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Laura Pierdicchi ci racconta un mondo tutto al femminile, dove gli uomini, quando entrano sulla scena, assolvono la loro funzione con dignità ma in sottotono, non sovrastano mai la protagonista, non la schiacciano, entrano ed escono per il tempo necessario loro concesso, senza che con questo il racconto perda di mordente, decada in pura rappresentazione. Sono anch’essi personaggi veri, di carne, sono necessari all’economia della narrazione ma in modo soft, quasi chiedessero scusa per dover entrare. Uno dei racconti più belli della raccolta “L’attesa”, riassume emblematicamente questa funzione maschile. L’uomo è un incidente di percorso che intercetta per caso l’inquietudine di una giovane sposa sola, poiché il marito è partito per la guerra. In pochi tratti e con molto candore l’autrice riesce a descrivere lo stato d’animo della donna, a rivelare con pudicizia l’affiorare quasi spontaneo dell’istinto carnale represso per la forzata castità. Lasciarsi travolgere da questo istinto, quando irrompe nella sua vita un amico fraterno tornato in licenza diventa così naturale come mangiare, dormire, faticare. L’autrice introduce inoltre un tema scottante ma certamente non insolito: la capacità di amare persone diverse, in modo diverso ma ugualmente forte.

Ma i temi che la Pierdicchi affronta in questi dodici racconti sono i più vari, e sempre la delicatezza del tocco narrativo lascia un’impronta indelebile nel lettore, che resta affascinato, ammaliato verrebbe da dire, dal fluire delle parole capaci di costruire un mondo che solo la fantasia riesce a rendere vero. I racconti legati all’infanzia (“Adriana”, “Un’amica”), all’adolescenza (“Il primo bacio”, “Vacanza”) o alla solitudine della donna (“Fine settimana”, “Ricorrenza”), nella varietà dei temi e delle situazioni hanno il pregio di focalizzare un particolare aspetto della donna in un particolare momento della sua vita, restituendoci tutto il pathos e il mistero dell’animo femminile visto e sentito da dentro. “Dedica”, l’ultimo, più che un racconto è una splendida prosa poetica, un prorompente inno alla Vita.

Racconti di cose minime? Certo, ma intessuti di sentimenti forti, dove la forza della donna nel suo operare di fronte alla guerra, alla morte, all’amore, alle vicissitudini che la schiacciano appare in tutta la sua evidenza e ne esalta la sua funzione. I dodici racconti sono come le tessere di un mosaico, che alla fine ci restituisce intero il volto della donna nella sua intima essenza.

Conclude efficacemente la sua prefazione Tiziana Agostini: “Dodici donne, dodici situazioni, dodici tessere, queste di Laura Pierdicchi, che ci raccontano il nostro tempo senza lirismi e senza patetismi, col tono giusto del racconto. L’intensità poetica, che già abbiamo apprezzato nell’autrice, si è infatti qui trasformata in efficacia narrativa, che cesella un mutato e riuscito eloquio, per realizzare un nuovo e compiuto mondo di parole. Un mondo da leggere e da apprezzare nella varietà dei suoi temi e nella univocità del suo sguardo”.

Recensione
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