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Ci scrivono . . .

Con questa rubrica vorremmo dare qualche risposta ai molti interrogativi che spesso gli autori ci pongono. Se non verrà autorizzata preventivamente la pubblicazione del nome dello scrivente, la redazione pubblicherà solamente l'indicazione "lettera firmata" e la provincia. Rimane a discrezione della redazione la pubblicazione delle lettere.
Leggi le brevi regole a cui ci atterremo.

39 – (05/02/2018) Vorrei sapere se conoscete editori di poesia no a pagamento. Mi piacerebbe pubblicare, grazie. (F.C.)

Egregio autore, bella e interessante la sua domanda. Piacerebbe anche a me – pur non pubblicando libri – conoscere se c’è una casa editrice che non pubblica a pagamento, ma per il piacere di pubblicare un poeta o uno scrittore reputato di valore. Mi spiace deluderla. Comunque, se riuscirà a trovarla le sarei grato se me lo comunicasse. Auguri, auguri, auguri

38 – (07/07/2017) Literary lascia tracce che non evaporano. Tutti, giovanissimi, giovani e meno giovani corrono entusiasti al fumo, si sorprendono se dico di essere ferma alla sostanza: Come, non sei in...? e neppure in... e non...? Espressioni di quasi commiserazione per essere rimasta tanto indietro. Viviamo nella gran crescita della balordaggine. A cosa s'è ridotta la cultura? e la politica? e l'economia? e tutto il resto? L'umanità sta affogando nel vuoto. Non proseguo. (A.B., Taranto)

Quando un giorno sia i giovani che i meno giovani si renderanno conto di aver seminato sul marmo piuttosto che in una fertile terra, quel giorno dovranno ricredersi di tanto tempo sprecato inutilmente a scambiarsi banali chiacchiere piuttosto che pensare...

37 – (01/11/2016) ...pochi giorni fa mi è giunta una lettera per l'abbonamento a Literary. Volevo capire bene se è obbligatorio, perché quando mi sono iscritta nel corso dell'anno, non ho letto la previsione dell'abbonamento. Se posso avere informazioni in merito, ringrazio per ora, a presto, (@ lettera firmata, 30/10/2016)

Abbiamo risposto "è solamente una "proposta di abbonamento". Solo lo Stato può imporre "degli obblighi". Noi siamo un servizio privato, attivo dal 1999, e sta agli autori accettare o meno l'offerta di usufruire dei  servizi offerti da Literary.it.". Oggi possiamo aggiungere, scusandoci per aver importunato l'autrice con la nostra lettera.

36 – (08/10/2016) A volte penso che viviamo in un ambiente molto fragile e ne siamo il più delle volte affascinati per poi scoprire che abbiamo perso tempo in modo inutile senza aver costruito nulla di solido. (lettera firmata @ 05/10/2016)

Questo suo è il primo passo che le consentirà di comprendere come è in realtà costruito il mondo che ci circonda, meglio come da più parti questo nostro mondo ci viene di fatto costruito facendoci credere che è opera nostra. La semplicità dei contatti è la prima trappola in cui inciampiamo. Un tempo si stabiliva il contatto con una persona a seguito di alcune missive (lettere postali) che ci davano la possibilità di capire l'utilità o meno di stabilire questo nuovo rapporto. Oggi rispondiamo a tutti sia che ci parlino del tempo che fa, che di un problema linguistico che c'interessa. La tecnologia spesso c'inganna, c'induce in errore. Avere facilità di rapporti non vuol dire che trarremo beneficio con chiunque. Senz'altro ve ne sarete resi conto, quindi a volte è meglio fare un passo indietro.

35 – (30/09/2016) Adesso inoltrerò a parte, sempre a questo stesso indirizzo, i tre messaggi di questo mese [settembre] rimasti sia senza riscontro da parte Sua sia senza segnalazione di mancata consegna o impossibilità di consegna da parte del “Mail delivery service”, e quindi regolarmente recapitati a Lei ma da Lei non visti. (lettera firmata @ 27/09/2016

Mi rendo conto che ci fidiamo e affidiamo alla tecnologia ritenendo che una mail inviata deve essere per forza consegnata al destinatario. Magari fosse sempre così. Non è sempre così in quanto c'è lo zampino dell'uomo che ben sappiamo non è perfetto. I server a cui affidiamo le nostre mail vengono gestiti dall'uomo che quando ne ravvisa la necessità quotidianamente "elimina manualmente le code di stampa". Quindi il mittente non ne sa nulla e il destinatario nemmeno. E il mittente nella convinzione di aver fatto il proprio dovere se non riceve riscontro pensa che sia colpa del destinatario la mancata riposta. E in tali occasioni sorgono gli equivoci, proprio perché ci affidiamo in toto alla tecnologia che oggi è al nostro servizio. Invece qualche volta dovremmo dubitare.

34 – (06/08/2016) Leggendo tra le informazioni e normative presenti nel sito, parrebbe che bisogna comunque essere abbonati per usufruire dei servizi. La mia esperienza è stata diversa: vi ho comunicato le mie pubblicazioni (non molte) e voi avete inserito i libri nel vostro database. Credo che sarebbe utile segnalarlo. (@ Laura, Roma)

Al fine di tutelarci, abbiamo recentemente stilato un Regolamento che annualmente aggiorniamo, ma senz'altro non abbiamo  (non siamo stati in grado) di prevedere tutto. Ad esempio per quanto lei mi scrive, per consuetudine, abbiamo sempre inserito tutti i libri di cui ci viene comunicato.

33 – (07/07/2016) Ormai molti siti, tra quelli più frequentati dagli autori, svolgono un aggiornamento praticamente istantaneo, mentre il vostro sito Literary viene aggiornato settimanalmente. Forse sarebbe il caso che vi aggiornaste con le nuove tecnologie. Mi scuso se ho sintetizzato il mio pensiero in modo così brutale. (@ Vittorio, Milano)

Non è stato per niente brutale, ha evitato di girarci attorno, ha espresso in poche parole, con immediatezza, il suo pensiero, Non è un problema di nuove tecnologie, è un problema diverso. Literary è nato come sito di documentazione e il nostro obiettivo è l'autore e cosa fa l'autore di rilevante rispetto alla sua attività letteraria. Con questo obiettivo il tempo non è un problema, il problema è la costruzione storica delle attività dell'autore. Credo di aver compreso: Forse è l'abitudine di certi siti a pubblicare immediatamente ciò che gli autori inviano senza  un progetto d'assieme. Il contrario di ciò che facciamo noi di Literary.it che invece abbiamo l'obiettivo della costruzione storica del'immagine letteraria dell'autore.

