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Arixi

Biagio (Villasor 1943), poeta e scrittore, vive a Roma. Ha pubblicato le opere: Amore: sale quotidiano (1978, poesia), Polvere nera (1980, poesia), Diverse giovinezze (1982, poesia), Violenza immaginaria (1984, poesia), Il mago innamorato (1984, fiaba), Omaggio alla Sardegna (1984, poesia), Grandine (1986, poesia), Figlio di vescovo (1988, romanzo), Piacevole punizione (1989, poesia), L'ago d'oro di Acquachiara (1992, fiaba), Le vie del cuore (1996, poesia), La maga baraccona e le conchiglie stregate (2001, fiaba), Mercurio e l'isola blu (2001, fiaba), Vento e la barriera di piume (2001, fiaba), Cayba d'amor (2001, poesia), L'Amore è Libertà (2007, poesia). Ha conseguito i seguenti primi premi: 1979: "Cittadella"; 2002: "Camaiore".

Sulla sua produzione letteraria hanno scritto, tra gli altri: G. Alvino [Le vie del cuore] «L'equilibrio e la medietas che avevano caratterizzato così marcatamente la poetica di A. ftino a Piacevole punizione non sono più che tanti barbagli larvatamente attivi, e l'ideale classico soffoca sotto le macerie di un magma linguistico centrifugato da un'incontenibile e suprema voluttà di disordine. Siamo al rifiuto della convenzione grammaticale, delle istituzioni metriche, della letteratura. Un rifiuto perentorio, incontrovertibile, senza rimedio, nella consapevolezza – lucida sì, ma disperante – che la violazione dell'ordine rappresenta l'unica via di scampo al male di vivere, il budello di crudeltà purgatoriale che solo possa condurre all'autentica, immediata epifania della carne viva, attraverso Le vie del cuore.». A. Baldi "Il Cagliaritano" «Entrati nella scrittura di A. ci è dato capire come per lui nel sogno sia possibile intuire, specchiandosi nel proprio doppio, la profondità delle proprie ambizioni. Ma solo in una sorta di delirio lirico il poeta dispiega tutti gli artefici tecnicotematici praticando l'eccesso e il perseguimento del limite , del margine, oltre il quale, possibilmente porsi.». G. Bárberi Squarotti «Ho letto il libro con molto vivo interesse per l'intensità, (spesso drammatica) della rappresentazione, che vi si compie, della passione amorosa.»; «Nel nostro tempo forse solo la sua poesia giunge a tanta altezza e di vita, di passione e di esperienze, di gioco e di piacere.». G. Bassi "L'Unione Sarda" «Dolci poesie d'amore, piccoli epigrammi caustici, minimali versi. Un'antologia che rappresenta un inno all'amore in tutte le sue forme.». M.C. Becattelli "L'Infrmatore librario" «A. ha un piglio più direttamente "classico" in cui la melica greca (la Saffo violenta e sublime di "Eros ha squarciato la mia anima...", l'Alceo più dolce e musicale, l'Anacreonte più irruento e sanguigno) si manifesta come acquisizione diretta, immediata, mai strutturata su effimeri intellettualismi, originata soltanto dal "vissuto" che qui diviene patrimonio emozionante tanto privato da farsi - per paradosso – universalmente "visibile".». F. Belluomini Presidente "Premio Camaiore" «Ironia, amarezza, felicità e speranza rappresentate da elementi testuali apparentemente colloquiali e evasivi. Un linguaggio, quello di A., che si presta a giudizi chiari e unitari, che spesso pare, tralasciano gli sconcerti e i lampi che si ripercuotono nello spessore poematico delle liriche arixiane.». A. Bevilacqua [Violenza immaginaria] «Schlegel scriveva: "La poesia degli antichi era quella del possesso, la nostra quella della nostalgia". Collocandosi nel mezzo, ossia ottenendo il suo possesso con nostalgia, A. ripete con Buñuel al suo Simòn: "Vivi vicino a me , se lo desideri, madre, ma con questo bacio io ti dico addio in questa vita". A questo "bacio", di continuo