioni “per razza, fatica, indifferenza, privilegio, elemosina.” Si rivolge cordialmente alla sua povera città “opulenta di ricca miseria…/” che “a misura d’usura…/verifichi i suoi costi/ma non li puoi cassare…/una siepe di solitudine crucifissa di silenzi”.

Grazie per questo messaggio denso e forte, delicato e crudo che attraversa il cuore di ogni essere sensibile. Libro di denuncia ma anche gesto di infinito amore verso tutti quei personaggi indelebili e presenti nei nostri cuori.

Recensione
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