32 - (28/05/2016) Come si suol dire "avete fatto trenta, fate trentuno". Divenendo, grazie alle nuove tecnologie, frequente l'uso dei video perché non vi organizzate per trasmettere anche i video senza doverci servire di siti che poi ci inondano di pubblicità ? (@ del 27 maggio 16)

Siamo sempre stati dell'idea che ognuno deve fare il proprio lavoro. Noi ci occupiamo del mondo letterario e non intendiamo andare oltre il mondo letterario. Noi inseriamo solo video postati su YouTube in quanto è il sito che dà maggiori garanzie sotto tutti gli aspetti, soprattutto tecnici.

31 – (25/05/2016) Sono un affezionato frequentatore e abbonato a Literary.it, ma, a proposito dell'aumento della quota annuale (passata da 60 a 80 euro), pubblicando solamente un'opera ogni due/tre anni, mi sembra che l'aumento sia eccessivo. (@ del 22 maggio 16)

Non ha tutti i torti e provvederemo dal prossimo anno a rivedere il problema che mi pone all'attenzione. La decisione era stata presa a seguito dei costi di gestione, soprattutto per le recensioni che affidiamo a nostri collaboratori esterni che regolarmente retribuiamo, anche se la cosa risulta anomala nell'ambiente letterario italiano. Molti ritengono che la recensione sia quasi un dovere per chi la stende ed essendo un lavoro intellettuale non dovrebbe essere retribuito. Stendere le recensioni è un'attività professionale come per l'idraulico aggiustare un guasto, per il quale giustamente richiede la retribuzione per la prestazione.

30 – (18.05.2016) Settimanalmente faccio sempre un passaggio per Literary per seguire le novità (premi, riviste, eventi prossimi...) e più volte mi sono chiesto che senso ha questo servizio per gli autori. oltretutto a pagamento, ora che ci sono Facebook e Google+ che, gratuitamente, possono raccogliere in tempo reale tutte le informazioni letterarie che viaggiano sulla rete. (@ del 09 maggio 16)

Osservazione giustissima se Facebook e Google+ potessero fare la storia di un autore letterario. Invece al massimo fanno solo informazione, ma se l'informazione non viene collocata in un giusto contesto si perde e, dopo l'iniziate piacere nel vederla on line, non sappiamo cosa farne e se qualcuno la vedrà. Literary sopperisce a queste mancanze perché colloca le informazioni in modo che diventino storia. E questo servizio, come tutti i servizi, ha un costo e solo gli autori che lo comprendono possono accoglierlo.



Nel marzo del 2013 Giampietro Tonon ha subito un ricovero ospedaliero a seguito di un Ictus. Non ha lasciato particolari conseguenze, solamente l'uso del bastone e l'abbandono della guida automobilistica. Tutto per il meglio. Riprendiamo ora questa rubrica che ha sempre incuriosito i frequentatori di Literary.



29 – (02.07.2012) Curiosando in Literary mi sono soffermato tra i Premi e per curiosità ho visitato alcune schede e ho notato che molti premi da anni non sono più attivi. Chiedo non sarebbe il caso di eliminarli?
(@ dell'1 luglio '12, Roma)

Sappiamo bene che alcuni premi non sono di fatto più attivi mentre altri non ci inviano i nuovi comunicati, ma non ci sembra opportuno cancellare un elenco che è una vera e propria storia dei premi. Oltretutto alcuni di questi premi a suo tempo ci avevano inviato i risultati e non ci sembra giusto cancellare questa storia rispetto agli autori. È dal 1997 che l'Annuario dei vincitori dei premi letterari, gratuitamente, documenta i risultati (almeno di quelli che ci vengono comunicati).

28 – (26.04.2012) Spesso molti autori le inviano mie recensioni a loro libri tratte dalle riviste [cartacee] e spesso sono presenti errori e/o refusi assenti nel mio originale e quindi mi vedo costretto a segnalarle delle correzioni da effettuare e non le nascondo che la cosa mi disturba non poco.
(lettera firmata, Treviso)

Comprendo il problema che lei solleva, ma pensi se io rifiutassi di inserire una recensione a un suo libro cosa direbbe l’autore della recensione? Quindi per me è impossibile rifiutare una recensione che mi arriva dall’autore del libro. Del resto dal momento che un recensore divulga una sua recensione questa diventa di dominio pubblico e l’autore del libro in primis la diffonde a destra e a manca. Le recensioni che mi arrivano sono ora per la maggioranza da file di testo (situazione ideale), alcune da pdf e altre da scannerizzazione e sono proprio quest’ultime che a volte hanno problemi con gli accenti o con qualche lettera che viene male interpretata dal programma (ad esempio: m-rn, i-I, l-I). È evidente che non possiamo procedere a un controllo puntuale di ogni recensione per individuare eventuali errori e correggerli. Fortunatamente con il web è sempre possibile intervenire in presenza di errori e/o refusi.

27 – (28.03.2012) Mi sono sempre chiesta perché lei non accolga richieste di pubblicazioni. Un'amica, abbonata come me a Literary, giorni fa si lamentava di questa mancata possibilità per gli autori soprattutto considerando la stima personale che circonda la sua persona e i numerosi autori che popolano Literary. Non pensa che sarebbe una possibilità in più sia per Literary che per la casa editrice?
(lettera firmata, Firenze)

Da anni mi viene rivolta questa richiesta alla quale sempre rispondo negativamente proprio perché il mio impegno e i miei interessi sono rivolti all'organizzazione della pubblicizzazione degli autori. Fare l'editore è cosa diversa e mi distrarrebbe dall'impegno che profondo in Literary e che nelle prossime settimane avrà una svolta interessante. Eppoi, senz'altro se ne sarà accorta, le case editrici stanno crescendo come i funghi e stanno giocando a un ribasso, economico e culturale, spesso non onorevole. Raramente mi diletto di editoria e quando capita è solamente per mie iniziative: così è stato per il libro Gli scrittori che hanno unito l'Italia redatto dallo studioso Carmelo Ciccia, e per le plaquette omaggio a giovani poetesse, “Donne in poesia”, che edito in collaborazione con la Chelsea Edition di New York. Per l'autunno ho in programma la pubblicazione-traduzione di un libro sull'arte del 1912 inedito in Italia. Come vede faccio un uso della casa editrice molto personale e non speculativo. Poi ci sono gli amici medici dell'università patavina per i quali pubblico qualche saggio didattico.