trapasso amoroso, dato alla figura femminile che abita lo stilita-poeta, sono dedicate le poesie più belle: un bacio che è contatto e insieme fuga, comunque distacco dall'impura poltiglia dell'esperienza. La cronaca, minuta e dolente, si registra all'interno, nei labirinti delle ferite quotidiane. Come siamo lontani, davvero, dalla falsa idea di un autore che, coinvolto in una diversità sessuale, scuote la propria gabbia. A mezz'aria, nel deserto di Simòn, esiste un altrove...». D. Bellezza [Polvere Nera] «A. ha raggiunto una tale maturità e un tale perfezione di temi da lasciare sbalorditi chi segua le avventure della poesia contemporanea. Tutto è mosso in A. da quello che Anceschi chiamava, con eufemismo, per Sandro Penna, il più grande poeta del secolo, secondo me, l'eros greco, che però non ha l'orrore e la volgarità dei nostri giorni fintamente permissivi, ma si accampa specchiandosi fra gioia e dolore, fra rimorso e tormento, fra colpa e sogno in una luce mediterranea che permette al poeta di raccontarci la sua storia senza falsi pudori e senza velami austeri.»; [Diverse giovinezze] «Posso dire con molta umiltà, e con sincera sincerità che A. è uno dei più grandi poeti italiani viventi? Lo dico sapendo di sfidare il conformismo dei manuali storici degli anni Settanta, delle riviste alla moda e dell'editoria "maggiore" che si occupa, ahimé, quasi sempre di poesia meta-linguistica (anche se tutta la poesia è meta-linguistica) e trascura la poesia che ha qualcosa da dire, il poeta che ha un messaggio da raccontare.»; «Ma ritornando al libro di A: Penna, Pasolini. Kavafis sono i suoi maestri; e più Penna e Kavafis: sia per l'amore greco e sia per il privato in cui A. si compiace e si vergogna.»; «L'emotività di questa poesia, così tormentata e sofferta, in certi accenti, trova una connessione meno superficiale con certo Rimhaud, e non ignora Verlaine, ma anche nei testi di più scoperto verismo, dove appaiono (Purezza - Incomprensione - Tempesta,) si avvertono una veemenza e una delicatezza assieme, tali da determinare il "panismo cosmico d'amore".»; «A. ha finalmente toni nuovi, e all'amore disperato e fraterno, aggiunge senza rimedio una storia personale più ardita, meno compromessa dai sensi, una nuova strada da percorrere senza rivolte, quasi ucciso o crocifisso.». L. Cacciò "L'Unità" «Il tema di A. è l'amore-candore e quindi l'esaltazione e la disperazione che, alternativamente, per legge di natura si susseguano.». M. Calabrese "Il Poliedro" «A. è un ricercatore accanito dei momenti più diversi dell'animo umano. Egli infatti considera e prende in esame i vizi, le virtù e le malattie dell'uomo attraverso i diversi stati d'animo e le varie stagioni della vita. Una poesia magica intrisa di tristezze ma anche di gioie improvvise.». M. Centini "Controcampo" «Una poesia continuamente rinvigorita da riscontri che trovano nella realtà e nell'avvicendarsi del tempo, uno stimolo per codificare nel linguaggio letterario le giornaliere esperienze e le continue sensazioni esistenziali di tutti noi.». C. Chiodo "L'Informatore librario" «La lingua del poeta è semplice, essenziale, ma colpisce il lettore per la secchezza e la magnifica rappresentazione dei sentimenti che non sono mai involuti o oscuri, ma sinceri e luminosi.». G. Conte «E un bel libro, compatto stilisticamente, con apici in cui si sente la meravigliosa ombra di Kavafis vicino.». G. Dall'Orto "Babilonia" «A. propone una poesia drasticamente diversa, soprattutto perché non vagheggia ciò che non è stato bensì riflette su ciò che è stato. Il risultato è una poesia che parla di grande sete, spesso appagata, mai sopita.». N. De Giovanni "Salpare" «Le poesie di A. dicono