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Miano

Guido Carmelo, operatore culturale, editore e poeta. Si occupa di editoria da oltre 60 anni.

Inizia l’attività editoriale nel 1951 con la rivista “Davide, rivista sociale di lettere e arti”, diretta dal fratello Alessandro alla quale hanno collaborato i docenti Mario Apollonio, Francesco Casnati, Cesco Vian, i filosofi Aldo Agazzi, Michele F. Sciacca, Luigi Stefanini, Giorgio La Pira, Cornelio Fabro, Padre David Maria Turoldo e giovani scrittori solo per citarne alcuni: Leonardo Sciascia e Piero Paolo Pasolini. La rivista “Davide”, adunò negli anni Cinquanta le firme più autorevoli della rinascita culturale di segno cristiano (definita da Vittorio Vettori “esperienza unica e irripetibile”).

Ha diretto per 40 anni anche il Centro Sperimentale italiano di giornalismo dove si sono formate generazioni di giornalisti e direttori di quotidiani. La casa editrice ha pubblicato ad oggi migliaia di titoli: dalla poesia alla narrativa, dalla saggistica universitaria alle monografie di artisti contemporanei, alle grandi opere letterarie quali ad esempio Storia della Letteratura Italiana Contemporanea (In quattro voluminosi tomi e in più ristampe, un’opera coordinata da un’equipe di docenti universitari e specialisti) e il Dizionario Autori italiani contemporanei arrivato alla quinta edizione (quaranta collaboratori). Ma anche testi e manuali di giornalismo quali ad esempio, Giorgio Mottana, Professione giornalista e Mauro Magni, Lingua italiana e giornali d’oggi entrambi editi in più ristampe.

Nel 1999 pubblica il libro Sulle tracce di Nausicaa, lettere di consenso estetico, un ideale carteggio-dialogo con poeti conosciuti in varie occasioni professionali (da Mario Luzi a Maurizio Cucchi, da David Maria Turoldo a Quasimodo a Milo De Angelis). Incoraggiato dai figli Michele e Carmelo, Guido decide di pubblicare il suo primo volume di poesia Lamento dell’emigrante (2017), dopo quasi 70 anni di frequentazioni delle patrie lettere, “in punta di piedi”, con la solita umiltà e pudicizia che ha contraddistinto il suo lavoro e come conviene ai veri galantuomini di un tempo.

“M. ha tenuto per lunghi anni nel cassetto – ha ricordato Franco Lanza, storico della letteratura italiana e critico all’Osservatore Romano – i propri testi: solo chi frequenta i modelli a livello di saturazione ha la forza di distaccarsene (…). M. ha saputo resistere all’invito lusinghiero, e per lunghe stagioni ha preferito il silenzio, ha lasciato parlare gli altri. Così facendo è maturato come autore quasi senz’accorgersene, ha affinato gli strumenti espressivi attraverso uno scarto implicito del risaputo,dell’emotivo,del declamato, del crittografico (…)”.

La casa editrice è rimasta identica da allora, dai primi anni 50 e affonda le radici nel suo prezioso passato, mantenendo il prestigio e un modo di lavorare artigianale.

Miano non si appoggia a grandi gruppi per stampa, distribuzione e comunicazione come fanno ad esempio le grandi case editrici. Altra curiosità: si tratta di una delle poche aziende familiari che sono sopravvissute nell’editoria senza snaturarsi, senza mai perdere la propria identità, le proprie radici. Miano è rimasta identica: la scelta della carta, i formati editoriali, le collane seguono un tracciato ben chiaro e preciso all’insegna del rigore e sobrietà. La linea editoriale costruita anno per anno, libro per libro ha permesso di costruire e consolidare un pubblico sempre più qualificato negli ambienti universitari.

Alcuni stralci di note critiche recenti:

Maurizio Cucchi «Caro Guido, il tuo lavoro è notevole per originalità e forza espressiva, per la febbrile quasi ferocia della parola (...)»

Dante Maffia  [dalla recensione] «E’ un vezzo dei lettori cercare sempre chi sta alle spalle del poeta, consapevolmente o soltanto per affinità, io vi ho scorto la leggerezza ariosa di Arturo Onofri, quel passo felpato che rende le immagini sinfonie, passi di musica orchestrata con sapienza e con esperienza. Infatti non è casuale il rapporto stretto di Guido Miano con la musica, così bene messo in evidenza dallo scritto introduttivo di Franco Lanza. Un rapporto che andrebbe approfondito e studiato e che ci riporta ai bei tempi,in questo senso, di Arrigo Boito ed Emilio Praga.»

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