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Nardone

Maria Antonietta (Roma), scrittrice, traduttrice, critico teatrale e cinematografico, narratrice di viaggio, vive a Roma.

Ha pubblicato opere di narrativa: Quadri romani (1993), Ludovica Aran (1995), Gli assenti (1997), Strade di ghiaccio (2001, primo premio "Figline Poesia 2003"), Le allegre vacanze (2002, volume acquisito ai fondi della Biblioteca del Cdec, Fondazione Centro di Documentazione Ebraico Contemporanea di Milano), Giulia, l'etrusca (2005), Camere e frontiere (2009), Namasté (2011) e Fango e luce (2014).

Sulla sua produzione letteraria hanno scritto, tra gli altri: G. Bárberi Squarotti «Un romanzo [Gli assenti] molto singolare e avventuroso, costruito su pochi piani di scrittura, di memoria, di visione, di sogno, di riflessione sulle ragioni e sui modi del raccontare, nell'alternanza fra commento e avvenimenti che è spesso molto efficace, così come l'intreccio fra vitalità e senso della morte, dolore e slancio creativo. A me è piaciuto molto, perché rara è tanta complessità di intenzioni così ben dominate e rette.» «Ho letto con viva emozione questo libro [Strade di ghiaccio] così ricco, complesso, difficile. È vero che, ormai, l'enorme fatica dello scrivere e del conoscere la vita possa sciogliersi soltanto per il tramite di un intervento esterno, autorevole, come è, appunto, l'analisi. Così la N. ha fatto in modo sapientissimo, così la vicenda del personaggio si illumina fino alla verità e alla gioia. Il risultato è d'eccezionale valore, nella scrittura lucida e inquieta al tempo stesso.» - L. Commissari «La ragione giunge a percepire questa vita, la vita umana e tutto l’immenso suo paesaggio, come una soglia. Il romanzo [Giulia, l’etrusca], palpita, è nel brivido dell’esistere sulla soglia. Essa si accentua e si infiamma nei punti più alti. Essi splendono soprattutto quando si parla della sofferenza, della sofferenza personale (Giulia che piange su Chiara) e della sofferenza collettiva, sociale (lo sterminio degli ebrei, la malattia, la fragilità fisica). Nel martirio, ad esempio, degli ebrei come spunta il tremendo “perché”, come sconvolge i sostanti della soglia e il romanzo quel “perché” non lascia affatto in ombra. Lo stile vive ricco di linfe e di sangue, è agganciato al vero della realtà vissuta, ha ritmi modernissimi eppure nella loro tersità classici.» - R. Onano [nel suo saggio Elaborazione del lutto] «Il manuale operativo di N. scrive...» - T. Zaninetti «Ludovica Aran è uno di quei romanzi che, scoprendo a poco a poco, gradualmente quindi, le proprie carte e dipanandole con un rigore parafrastico impeccabile, lasciano ben poco spazio all'ideazione od immaginività del lettore. ... La scrittura di N. possiede quella grazia e, in particolare, quella capacità di sostenersi ad un'altezza tensionale di prim'ordine; ...mentre il procedere propriamente scritturale ricorda - e non sembri un'ingiuria - non poche volte, soprattutto nelle descrizioni d'ambiente memorabili ed ineguagliabili pagine proustiane. La grazia di Ludovica Aran sta proprio in queste caratteristiche che ne rendono il dettato accattivante, sinuoso, affascinante...». Sul libro Le allegre vacanze si sono espressi positivamente, fra gli altri, il regista Marco Tullio Giordana, Giorgio Bárberi Squarotti e Claudio Magris.

endonar@tiscali.it

01/2015

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