io in una altalena di gioie e di dolori quotidianizzata con il rapporto d'amore che, prima ancora di fisico è un sentimento coinvolgente a livello psicologico.». F. De Napoli "Punto di Vista" «Una virtuosa e sapiente "ingenuità" che i suoi grandi maestri in Penna e Saba, anch'essi votati al culto della semplicità il che non significa gratuito "candore". Poesia "solare", dunque, ma illuminata da un "sole minaccioso" che non maschera le insidie e i palpiti. Questa è una poesia sublime che aspira alla purezza attraverso l'impurità, così come ci hanno insegnato i grandi maestri della letteratura d'ogni tempo.». I. Donfrancesco "Nuovo informatore librario" «L'hanno definito " l'ultimo artigiano del sentimento" per il sofferto cesellare le cose e le parole, che gli nasce spontaneo all'interno delle soluzioni liriche. Attraverso una sorta di arcana complicità con il Mistero – ciò che poi contraddistingue tutti gli artisti "di razza", A. riesce a cogliere l'erosione dei sentimenti, lo squarcio che ogni emozione produce sull'animo, i riverberi di un'impossibilità d'amore che nei suoi versi si fa possibile.»; «A. può permettersi voli e guizzi di maniera, vezzi ironici, ingenuità e virtuosismi fino allo sberleffo, petrosità e magie nel luogo in cui Eros ha "capovolto i misteri".». A. Ederle "L'Arena" «Un canzoniere d'amore dove il poeta allinea le sue liriche in un tragitto di gioie e di pene percorso con il trasporto e l'innocenza di chi a quell'amore attribuisce l'apice della stia esistenza. Una scrittura piana, priva di inciampi e inutili stravaganze.». G. D'Elia «Sono poesie davvero "fresche" e sincere, belle per la semplicità del sentimento (di dolore o di vita amorosa) sempre inquieto e vivo. Ci riporta la nostalgia di poeti come Penna, Saba, Kavafis che non temevano l'oggettivazione in "figure" del proprio "io minore".». E. Fiorenza "Lo Specchio" «Questi versi del libro Polvere nera hanno indotto qualche critico a gridare al caso letterario. Dentro si annidano una sofferenza cosmica, un'inquietudine che lo trasporta verso lontane latitudini di malinconia e una paura che lacera e distrugge il suo ottimismo, la sua delicatezza.». S. Foglia «Queste poesie rievocano lontani e forse anglosassoni paradisi cui il lettore si affaccia con un brivido di rimorso.». M. Fortunato "L'Espresso" «Lo confessiamo: non avevamo mai letto i versi di A. Ripariamo dicendo che si tratta di un poeta che meriterebbe molta più attenzione di pubblico e di critica. Questa sua "autoantologia" raccoglie lavori editi fra il 1978 e il 2000. Scopriamo con commozione un artista di grandissima grazia e sensibilità, un originale discendente di Sandro Penna.». A. Giordano «L'opera poetica Cayba d'amor ha versi ricchi di cultura, di filosofia, di arte, dove il tuo "io" si trasforma in pagine di versi poetici che sono "quadri dipinti in Poesia". Dio ti ha dato dono di preparare momenti stupendi poetici che suscitano gioie a sentirli.». M. Grillandi «Il tuo limpido e appassionato canto d'amore – ché di questo si tratta – è una delle letture più stimolanti e sconvolgenti che io abbia mai fatto.». F. Hoefer "Fogli di poesia" «Si parla di te, del tuo mondo poetico, del tuo far Poesia; al di là di tutto e di ogni cosa; ed i tuoi apparenti condizionamenti componitivi non intaccano minimamente l'economia delle sillogi.». M. Jacovelli "I più importanti poeti italiani contemporanei" «Ci sono poeti d'oggi che portano la loro condizione come fardello o colpa o residuo di un antico privilegio. A. non appartiene a questa razza. Lui di esser poeta è fiero e con orgoglio te lo mostra. Il poeta per lui è ancora unto dal signore. Chi lo è e chi non lo è. Se non c'è quel qualcosa (il