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Dino

Giovanni (Palermo 1959), poeta, vive a Villabate. A valorizzare le sue qualità poetiche è stato Giulio Palumbo. Ha pubblicato l'opera di poesia La parola sospesa (1994) ed è in corso di stampa Ritorneremo, poema ispirato alla figura di fucina e d'amicizia dei suoi due maestri Giulio Palumbo e Pietro Mirabile. Ha ricevuto i seguenti primi premi: 1993, Torino "Due fiumi"; 1995, La Spezia "Cinque terre" (per il libro edito La parola sospesa). Sue liriche sono inserite in diverse antologie: "Verso fine millennio" (1996), "Schegge di poesia" (1996) "Poeti e Muse. La parola, il tempo" (1996) ed è inserito nel "Dizionario autori italiani contemporanei" (1996, G. Miano Editore) e nel "Nuovissimo dizionario autori scelti" (1996, Cronache Italiane). Collabora in qualità di redattore per la rivista mensile "Ponte" di Villabate. Fa parte del comitato organizzatore del premio letterario "Edoardo Salmieri". Sull'opera letteraria di D. hanno scritto: B. Andolfi «Si rimane meravigliati per la parola semplice e il contenuto lirico-evocativo che dalla penna senza storia vengono trasformati, mediante una commossa finezza espressiva, in versi semplici e profondi, carichi di significato umano di grande valore e bellezza poetica. ...la poesia di D. è poesia spontanea, fresca come la sua ispirazione ancora incontaminata dalle contorte e forzate regole poetiche che tormentano gli animi dei poeti contemporanei.»; G. Bárberi Squarotti «La poesia di D. alterna meditazione profonda e calda partecipazione alla vita, religiosità e slancio descrittivo. Mi convincono di più i testi essenziali nei quali meglio si esprime la sua capacità di cogliere le occasioni del tempo o dei luoghi in modo netto e incisivo.»; P. Mirabile «Voce nuova quella di D., che ama definirsi non sapiens. Ma non è vero. D. è un giovane maturo, che si è coltivato in silenzio ascoltando e leggendo molto umilmente e con quella lodevole curiosità che non è più capacità di cultura, ma cultura. Riservato ma non timido, coraggioso quanto basta ad una coscienza equilibrata, scopre nella poesia la parola intesa come mezzo efficace di comunicazione. Essa scaturisce come proiezione di un mondo ricco di affetti e pregno di meditazione esistenziale e spirituale. Ed è questa parola che il poeta accarezza levigandola o presentandocela scabra o quasi acerba al fine di sottolineare un commento musicale d'anima immediato e mai fine a se stesso.».

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