26 – (28.11.2011) Ho letto un interessante e stimolante articolo alcuni giorni fa nella pagina culturale di un quotidiano sui più diffusi errori compiuti dagli autori nell'inviare il proprio romanzo alle case editrici: spedizione per raccomandata; preventivo e dichiarato, questo è l'errore, deposito dell'originale presso la Siae; lettere di presentazione esaltativa della propria attività letteraria, tutte modalità che dimostrano diffidenza verso le case editrici se non addirittura aspetti villaneschi. Non sarebbe il caso di dare qualche breve indicazione su come si deve procedere nel contattare le case editrici?
(lettera firmata, Roma)

Raccoglieremo senz'altro il suggerimento. Quando qualche autore ci chiede consigli nel merito suggeriamo sempre di allegare all'opera una brevissima lettera di accompagnamento di non più di una ventina di righe, saluti compresi, e comunque conclusa nella facciata della lettera. Se la casa editrice sarà interessata al romanzo ha modo attraverso delle semplici ricerche in internet di raccogliere le informazioni necessarie a una prima valutazione dell'autore. Osservando la quantità (numerica) delle case editrici nate in questi ultimi anni e dalle informazioni che mi pervengono credo si pongano sempre meno i problemi che lei giustamente solleva. Per molte di queste case editrici tutto si risolve in un mero accordo di natura economica, mentre bisogna dare atto che ci sono ancora case editrici che ricercano determinate tipologie di autori.


25 – (10.08.2011) Rispetto al mondo letterario sono solamente uno spettatore, la poetessa è mia moglie. Da spettatore, ormai da qualche anno osservo questo mondo molto lontano dalla mia professione, ma alcune riflessioni voglio proporle all’attenzione dei lettori-navigatori di Literary. L’eterno sogno di un autore è pubblicare un libro, anche più di uno. Nella mia professione sono abituato a ingegnerizzare i diversi aspetti degli obiettivi che mi pongo, mentre mi sono reso conto che nel mondo dell’editoria, attività imprenditoriale e sottolineo imprenditoriale, ci si muove in modi che non trovano riscontri nelle altre attività imprenditoriali; ad esempio, non è l’editore che decide se pubblicare o meno un’opera, ma la decisione alla fin fine, indipendentemente dalla qualità dell’opera, è dell’autore se è disponibile a pagare o meno la pubblicazione. L’investimento è solamente dell’autore, se tale si può chiamare, non dell’editore, in sostanza l’autore paga e l’editore pubblica.
Da qualche anno sono venute alla ribalta altre soluzioni: le pubblicazioni on line che possono trovare anche l’uscita su carta, ma a richiesta, e non mi risulta che ci siano richieste da parte dei lettori di libri da acquistare sia in versione cartacea che multimediale, pur se a un prezzo irrisorio quest’ultime grazie al fatto che non c’è di mezzo la “carta”. In sostanza è sempre l’autore a pagare poco o tanto che sia.
Navigando dentro Literary mi è piaciuto il suggerimento per gli autori abbonati di inserire nel sito il testo integrale della penultima opera pubblicata, in questo modo, probabilmente, ci saranno più lettori dell’opera di fatto non-venduta.
Un’ultima osservazione. Quando si stabilisce un rapporto professionale di norma si stila un contratto nel quale sono indicate le condizioni concordate tra le parti, nel caso l’autore e l’editore, che comprendono anche l’aspetto economico del rapporto. A volte si tratta di un contratto sulla parola che sono certo sia una pessima soluzione soprattutto per l’autore, altre volte è tutto scritto nero su bianco e controfirmato da entrambi. Mi riferisco a questo caso e vorrei sollevare l’aspetto fiscale del problema. Mia moglie si è portata a casa una copia del contratto e l’altra è rimasta all’editore il quale l’avrà messa nel cassetto senza darle alcuna visibilità ai fini fiscali (registrazione con conseguente rilascio di fattura a mia moglie di quanto ha versato) per cui mi viene il sospetto che questo contratto alla fine si configurerà come un’operazione “in nero” e lo Stato di questo giro di denaro non vedrà un centesimo. Non essendoci una fattura di ciò che è entrato all’editrice versato da mia moglie, forse non ci sarà nemmeno una fattura di ciò che è uscito per la stampa o forse questa sì che ci sarà per dimostrare al fisco che sono solo usciti soldi ma non ne sono entrati.
Mi scuso per questo intervento ma ho approfittato di questi giorni di ferie per parteciparle quanto ho in mente da tempo.

(lettera firmata)

Non mi sento di commentare in quanto, pur non pubblicando libri, di fatto sono un collega degli editori che si occupano di editoria letteraria, ma sono pronto a pubblicare eventuali osservazioni su quanto ha scritto.


24 – (08.07.2011) Ho notato che quasi tutte le riviste sia cartacee che on line si dedicano attivamente alla pubblicazione di libri e mi chiedo come mai anche voi non date una risposta a queste richieste degli autori.
(lettera firmata)

Potrei risponderle con una battuta “visto che lo fanno tutti perché dovremmo farlo anche noi?”, ma invece le motivo la nostra scelta che risale alla nascita di Punto di Vista e quindi al 1994: gestire una rivista – allora cartacea ora on line – e contemporaneamente fare l'editore, per piccole realtà imprenditoriali come la nostra rappresenta un carico doppio di lavoro che spesso comporta di privilegiare l'una o l'altra attività o, nel peggiore delle ipotesi, utilizzare l'una per avvantaggiare l'altra. Poiché non abbiamo mai avuto la presunzione di “fare letteratura”, ma solamente di fornire servizi agli autori lasciando ad altri il compito più elevato, restiamo nell'ambito che ci siamo costruiti migliorando i servizi che già forniamo: informazione e documentazione. E nell'ambito della documentazione letteraria degli autori non pecco di presunzione nell'affermare che siamo unici nel mondo del web italiano.