duende in spagnolo), puoi arrancare quanto vuoi, non scatterà la scintilla. E poeta che prende di petto la sua ispirazione. Sa che esiste un limite sottile, sottilissimo che accende la parola semplice e anche banale, che le dà la giusta spezzatura poetica. E lo fa nei toni giustamente "alti", "sublimi" che sono permessi ad un poeta che (è stato opportunamente osservato) taglia di netto con le poetiche del Novecento per coltivarsi un fondo "antico", una infallibile memoria che attinge lontano. Ad esempio alla preziosità dei lirici greci, dei Mlimnermo e dei Callimaco, le sue vere fonti.». F. Lepre "Talento" «E per prima cosa, comincio col dire che, diversamente di altri autorevoli personaggi che hanno paragonato A. a Sandro Penna io, tra questi due poeti, non trovo poi così tante affinità. Penna approfondisce troppo i particolari dei suoi "incontri amorosi". Niente del genere invece, mi è accaduto leggendo la poesia di A., perché nel suo bellissimo dire poetico non c'è nessun scadimento nella volgarità.». P. Lucarini Poggi «Vorrei averlo scritto io un libro così vivo, a sangue, palpitante come un'arteria tagliata a rosso. Sono così felice di aver attraversato la poesia di un poeta meraviglioso.»; «E dunque ecco Cayba d'amor che mi raggiunge, un fuoco di vita intensa, ad attizzare incendio. Dolore lapidario irrimediabile, immedicato. Impietrito, coagulato, nel sangue del silenzio. Divenuto gemma, rubino di poesie. Un miracolo!». D. Maffia "Il Cittadino" «Grandine è il quinto libro di poesie di A. e la personalità del poeta è ormai ben definita; raffinatezza e tenerezza, essenzialità e nitidezza, lirismo e pensiero sono le qualità che distinguono un poeta.». E. Maizza "Il Giornale di Brescia" «...E non è un caso che questo libro di A. si intitoli Grandine, poiché se è vero che la grandine evoca la tempesta, qui siamo nel pieno della tempesta dell'anima che, andando a ritroso nel tempo, brucia in un immenso falò i ricordi del passato e le infelicità del presente. In Grandine il dipanarsi della vita è come un rincorrere le illusioni, sapendo che l'uomo è in sostanza un mistero nel quale coabitano miti e miserie. A. sa cogliere a volte ciò che di magico questo mistero contiene, ben conscio forse anche che l'amore è come un giuramento scritto sulla sabbia.». G. Mameli "L'Unione Sarda" «... Malgrado questa parsimonia e linearità di scrittura la sua risulta una poesia fondamentalmente aristocratica, che affonda le radici (come quella di Sandro Penna ) in modelli ellenistici. Chi conosce i poeti dell'Antologia Palatina ritrova qua echi e toni.». F. Mannoni "Il Cagliaritano" «Pagina dopo pagina si sente la tenerezza contagiosa dell'intimo franare in una dolcezza ove pena e lusinga tessono il fili d'una emozione intensa, dentro il senso acceso, fermentante come mosto in una botte.». G. Marchetti «La sua è una poesia così liricamente pensosa che è persino consolante con quei filamenti di cronaca che affiorano sconsolati e inesorabili.». E. Mercuri [Amore: sale quotidiano] «...ora un nuovo poeta: A., ci cerca con la sua storia di amore e di poesia, affidandoci la sua umana vicenda, il suo essere così alla ricerca di dare all'ansia un approdo, una castità, una delicatezza, un valore. Ciò che ancora verrà è la maturazione, il segno di una lingua più scarna, di un'essenzialità estrema, di quella splendida semplicità, che fa di Sandro Penna un grande poeta, e l'ideale maestro di un nuovo, giovane e vero poeta.». M. Milani [Diverse giovinezze] «A. nella poesia ci crede, e la rispetta. Lui, non è adatto a stare accanto a certi sperimentalismi da strapazzo. Io lo sento vicino ai miei amici poeti, a quei maestri che anch'io, nella mia