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Alvino

Domenico (Luogosano 1934), poeta, scrittore e saggista, vive a Roma. Impegnato in esperienze teatrali da studioso, interprete e regista, negli anni 1959-65, con Paolo Zacchia ha fondato a Roma un “Centro Sperimentale di Arti Visive”; ha lavorato ad un progetto inteso a inserire il teatro nella scuola in funzione didattico-educativa, fondato e condotto una “Scuola Speciale di Recitazione” per incarico del Cea (Centro di Educazione Artistica) del Provveditoriato agli Studi di Roma. Nel 1973 è stato recensore letterario del quotidiano “L’Unità”; per l’“Associazione Italiana di Cultura Classica” ha tenuto conferenze su: “Il senso smarrito” (1980-81, su Orazio), “Il docente quale soggetto della riforma della scuola: come insegnare l’antico” (1989), “La riscrittura dei classici” (1990), “Ritorno alle acque” (1992, su Orazio); appaiono suoi articoli su “Il Tempo”, “Nuova secondaria”, “Aufidus” (1990-91), “Atene e Roma” (1995). Ha pubblicato opere di poesia: Il suono d'ombra (1992, con prefazione di C. Fiore e una recensione radiofonica a cura di B. Traversetti), Dove si formano le piogge (1996, con prefazione di M.L. Spaziani) e L'aria inorientata ( 2001); di saggistica: Poesia e riscrittura di poesia: un modello teorico (1999, in: "Aufidus", n. 39, Roma); La poesia performativa di Giovanna Sicari (2000, in: "Fermenti", anno XXX, n. 222, Roma); Un tipo di pratica ipertestuale: la traslazione semantica nell’hodoeporicon di Attilio Bertolucci (2005, in: “Critica letteraria”, anno XXXIII, n. 126, Napoli); Un particolare tipo di riscrittura: la clonazione poetica (2005, in: “Ambra”, anno V, n. 5, Szombathhely, Ungheria); Ungaretti riscrittore di Virgilio? (2005, in: “Ambra”, anno V, n. 6, Szombathhely, Ungheria).

Sulla sua produzione letteraria hanno scritto diversi critici, tra i quali: G. Capocefalo «[Dove si formano le piogge] la tradizione letteraria, rielaborata e personalizzata e rapportata all'esigenza del proprio tempo.»; G. Gangemi «Dove si formano le piogge, un linguaggio lirico finalmente universale.»; S. Gros-Pietro «[L’aria inorientata] una grande festa tra archivio ed enciclopedia, tra ragione e azzardo, tra emozione e logica dei segni e dei sogni.»; L. Nanni «L’aria inorientata, movimento versificatorio assai duttile, perforato da luminose intuizioni... il modello sembra risiedere nel profondo con la sua purezza che sa percepire risonanze ed echi nascosti.»; M. Petrucciani «[Il suono d'ombra] attenzione sagace alla parola, alla costruzione: il risultato... sempre denso di risonanze profonde.»; D. Pisana «Dove si formano le piogge poesia ricca d'ansia cosmica.»; S. Saluzzi «Toccata e fuga, un racconto di delicate pulsazioni.», «Il suono d'ombra, un territorio aperto d'immagini e sensazioni»; F. Ulivi «[Il suono d'ombra], un linguaggio attento all'eco classica e alla temperie moderna.».

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