23 – (03.05.2011) Ho ricevuto poc'anzi una telefonata dalla giuria di un premio per sciogliere un dubbio che era stato avanzato da due giurati nel corso della riunione finale: una poesia candidata al primo posto ricordava una mia poesia, tra l'altro pubblicata già nel 2005 in libro. Ho inviato il fax col testo della poesia e la Giuria ha avuto la conferma che si trattava di un plagio. Non è la prima volta che la cosa mi viene segnalata e chissà quante altre volte i giurati nemmeno se ne sono accorti. Come si può difendere un autore dai plagi?
(autore @)

Non è la prima vola che ci vengono segnalati casi di plagio dove un'opera viene letteralmente copiata sostituendo il nome del vero autore col proprio. Questi plagiatori contano sul fatto che i giurati di un premio letterario, ovviamente, non possono conoscere tutte le poesie che vengono pubblicate e quindi per i plagiatori è facile il gioco di rifilare a una giuria una poesia copiata e magari portare a casa anche un premio in denaro. E se anche, raramente, vengono scoperti l'autore, titolare di diritti, non s'imbarca seguendo le previste vie legali perché sa bene che questa strada vedrebbe soluzione dopo anni e anni stante i tempi della giustizia italiana. Purtroppo gli autori sono di fatto indifesi pur esistendo una legge (Legge antipirateria nr. 248 del 18 agosto 2000, art. 171 ter).


22 – (14.03.2011) Se i nostri pur ottimi promotori culturali fossero altrettanto perspicui, puntuali, il calendario quotidiano degli eventi poetico-letterari fiorentini non sarebbe così mal proposto, con casuali (?) sovrapposizioni in cui la valoriale 'visibilità' di ognuno è confusa e confonde la selezione per la partecipazione.
(autore @ Firenze)

Spesso riceviamo comunicati di eventi per il medesimo giorno dell'invio e non possiamo inserirli nel “Calendario degli eventi” che, com'è noto, viene aggiornato settimanalmente. Il problema posto all'attenzione dallo scrivente potrebbe essere risolto dagli organizzatori programmando con un maggior anticipo gli eventi e consultando i siti che tengono aggiornati i Calendari. In questo modo si eviterebbero spiacevoli sovrapposizioni che limitano, e condizionano, le scelte di quanti hanno interesse a partecipare.


21 – (05.03.2011) Proprio poco fa mia figlia, molto avezza a navigare in internet, mi ha coinvolto nella lettura di alcuni articoli sul tema “come pubblicare un e-book e venderlo”. L'argomento mi ha molto incuriosito anche perché potrebbe essere una nuova strada di diffusione di molti miei libri che giacciono – invenduti – negli scatoloni su in soffitta , ma soprattutto per il nuovo a cui sto lavorando. Prima di prendere una qualsiasi decisione, vorrei da lei qualche dritta su cui riflettere. Grazie.
(autore @ Milano)

In diverse occasioni ho sempre evidenziato che stiamo vivendo un periodo storico di tali e tante innovazioni che nel volgere dei prossimi dieci anni non saremo, mi creda, più quelli di prima. Ma queste innovazioni – uso queste termine generico anche se spesso improprio –, pur restando nell'ambito editoriale, coinvolgeranno tutti sia gli autori che gli editori e perciò il mondo editoriale nel suo insieme. Sarà quindi necessario che sia gli uni che gli altri comincino a ragionare su quanto sta avvenendo intorno a noi e ognuno per la sua parte a evolversi almeno come ha fatto il Policarpo di Arnaldo L. Vassallo.


20 – (15.11.2010) So per certo che più volte Facebook le ha trasmesso la mia richiesta di entrare in Facebook, ma lei non ha mai risposto positivamente. Perché?
(autore @ Bologna)

Egregio autore, moltissimi autori mi chiedono di entrare nella comunità di Facebook. Se li accontentassi tutti mi troverei impegnato quotidianamente a mantenere i contatti con questi autori e a trascurare la gestione di Literary. Sarebbe da parte mia scorretto accettare l'invito di uno e non dell'altro autore, per cui per entrambi i motivi ho deciso di non accogliere nessun invito. Qualcuno mi ha detto che potrei pubblicizzare ancor più Literary proprio entrando in Facebook, ma non voglio servirmi di questi mezzi subdoli per fare pubblicità anche se molti, invece, lo fanno.


19 – (20.10.2010) Giovedì della scorsa settimana vi avevamo inviato un comunicato della presentazione del libro *** di *** edito dalla nostra casa editrice e non è stato pubblicato nel vostro Calendario, perché?
(lettera firmata dall'editore @ Roma)

Egregio Collega, come segnalato nella pagina del "Calendario degli eventi" i comunicati devono pervenirci almeno entro il sabato precedente perché Literary.it viene aggiornato settimanalmente nella notte fra domenica e lunedì in quanto il sito è registrato come "settimanale". Vorrei aggiungere una piccola osservazione: spesso molti comunicati ci giungono uno o due giorni prima dell'evento se non addirittura per il medesimo giorno. Suggeriamo sempre di inviare i comunicati con un certo anticipo in modo che gli interessati possano organizzarsi.


18 – (30.09.2010) Ho letto poco fa questo articolo sul "Giornale" [giovedì 30 settembre 2010] di Tommy Cappellini a proposito degli e-book: «La rivoluzione digitale – scrive Trachtenberg – ha scompigliato il modello dell’industria editoriale e sta avendo ora un impatto sulla carriera dei giovani scrittori. ... La nuova economia dell’e-book, di fatto, ha abbassato automaticamente le cifre: se negli Usa un hardcover viene venduto in libreria a 28 dollari, l’editore ne intasca 14, l’autore 4,20. Un e-book costa di media 12,99 dollari: all’editore ne vanno 9,09 e all’autore «solo» 2,27. Siccome in America gli e-book stanno esplodendo ... c’è chi dice che nel 2012 gli e-book rappresenteranno tra il 20 e il 25 per cento di tutti i titoli venduti, ecco che allora diventa facile dar loro la colpa. ... Margaret Atwood, prevede che quello che è successo nel mondo della musica, a causa del download a basso costo, succederà anche nel mondo dell’editoria: "Per quanto riguarda la possibilità di vivere facendo gli scrittori: è meglio avere un’altra fonte di reddito"».
(lettera firmata @ Milano)

Le valutazioni e gli esempi citati sono relativi al mondo letterario americano mentre il mondo letterario italiano annovera pochi, pochissimi autori che campano di diritti d'autore (royalty) mentre la maggior parte di autori ha di fatto un'altra fonte di reddito. Al di là degli aspetti economici, indubbiamente importanti, emergono due cose nell'articolo, che ci siamo andati a leggere integralmente online. La prima, la crescita prossima ventura dell'e-book sulla quale siamo più volte intervenuti fin dal 2000 dalle pagine di "Punto di Vista". L'e-book indubbiamente rappresenterà la nuova frontiera appena verrà alla luce lo strumento che si configurerà come standard e spiazzerà gli attuali tentativi. La seconda cosa che lei non segnala, ma che riteniamo altrettanto interessante, anche se il giornalista non la affronta ma la indica solamente, è la figura dell'agente letterario che in America è un professionista diverso dall'agente letterario italiano e si avvicina di più al press-agent dei nostri cantanti con compiti totali, in sintesi l'autore stipula il contratto con l'agente e non direttamente con l'editore.