giovinezza, studiavo e amavo; a coloro che mi hanno sempre aiutato con i loro libri, con la loro anima, il loro cuore trasfusi nelle pagine. Quando leggo A., mi viene sempre a mente Rimbaud, la sua vita tumultuosa, ma non dico niente a A. Rimbaud era un adolescente, A. non lo è più anagraficamente, ma lo è restato a sua insaputa. Io penso ai "Deserti dell'amore", a quella poesia che è rimasta nel tempo, ai destini dei poeti che si assomigliano.»; "Roma più" «La poesia dei veri poeti è misteriosa e inesauribile. A. ha questo dono. Il nuovo libro è la storia, quella dei suoi tormenti, del suo assurdo amore. A. si consegna ai suoi lettori disarmato, una voce chiara, classica e attuale insieme. Nella sua poesia il corpo è incatenato alla terra, ma l'anima cerca l'infinito.». R. Minore [Grandine] «Ma in questa regressione che A. propone e ossessivamente attua (ora anche con le prose finali, ritmiche e incalzanti, ma con una loro estenuata bellezza che ci illumina in qualche maniera il narratore ancora inedito), c'è una saggezza non solo istintiva, un gesto di sfida e di oltranza. La mobilissima freccia di questo arco colpisce con un dolcissimo dono d'amore senza prezzo. Quel dono per cui il poeta sa che l'amore è inganno, ma su quell'inganno eleva un altare di irragionevole e umanissima passione. E intreccia un dialogo serrato in cui l'oggetto d'amore diventa assenza e ossessione. E un dono per cui A., con Cardarelli potrebbe ripetere che davvero l'amore brucia la vita e fa volare il tempo.»; «A., come Leopardi, sa che l'amore è inganno, ma su quell'inganno eleva un altare di irragionevole e umanissima passione, intreccia un dialogo in cui l'oggetto d'amore diventa assenza e ossessione: quella per cui A., con Cardarelli, potrebbe ripetere che davvero l'amore brucia la vita e fa volare il tempo.». G. Palmisano "Il Piccolo" «Matura tappa di un'esperienza lirica iniziata nel '79 e subito arricchitasi da una serie di altre sillogi, Grandine ha la sua nota caratteristica in una limpidezza elementare di pensieri e immagini che scorrono sulla pagina come ruscelli d'acqua.». F. Pansa «A. ha già pubblicato tre libri di poesie che hanno avuto caldi consensi di critica, ma che forse ancora non hanno imposto A. per quello che è: uno dei più autentici poeti che siano apparsi sulla scena letteraria negli ultimi dieci anni.». M. Papa "Il Manifesto" «Ciò che colpisce immediatamente, in Violenza immaginaria, è la risolutezza del soggetto nell'accollarsi il peso dei "dolori sovrapposti", nel rivendicare costantemente la propria presenza e dignità anche quando il naufragio dell'identità sembra doversi approssimare...». R. Pazzi «Tu hai conquistato al regno della poesia una ribelle provincia già domata e poi persa, durante i consolati di Penna e Pasolini...: l'erotismo, quello regale "causa sui".»; «Balzano agli occhi i diversi paradisi della tua esperienza, la sapienza folle del cuore, che intinge nei sensi la mano che carezza e che scrive. Cayba d'amor mi sembra un'antologia importante, un piccolo breviario di esercizi, per quella sosta necessaria a continuare la navigazione in mare aperto, che la vera poesia sa offrire.». F. Perfetti [Vita sera] «Oltre che negletta, la poesia, si sa, è una musa pudica: non vuole uscire allo scoperto. Si parla, naturalmente, della poesia vera, di quella che nasce dall'interiorità dell'uomo. Ma prima o poi essa è costretta a mostrarsi... E il caso proprio delle liriche di A. Il quale è un poeta nato: i suoi versi sono delicati, percorsi da fremiti improvvisi, animati da accenti di eccezionale autenticità.». G. Pontiggia «La sua antologia testimonia la vitalità e la profondità del suo percorso poetico: l'intensità dell'esperienza