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Nel mio raggio si manifesta Dio

Ma allora che cos’è la vita per Giovanni Chiellino arrivato alla soglia cronologica della nobile età? Ove dall’alto spartiacque si profila da una parte il vissuto che non c’è più e il domani che si restringe senza una speranza di prolungare l’esperienza della giovinezza? La vita, quando è vera vita, e non un susseguirsi di espedienti insignificanti, è sempre un’esplosione di dinamismi esistenziali, creativi, vissuti, gustati, nella pienezza del sentirsi vivi, di amarli nell’attimo di sperimentarli. La vita è una giovinezza perenne.

Per Chiellino la risposta sembra andare nella direzione di un Viaggio, la poesia sincopata dai versi stagliati come aforismi, versi che determinano il cammino d’un percorso segnato dallo spazio-tempo dell’irripetibile esperienza del vivere. E un crescendo, questa poesia, che dal temporale aspira all’eterno, nel procedere a passi uno dopo l’altro, superando ogni limite, per vivere “ l’estrema soglia che si apre | al tutto dove ogni cosa | ritorna e si eterna”, poiché “Dio ci sorprende”.

O anche nel Tulipano, altro componimento di significato metafisico, il motivo della vita-viaggio prosegue intenso: “ Esaudito il desiderio | dei sensi, le acrobazie, | del sangue nelle vene, | il gioco eracliteo | del fondere e dividere, | vado cercando la parte | che mi manca oltre | l’orizzonte dello sguardo | per chiudere | la circonferenza del viaggio”. È l’andare e il ritornare di Ulisse nella amata Itaca pietrosa, ove lo attendono gli affetti domestici, per completare il viaggio significativo del cercare e “ seguire virtude e conoscenza” (Dante), ma anche “portando il duro peso della croce”(Gestazione).

Sempre in tema di spazio-tempo, due dimensioni coordinate tra loro, che tendono metafisicamente al non tempo, e sfociano alla frontiera dell’eterno soprannaturale. Sillaba, questa cifra, carica di apofatiche allusioni, che Chiellino risolve nella ricerca di tanti problemi vitali, il “senso delle cose”, che portano al meditare sul fluido fuggire della giornata terrena, al tramonto nella “luce crepuscolare” .

La tomba del tuffatore – bella poesia di Chiellino – è quell’affresco di Paestum che percepisce l’esistenza sospesa tra due dimensioni, quella “crepuscolare” del tempo e quella misteriosa del non tempo, il tuffo atemporale nell’eterno. Enigma carico di domande che richiama altri interrogativi ancora più pressanti e angosciosi per non trovarsi “esiliati nel regno metamorfico, | nel gioco del non essere”. La conclusione va verso l’ottimismo, nei bagliori d’una speranza:“ O sogno empedocleo che rinnovi | in ogni uomo che attraversa il giorno | attratto dai bagliori del tramonto | memorie d’aurora incipitaria!”.

Il motivo del divino, cosparso a rugiada mattutina, emerge ovunque, come esito di un viaggio che non si ferma, ma va oltre ogni frontiera, quale vigorosa luce spirituale. Così “ ci attira e respinge | l’occhio di Dio” presenza inestinguibile;“il dito di Dio” che significa il percorso periglioso di un vivere che corre al tramonto consumando il tempo; “ i colori luminosi ci parlano di Dio”, pausa di gioia divina al faticoso marciare dei giorni uguali e grigi, e lega “il precario all’Eterno” (Natale).

Anche Il Tulipano continua a ispirare pensieri di cielo: “Coppa d’amore | che schiude al sole, | occhio di Dio | che specchia l’universo, | feconda il bello | e lo consegna a Dio”. Come il Monti, signore della leggiadria del bel verso, nel poemetto La bellezza dell’universo, colto nella sua apocalisse, quando tutto viene frantumato dalla distruzione universale ­ la terra, il mare le stelle ­ Dio salva unicamente l’idea di bellezza, per procedere oltre alla creazione di nuovi cieli e nuova terra. Solo un calabrese, come Chiellino, naturalizzato torinese, dal patrimonio della sua nobile e antica cultura, poteva contemplare i filosofi della Magna Grecia e tradurli in sillabe di poesia epica e lirica.

Recensione
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