17 – (24.09.2010) Spesso sulla stampa nazionale leggo articoli sulla progressiva diminuzione di lettori di libri eppure seguendo settimanalmente Literary vedo che la pubblicazione di libri non subisce crisi di sorta, nemmeno quella poetica segnalata, sempre sulla stampa, come il settore maggiormente in crisi, nel senso che gli italiani leggono sempre meno di poesia. Mi piacerebbe leggere la vostra opinione in merito.
(lettera firmata @ Roma)

In diverse occasioni, sia private che pubbliche, abbiamo ripartito il mondo dell'editoria letteraria italiana in due categorie, la categoria A e la categoria B, senza dare a queste categoria valenze di qualità, sia ben chiaro. Nella categoria A rientrano i libri pubblicati dalla grande editoria che può utilizzare diversi canali pubblicitari (giornali, radio, televisioni), mentre nella categoria B rientrano i libri pubblicati da piccole e medie case editrici che non possono accedere ai canali pubblicitari e spesso nemmeno a diverse librerie che rifiutano i libri non pubblicizzati. Crediamo che da parte delle piccole e medie case editrici sia necessaria una svolta: devono cominciare a considerare la voce "pubblicità" come una voce che si aggiunge al costo della pubblicazione del libro. Analogamente, anche gli autori devono considerare che la pubblicità è una voce che può determinare il successo o meno del libro. Certo è che editare un libro è cosa diversa dal pubblicizzarlo. Insomma, siamo in una fase intermedia in cui tutto il settore, quello indicato nella categoria B, necessita di una svolta organizzativa.


16 – (20.11.2009) Da un'ipotetica e molto interessante 'auto-intervista' di Alberto Liguoro.

A un certo punto dell'intervista, a proposito dell'utilità di avviare una Newsletter da parte di Literary, Alberto Liguoro sottolinea che sarebbe utile. Non nascondo che qualche anno fa ci avevamo pensato e poi abbiamo soprasseduto per un motivo molto semplice: riceviamo tutti quotidianamente una grande quantità di mail perlopiù "mail spazzatura" e con difficoltà riusciamo a dividere il grano dal loglio per cui non ci sembrava, e non ci sembra ancor oggi, utile mischiarci in questa massa di mail spesso indesiderate. Riteniamo che la quantità di materiali letterari e di informazioni presenti in Literary siano già un elemento a disposizione degli autori, siano un elemento al quale gli autori accederanno secondo le loro esigenze o i loro desideri. In sintesi non vogliamo 'disturbare' gli autori pubblicizzandoci, siamo già così tanto conosciuti, e lo rileviamo dai dati che ci fornisce settimanalmente il provider, che non abbiamo bisogno di segnalare la nostra presenza, che, senza falsa modestia, riteniamo ormai quasi istituzionale.


15 – (04.08.2009) Ho visto che dall'anno prossimo (2010) i costi dell'abbonamento aumenteranno. Vorrei sapere se gli aumenti riguardano anche i vecchi abbonati.
(lettera firmata @ Firenze)

I contratti stipulati con gli abbonati in scadenza, con tacito rinnovo, al 31 dicembre 2009, vedranno il rinnovo al costo di 40 euro come era l'impegno all'atto dell'accettazione contrattuale. Pagheranno anche nei prossimi anni sempre 40 euro all'atto dei rinnovi a venire. Gli autori che si abboneranno dal 1° gennaio 2010 rinnoveranno l'abbonamento per il 2011 e gli anni successivi sempre al costo inizialmente stabilito dal contratto di 60 euro l'anno.


14 – (30.04.2009) Giorno or sono mi sono imbattuta in un articolo di Armando Torno (Corriere della Sera) dal titolo "Tutti scrittori, ecco i libri fai da te" dove scrive che «occorre più tempo per distribuire un libro che per editarlo» e riprendendo una dichiarazione di Giuliano Vigini (fondatore della Editrice Bibliografica) «la produzione di opere cartacee è continuamente in aumento e costa sempre meno», in pratica, continuava Torno, si sta arrivando a un utilizzo domestico del libro al quale si sta avvicinando anche l'editoria universitaria. Ecco, vorrei conoscere cosa ne pensate voi.
(M.R. V. @ Torino)

E' indubbio, ma questo forse l'abbiamo già detto in altre occasioni, che stiamo vivendo un periodo che passerà alla storia come rivoluzionario e anche se le novità di questi ultimi 15/20 anni ci appaiono cose del tutto normali, suggerisco sempre di immaginare il ritorno del 'nonno' e vedere in lui l'effetto che farebbe trovarsi circondato dai telefonini, dai computer etc. Allo stesso modo non poteva non rimanere contagiato il mondo dell'editoria. Si pubblica moltissimo e magari si legge poco, ma è proprio dal 'molto' che la storia potrà un giorno far emergere l'opera d'arte. Quando Svevo, Pound e Verga (e molti altri oggi famosi autori) hanno pubblicato le opere a proprie spese l'hanno fatto convinti di poter dire e dare qualcosa di nuovo rispetto a quanto veniva prodotto nel loro tempo. Hanno scommesso su sé stessi, non tanto per motivi economici perché tutti i grandi del mondo della letteratura a stento o per nulla vivevano dai proventi delle loro opere. Oggi come ieri non credo che sia cambiato qualcosa, forse sì, però, oggi è più facile agli autori accedere alla pubblicazione. E se questo vantaggio ha anche un rovescio della medaglia fatto di illusioni, dobbiamo convivere con tutte le contraddizioni che ci circondano.