esistenziale e la capacità di mettersi ogni volta in gioco, tra lucidità e visionarietà, tra pathos e ironia.». A. Porta [Piacevole punizione] «Una delle parole che ricorre con maggiore frequenza nelle pagine di A. è "vitalità": Ebbene, la sua poesia è esattamente questo, il tentativo di recuperare la "vitalità" in ogni circostanza, anche la meno favorevole, anche la più casuale e imprevista. Ho la certezza che A. abbia una profonda fiducia nella possibilità che il suo linguaggio possa raggiungere un suo pubblico, aperto e disponibile: davanti ai suoi versi non c'è un vuoto tu astratto ma un gruppetto di persone vogliose di risentire il canto delle antiche sirene e provarne adeguato piacere.». Quotidiano "Il Giornale di Sicilia" «Poeta d'amore che richiama il lirismo di grandi classici come Alceo, Saffo e Catullo, A. prosegue il suo travagliato viaggio nel mondo del sentimento e della passione erotica.». Quotidiano "Il Mattino di Napoli" «Una antologia di liriche che cantano l'amore: "gabbia e porta aperta perché solo ciò che lega rende liberi e le vie del cuore sono l'unico tramite con la pienezza e l'autenticità dell'esistenza".». Quotidiano "Il Resto del Carlino" «Una parola che ricorre con maggiore frequenza nelle pagine di A. è "vitalità": Ebbene la sua poesia è esattamente questo. Echi forti del mistero dell'Esistenza e di un'infanzia perduta cui il poeta guarda con l'occhio dei suoi maestri: Pindaro, Saba e Sandro Penna.». Quotidiano "Italia Sera" «Cayba d'amor versi scelti tra le preziose raccolte pubblicate da A. che testimoniano vari periodi della sua fertile creatività e che hanno avuto un grande successo consacrato dai suoi lettori e da una severa critica.». Quotidiano "La Gazzetta di Parma" «Una serena classicità domina questi versi illuminanti, come scrive Renato Minore, da una "preziosa intelligibilità", ma anche da una "potenzialità enigmatica" altrettanto resistente e complessa.». D. Rea «Tu non sei un poeta stagionale: lo sei di sempre.»; «Il tuo linguaggio coerente, comune, impoetico; si direbbe alla fine monta, si accartoccia, diventa fuoco, manda fiamme e scintille e lascia tanta cenere nella mente.»; «La tua poesia infonde salute e anche le sconfitte si trasformano nella vittoria di una felice scrittura.». U. Reale "L'Avanti" «La poetica di A. è del tutto esistenziale, fatta di personali preoccupazioni: la sua è una lirica amorosa, quasi un canzoniere, con gli struggimenti, i timori, le gelosie, le esaltazioni, le fantasie e le recri­minazioni proprio dell'eros, fino a configurarsi come clementi di un paradiso, più completo nella trasgressione.». V. Riviello "Avvenimenti" «Le vie del cuore è il titolo dell'ultima raccolta in versi di A. Ma sono vie impervie e desolanti che non discendono più da canzonieri d'amore, da madrigali per "trohador" da quella "gioia semplice e limpida" di cui scriveva Antonio Porta.». Rivista "Il Giornale d'Italia" «Nei versi di A. echeggia, talora la grecità di Sandro Penna, ma resa più dolente perché riflesso di una situazione esistenziale vissuta con disincanto e intima sofferenza. Una poesia di sentimenti, di stupori, di illuminazioni.». Rivista "Il Tempo" «A., in effetti, sembra palesare una vocazione autentica: è una voce limpida, elementare e insieme complessa. Nelle sue liriche si ritrova il nitore, ma anche la drammaticità ingentilita da un naturale sentimento idillico, dell'anima isolana.»; «Una personalità poetica viva e autentica; Penna è sicuramente uno dei suoi maestri: ma alle origini si scorge, con poche mediazioni, la lezione dei lirici greci. L'interesse del libro deriva proprio da questo impasto di "antichità" e di moderna sensibilità.». P. Ruffilli [Cayba d'amor] «A. ha avuto lettori di grande qualità critica e tutti hanno sottolineato come i suoi versi, pur confrontandosi con temi e situazioni anche drammatici della vicenda esistenziale, siano l'immagine speculare della gioia e della semplicità e segnino l'incontro della vita con la grazia sulla scena luminosa della parola. E stato spesso richiamato come antecedente e riferimento privilegiato Sandro Penna, rispetto al quale tuttavia A. ha un'autonomia che ne rende personalissime la trasparenza lirica e la cantabilità, delicata e insieme potente.». G. Salveti "Crisi e letteratura" «Le poesie di A. sono intensissime e notevoli per forma, struttura e temi.»; "Centro studi di Poesia e storia delle Poetiche" «Un libro intenso, poeticamente sapido, di ricco tessuto classico, sicuramente un notevole passo avanti rispetto a Polvere nera. Una maturazione che mi aspettavo: e già dissi, a proposito di Polvere nera che il paesaggio e l'anima si fondevano, realizzavano una ambiguità di secondo tipo (per dirla con Empson) di valore notevole nella diversità del dettato e nella omogeneità del mìlos.». C. Santoianni «Insomma, non si può tenere nascosto l'amore: prima o poi uscirà fuori, tutto il corpo lo rivelerà. Le parole di A. sono esplicite, senza essere offensive, se dissacrano lo fanno con garbo, esprimono poeticamente la realtà spesso cruda.». D. Silvieri "Il Quadrivio" «Anche A., come Saba è sospinto dal doloroso amore per la vita e questo amore lo esprime con le parole di sempre, senza bisogno di sperimentare nuove forme e nuovi linguaggi, sicuro di vincere le sfide con le avanguardie.». A. Spagnuolo "Prospettive culturali" «"A. – scrive Dario Bellezza nella postfazione a Polvere nera – vuole lo scandalo e lo ottiene sulla pagina: scandalo di comportamenti, scandalo di psicologia: l'eros greco, la diversità". Le note allora si compongono ampie e dettagliate in un canto morbido c delicatamente melodico. I confronti, i paragoni, le esigenze acquistano trasparenze di indiscusso valore espressivo, con tutta la ricchezza e la interezza di humanitas che una tale poesia può proporre.». M.L. Spaziani [Polvere Nera] «I,a poesia di A. non è di facile ricezione. Affermare una cosa simile a proposito del più chiaro e limpido dei nostri poeti potrà sembrare a dir poco strano a chi abbia letto qualche stia primizia, a chi lo veda come un liliale, quasi un naif che inutilmente, e con patetica grazia, vuole ricordarci su quali "interni di proibito" fioriscano le sue bianchissime corolle striate di malinconia.». N. Vacca "Il Secolo d'Italia" «Quanto mi mancano i poeti d'amore! Non lasciamoci sfuggire quei pochi, come A., che ogni tanto giungono fino a noi con il loro passionale frasario di romanticismi, passioni e sentimenti.». A. Ventura "Oggi e dimani" «L'inevitabilità della passione è avvertita ed espressa da A. con quella disperata lucidità che fa propria dei grandi lirici classici: penso a Catullo, agitato da una passione eterosessuale, ma altrettanto totale e divorante.». C. Vitiello «...Certo, aveva ragione Dario Bellezza quando indicò in Penna e Saba i lumi tutelari di A., tuttavia bisogna, penso, situarvi al vertice un particolare Pascoli, che a essere osservato retrospettivamente suona più chiaro piìi semplice, al di là del simbolismo efferente. La semplicità, se si guarda bene, è una conquista non facile che è dono di pochi.». L. Zinna "Arenaria" «Quella di A. è una poesia ironica, sorniona, dolente d'incontri ed occasioni reali e rivissute, consapevole soprattutto della grande lezione del '900: elementare, ma ricca di metafore, complessa, ma essenziale quasi fino all'epigramma.».

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