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Buldrini
Flavia (Fabriano 1976), poeta e critico letterario, vive a
Esanatoglia. Si è laureata nel 2002 in Lettere moderne all'Università di
Macerata con una tesi sui romanzi di Elsa Morante. Ha collaborato con le riviste
letterarie "Il Pendolo" e "Il Convivio" e con i periodici locali "L'Azione" e
"Il nuovo Chienti e Potenza", presso cui ha conseguito l'iscrizione a
giornalista pubblicista. Ha pubblicato: Petali di cielo
(2001, introduzione di Vincenzo Zollo),
All'aurora ti cerco (2002, nell'antologia
"De laude eremi"),
Ti ho cercato
(2004, postfazione di Enrica Virgili), Giulio Salvadori. Poesie scelte (2006).
Suoi testi sono presenti in diverse antologie, tra cui "Poeti e scrittori di
oggi nel fabrianese. Ha tradotto in francese poesie di Ines Scarparolo e
Cristina Contilli.
Sulla sua produzione letteraria hanno scritto, tra gli altri:
M. Falessi «È
una poesia, quella di B., ricca di slanci di elevazione spirituale, fervida di
sentimento religioso, di voglia di celestialità. Il cielo sembra essere l’asilo,
la meta di tutti i suoi pensieri e, nel confortante desiderio di potersi
inebriare della sua luce, ella vince la vita e la sua naturale contaminazione,
illuminandosi d’immenso.»;
E. Virgili «La poetessa grazie agli
occhi della sensibilità e dell’immaginazione riesce a recuperare totalmente il
mondo sommerso, nascosto e misterioso dei sentimenti e delle emozioni più
intime, segrete e sovente, comprensibilmente inconfessabili.
Attraverso l’uso sincero, ma suggestivo e ricercato della parola poetica
l’emozione ti sorprende e ti assale all’improvviso, come un palpito del cuore,
come un violento sospiro d’amore, come una trepidazione inarrestabile. Le poesie
si animano, diventando creature vive nelle quali rivedi e ritrovi te stesso,
come guardando in una fotografia di ieri, mai sgualcita dal tempo. I versi
riescono a ricreare il profondo e l’intimo spessore di ogni affascinante
emozione, di ogni interminabile attesa e di ogni piccola o grande sofferenza che
l’amore genera dentro di noi.»; V.
Zollo «Non è semplice capire ad una prima lettura dove mira lo
scrivere di B. L’errore più grosso che si può compiere è
quello di fermarsi a valutare il lato estetico dei suoi testi, semplici nel
linguaggio – anche se con qualche ricercatezza nell’uso dei vocaboli – e diretti
nel messaggio: questa è la scorza. Il
frutto della sua poesia lo si comincia ad assaporare solo quando,
dopo qualche morso, si raggiunge il cuore, la “polpa”. E’ lì che si scopre come
l’autrice tiri le somme della propria esistenza e miri ad ambire ad uno stato di
quiete, forse preclusole nella vita quotidiana. E’ lì che
si scopre e si fa scoprire consapevole di una fede salda, che la conforta e allo
stesso tempo la stimola nella continua sua ricerca di risposte. Nei suoi testi
non si rivolge a Dio solo in tono di preghiera, ma anche in atteggiamento di
ricerca critica.».
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