13 – (16.10.2008) «La poesia è l'arte di usare, per trasmettere il proprio messaggio, tanto il significato semantico delle parole quanto il suono ed il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa. Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l'altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l'ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva. A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, invece che letta direttamente, viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo ed il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo una dimensione teatrale. Questo fenomeno, insieme alla parentela con la musica, viene sfruttato per esempio nei Lieder tedeschi, poesie sotto forma di canzone. Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall'originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un'approssimazione dell'originale.»
Più oltre: «Il concetto di poesia oggi è molto diverso da quello dei modelli letterari; molta della poesia italiana contemporanea non rientra (o lo fa solo in senso lato) nelle forme e nella metrica tradizionali, e il consumo letterario è molto più orientato al romanzo e in generale alla prosa, spostando la poesia verso una posizione di nicchia. Tuttavia il quadro non è così negativo: nella degli ultimi anni il livello letterario dei testi si è alzato notevolmente, e molte canzoni possono essere considerate delle vere e proprie poesie musicate (sono i casi, ad esempio, dei cantautori Bob Dylan e Fabrizio De André).» Questo ho letto nella enciclopedia Wilipedia presente in internet, enciclopedia non di puntuale affidamento, ma questa voce mi sembra un buon punto di partenza. Cosa ne dice la vostra redazione?

(M.G. @ Napoli)

Quello che ci lascia un po' perplessi è quando leggiamo «...il consumo letterario è molto più orientato al romanzo e in generale alla prosa, spostando la poesia verso una posizione di nicchia» e ci piacerebbe raccogliere qualche opinione in merito.


12 – (26.06.2008) Nel riordinare la mia biblioteca sono incappato sul nr. 34 di "Punto di Vista" e ho ritrovato una mia missiva inviatavi nel  novembre del 2002, che riporto «Tempo addietro avevate scritto che questa rivista sarebbe stata pubblicata anche nel sito internet. Invece, dalla nuova riorganizzazione del sito ho visto che la rivista non andrà in rete. Perché?». La risposta che mi è stata data, confesso che non mi aveva convinto allora «...carta e internet sono due realtà molto diverse tra loro e quindi risulta improprio utilizzare internet semplicemente come un luogo dove trasferire un prodotto nato per un supporto diverso, la carta». Oggi a distanza di tempo e con una maggiore esperienza mi rendo conto che la vostra era un'affermazione lungimirante. Assodato il problema, vi chiedo: i testi degli autori pubblicati in internet beneficiano delle medesime tutele sul diritto d'autore che sono riservate alle pubblicazioni su libri e riviste?
P.C. @ Bologna

L'editore ha il dovere, nel momento che pubblica in qualsiasi forma, cartacea o multimediale, i materiali degli autori, di mettere in atto tutte le forme possibili di tutela e proprio a questo fine abbiamo voluto che "Literary" fosse registrato al Tribunale proprio come avviene per le riviste cartacee e quindi avesse un direttore responsabile iscritto all'Ordine dei Giornalisti. Nessuna forma di tutela ci potrà tutelare in toto da chi vuole plagiare dei testi, sia che essi siano stampati su carta che pubblicati in internet, però siamo nelle condizioni di legge per poter adire, qualora l'evento dovesse verificarsi, per vie legali al fine del pieno rispetto della legge.


11 – (10.06.2008) Ho notato, a differenza di quanto avviene nei blog dove le parole si sprecano a tal punto che si annullano a vicenda, che raramente vengono pubblicate lettere in questa rubrica. Perché?
lettera firmata, Firenze

Non pubblichiamo tutte le lettere che ci pervengono, ma solamente quelle che pongono quesiti di generale interesse e, comunque, non pubblichiamo lettere inerenti alle tematiche poetiche o comunque di critica letteraria perché non abbiamo titolo a rispondere. Ci limitiamo alle lettere che propongono quesiti di natura editoriale: problemi sulla distribuzione dei libri, sulla pubblicizzazione dei libri e degli autori etc. Rispondiamo su ciò che conosciamo.


10 – (20.03.2008) Ritiene che il libro morirà con lo sviluppo di internet?
lettera firmata, Varese

Se nella lettera qui sotto (09) ho esposto le mie personali previsioni riferite alle riviste,  un discorso diverso deve essere fatto per il libro. Il libro è per l'autore una tappa del suo percorso letterario e come tale fissa un punto di arrivo da cui ripartire. In questa prospettiva penso che il libro non morirà. Se un'ulteriore considerazione mi sento di proporre all'attenzione è relativa alla visibilità di questo libro una volta edito che, considerati i problemi distributivi delle piccole e medie case editrici, può ottenere una migliore visibilità proprio attraverso internet e proprio attraverso internet potrà avere maggiori possibilità anche di vendita, appunto perché più visibile.


09 – (18.03.2008) La vita letteraria dei poeti è senz'altro una vita molto difficile. Nessun editore è disponibile a investire su di noi. Le riviste stanno lentamente sparendo e lo comprendo dalle continue lamentele che gli stessi direttori espongono quasi in ogni numero. Mi convinco sempre più che noi poeti, se vogliamo essere conosciuti, dobbiamo migrare verso internet. E le gloriose pagine stampate da conservare nella nostra biblioteca (che tanto piacere davano al tatto e alla vista) che fine faranno?
lettera firmata, Perugia

Come ho detto in diverse occasioni "il mondo sta cambiando e noi dobbiamo cambiare con esso". Basterebbe solamente citare l'invenzione della stampa a caratteri mobili con J. Gutenberg verso la metà del Quattrocento e rendersi conto della portata rivoluzionaria che produsse. Oggi stiamo vivendo la nascita di un'altra grande rivoluzione, il mondo di internet che lega fra loro tutti i paesi della terra indipendentemente da qualsiasi confine fisico o politico. La visibilità che si raggiunge attraverso internet non può essere confrontata in termini quantitativi con la visibilità che si ottiene attraverso le riviste cartacee. La mia considerazione è limitata al confronto del ruolo che possono svolgere le riviste e il mondo di internet.


08 – (29.02.2008) Ho ricevuto numerosi riscontri alla poesia, a cui mi dedico da sempre con passione, che mi hanno incoraggiato a valutare la possibilità di poter pubblicare una raccolta personale. Premetto fin d'ora che non posso permettermi di contribuire economicamente alla pubblicazione, se non in forma minimale e/o con la cessione, in forma da concordare, dei diritti d'autore derivanti dalla pubblicazione.
lettera firmata, Padova

Inizio la mia risposta dall'ultima cosa che lei scrive "cessione dei diritti d'autore derivanti dalla pubblicazione". La chiave sta proprio qui: non ho ancora incontrato un poeta che sia rientrato dai costi di pubblicazione di una raccolta poetica. Sì, perché tutti i poeti che pubblicano lo fanno indistintamente a proprie spese. Qualche grossa casa editrice, per motivi diversi, pubblica le poesie di qualche poeta, noto o meno noti, ma lo fanno per mantenere la propria immagine in questo ambito letterario pur sapendo che non rientreranno dei costi di pubblicazione, ma loro possono...


07 – (28.01.2008) Molti amici e amiche poeti mi invitano ripetutamente a inserirmi nei blog. Le chiedo: ritiene che sia utile per farmi conoscere partecipare ai blog?
lettera firmata, Firenze

Sono diversi e contrastanti le opinioni sui blog, quindi mi è difficile tracciare un giudizio complessivo: in alcuni gli autori si scambiano opinioni, in altri pubblicizzano le loro produzioni o esprimono giudizi/recensioni sulle produzioni di altri autori. Mi piace rammentare ciò che scrisse anni fa il compianto Gilberto Coletto, quando ancora imperavano le riviste cartacee: "...la dimostrazione dell’arte letteraria si svolge in ambito più riservato – seppur diffuso – nelle riviste, finanziate perlopiù dagli stessi autori con abbonamento. Quindi noi pratichiamo la lettura di una piccolissima parte degli scrittori operanti." ... "C’è una letteratura editoriale e ce n’è un’altra vastissima dissipata nelle riviste, formata di scrittori dai quali la marginalità e la momentaneità è accettata e direi anche interiorizzata, tanto da conferire anche una particolarità al loro stile." In sostanza segnalava l'impossibilità di una storicizzazione della produzione degli autori, appunto perché dissipata in strumenti, le riviste, che vengono di fatto lette da un numero sempre limitato di lettori. Segnare un'analogia con i blog non è così fuorviante anche se alcuni, pochi, sono gestiti bene. Il problema è che ormai sono talmente numerosi che nella stessa rete sono difficilmente reperibili e quindi anch'essi contribuiscono a una dissipazione letteraria.


06 – (30.11.2007) Nel sito *** dove sono inserita c'è scritto "non è consentito copiare..." e la cosa si riferiva anche a recensioni ai miei libri. In pratica, chi è il proprietario delle recensioni ai miei libri?
Annamaria Ferramosca, Roma

L'annotazione da lei riportatami non è impropria: proibisce la copia dei materiali presenti nel sito (o in una rivista). Il fine, in attuazione della legge sul diritto d'autore, è che siti impropri (di genere non letterario) o nuovi siti letterari possano arricchire il proprio archivio rubacchiando a destra e a manca materiali senza l'autorizzazione degli aventi diritto. Chi sono gli aventi diritto? Nel caso di recensioni: l'autore della recensione, l'autore del libro recensito, l'impresa editoriale proprietaria della rivista o del sito web. La recensione è un caso particolare perché, come abbiamo visto, concorrono tre figure aventi diritto. Su tutte predomina l'autore del libro il quale può utilizzare nei modi (letterari) che ritiene più opportuni le recensioni ai propri libri (inserendole nel proprio sito o in siti di sua scelta). L'unica condizione, definita anch'essa dalla legge, è che siano sempre citati: l'estensore della recensione, la rivista o sito web che per prima l'ha pubblicata e, nei limiti del possibile, l'informazione deve essere integrata dall'anno e il numero della rivista o nel caso di sito web dal mese e anno di pubblicazione. Il tema dei diritti d'autore è molto complesso, qui ne abbiamo esaminato solamente un aspetto.


05 – (27.11.2007) In una delle mie abituali passeggiate all'interno di Literary mi sono imbattuto nei materiali scritti in latino del prof. Carmelo Ciccia. La cosa mi ha molto incuriosito, sia perché mi ha riportato alla memoria il latino dei miei anni di liceo che per aver trovato all'inizio di questo terzo millennio in uso una lingua da più parti definita "morta".
A.T., Treviso

Penso che si dovrà sempre più rivedere la sbrigativa definizione di "lingua morta" quando si parla di latino, forse morta in Italia (ferocemente combattuta da buona parte del mondo culturale in questi ultimi cinquant'anni, ma soprattutto per motivi politici), ma ben viva sia nel resto d'Europa che in Cina, negli Stati Uniti e perfino nel Congo... non aggiungo altro.


04 – (25.10.2007) Ho letto giorni orsono gli allarmanti dai dell'Ipsos sui livelli di lettura degli italiani, nonostante che il mercato dell'editoria aumenti il proprio fatturato. In sintesi 29 milioni di italiani adulti su 48 milioni non legge nemmeno un libro l'anno e a supporto vengono citate alcune risposte: "leggere è sottrarre tempo ad altre attività importanti" o "mi impegno in attività divertenti" o "non voglio sprecare tempo" o "non leggo per non perdere tempo" e mi fermo per non intristirmi ulteriormente. Lei che è addentro al mondo dell'editoria cosa ne pensa?
C.R., Milano

Abbiamo letto anche noi la relazione dell'Ipsos, commissionata da una grande casa editrice italiana e forse da prendere non completamente come oro colato, ma comunque significativa. Non la ritengo così drammatica come molti la vogliono far apparire, considerato che il "mercato dell'editoria aumenta". Semmai si potrebbe fare qualche altra considerazione. Non credo che la percentuale dei lettori sia molto variata in questi ultimi 50anni, poco si leggeva negli anni Cinquanta e poco si legge anche oggi, basti pensare a quanti leggono i quotidiani, spesso sostenuti grazie a sovvenzioni pubbliche. L'aumento del mercato penso sia dovuto al fatto che chi compera libri oggi ne compera più di ieri. D'altro canto la società di oggi non è più quella di un tempo, le comunicazioni (telefonini e internet) hanno rotto i chiusi mondi agricoli o periferici e ci stiamo avviando (forse ne siamo già dentro) verso un nuovo rapporto con la lettura. So di molti giovani che hanno letto libri di grido, come a esempio "Il codice da Vinci", scaricandoli da internet e quindi gratuitamente senza spendere un soldo in libreria, tranquilli di poter buttare nel cestino il file se il libro non piaceva. Ecco, questa possibilità non è possibile col tradizionale libro cartaceo se non a un costo, appunto il prezzo di copertina. Forse proprio attraverso internet si avvierà una nuova stagione di lettura, gratuita, ma sempre lettura.


03 – (01.10.2007) ...m'informano che una rivista di *** ha pubblicato a mia insaputa la mia recensione al libro di ***, a suo tempo apparsa sul vecchio "Punto di Vista" e ora in rete in "Literary". Se da una parte tale comportamento mi lusinga, dall'altra mi spinge a chiedermi  se esso è diventato ormai prassi corrente o conserva invece una sorta di censurabilità. Non avendo la risposta giusta mi permetto di girare la questione...
Giorgio Poli, Pistoia

La questione non è facilmente dirimibile, per certi versi non è distante da quella posta nella lettera nr. 01. La sua recensione è stata stesa o su sollecitazione dell'autore del libro o della nostra redazione. In entrambi i casi, proprio perché la finalità era la pubblicazione sulle pagine di una rivista, strumento di divulgazione per eccellenza, essa diventa patrimonio comune al quale tutti hanno accesso. Le leggi in vigore obbligano chiunque (rivista, libro o sito web) intenda ripubblicarla a riportare le informazioni originarie di appartenenza: nome e cognome dell'autore della recensione, nome della testata o del sito web che l'ha pubblicata, indicando il numero e l'anno di pubblicazione. Non esiste obbligo di autorizzazione alcuna né da parte dell'autore né da parte dell'editore. La cosa potrebbe complicarsi e dare adito a eventuali azioni legali se la recensione venisse pubblicata in un sito web improprio, cioè non a carattere culturale o letterario ma diverso, cioè di altra natura, ad esempio pornografico, perché questo lederebbe l'onorabilità di tutti gli attori concorrenti: autore del libro, recensore, editore della rivista.


02 – (29.09.2007) Ho avuto contatto con l'agenzia letteraria *** e non credo di essere rimasto soddisfatto, però devo anche ammettere che non sono riuscito a capire quali siano i compiti di un'agenzia letteraria. Potete gentilmente riassumermeli.
G. L., Como

Non è una risposta semplice, cercheremo di sintetizzare e ci limiteremo a un'opera di narrativa. Un'agenzia letteraria ha diversi compiti: 1) Valutare la congruità dell'opera ricevuta in esame con le tendenze degli interessi e gusti della società in divenire. Gli elementi di questa valutazione si fondano sulle analisi degli scenari sociali e culturali effettuate da appositi, pochi, centri di ricerca sull'evoluzione della società. 2) Valutare la qualità letteraria dell'opera ricevuta sotto il profilo linguistico. 3) Una volta approvata l'opera, ricercare la più idonea casa editrice per il genere letterario dell'opera. 4) Contrattare i termini del contratto tra l'editore e l'autore e l'agenzia stessa che diventa parte del contratto. 5) Verificare il corretto procedere della casa editrice. 6) Verificare i conteggi annuali o semestrali delle vendite. 7) Ricercare nel mercato editoriale straniero case editrici per la pubblicazione di traduzioni dell'opera.
Prima di raggiungere il punto 3 l'autore dovrà valutare se accettare o meno le indicazioni che l'agenzia può proporre sia sotto il profilo contenutistico che linguistico. In pratica, l'agenzia potrebbe fare delle osservazioni su alcune parti della struttura del libro e richiedere modifiche o integrazioni al fine di accettare la rappresentanza dell'opera. Questo è senz'altro uno dei punti più controversi che alcuni autori considerano lesivo della propria creatività. A questo compito, che possiamo definire istituzionale, molte agenzie letterarie hanno affiancato corsi specializzanti di vario genere, sempre in ambito letterario o editoriale.


01 – (26.09.2007) Vi prego di provvedere alla immediatamente cancellazione del mio nominativo. Cordialmente.
via mail

Inizialmente pensavamo che lo scrivente ci ingiungesse di cancellare il proprio indirizzo di posta elettronica (un suo diritto), ma noi per abitudine non scriviamo mai a nessuno, solamente agli abbonati, e rispondiamo solamente a quanti ci scrivono. Non inviamo newsletter, non inviamo comunicati, nulla di nulla. Poi a una successiva mail ci specificava che voleva fosse eliminato il suo nominativo legato a una sua recensione a un libro di un altro autore e già pubblicata nel 2004 sulle pagine di una nota e qualificata rivista letteraria italiana. Recensione che avevamo ricevuto dall'autore (abbonato) e pertanto inserita nella sua documentazione. Tutto regolarmente: una volta che l'estensore di una recensione ha accettato che sia pubblicata su una rivista, quella recensione è di dominio pubblico. Quanti (altre riviste o siti web) la ripubblicano sono tenuti per legge ad indicare il nominativo dell'estensore e l'intitolazione della rivista che per prima l'ha pubblicata con relativo numero e anno (Legge 128/2004, art. 65.1: “Gli articoli di attualità, di carattere economico, politico, religioso, pubblicati nelle riviste o giornali, possono essere liberamente riprodotti in altre riviste o giornali, anche radiofonici, se la riproduzione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la rivista o il giornale da cui sono tratti, la data e il numero di detta rivista o giornale e il nome dell'autore, se l'articolo è firmato”). E anche noi ci siamo attenuti alle normative di legge. A quanto detto possiamo aggiungere che questa disposizione di legge è in linea con la sentenza nr. 105/1972 della Corte Costituzionale che recita: “Esiste un interesse generale alla informazione – indirettamente protetto dall’art. 21 della Costituzione – e questo interesse implica, in un regime di libera democrazia, pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee”. La richiesta è pertanto infondata. Oltretutto, la medesima recensione è ripresa in altri siti web.


(24.09.2007) Era tempo che riprendesse questa rubrica che avevo sempre seguito su "Punto di Vista", dalla quale, come autore, ho imparato molto dei meccanismi del mondo editoriale sia della carta che virtuale.
M.A., Roma

Ci fa piacere. Era tempo che volevamo avviare anche in Literary questa rubrica che tanto interesse aveva suscitato nei lettori della cessata rivista cartacea. Adesso riprende.


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