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Venuti
Silvia (Varese), poeta, critico d’arte, pittore e
giornalista, vive a Varese. Fa parte della rivista trimestrale di cultura e
comunicazione visiva “D’Ars”. In qualità di giornalista pubblicista, collabora
con recensioni, note di critica d’arte, interviste, con il settimanale “Corriere
dell’arte” di Torino, il mensile d’arte “Archivio” di Mantova, il trimestrale
“Arte-Incontro in libreria” di Milano. Ha pubblicato presentazioni critiche su
riviste d’arte specializzate, come “Utz”, Flash Art”, cataloghi di personali e
mostre a tema. Ha presentato la propria poesia in diverse manifestazioni
letterarie: “Amor di libro” (2001, Varese), alla “Libreria Archivi del
Novecento” (Milano), al “Circolo della Rosa” (2002, Verona), alla “Libreria
Einaudi” (Firenze), allo spazio “Expò” (Trento), allo “Studio D’Ars” (2003,
Milano), al “Simposio Gianni Brera” (Milano), al “Festivalpoesia (2004,
Gallarate), al “palazzo Houck” (2005, Riva San Vitale). Cura dal 2002 per la
Fondazione “D’Ars-Oscar Signorini Onlus” la Rassegna di poesia “Quando la poesia
diventa scrittura” alla Libreria Ulrico Hoepli (Milano) patrocinata dal Comune
di Milano dove si sono svolti incontri con i più grandi poeti contemporanei. È
presidente del Comitato della “Società Dante Alighieri” di Varese. Ha pubblicato
diverse opere poetiche: Allieva della vita
(1999), Acqua cielo (2000),
Le parole necessarie (2002),
Nel labirinto (2002),
Voce interiore, voce d’Infinito (2002) e
Nelle ragioni della vita (2005). È presente nelle antologie: “Le
rose, attraverso e oltre la poesia del Novecento” (2002, a cura di V.
Guarracino), “Il segreto delle fragole. Il poetico diario” (2002), “Isola della
poesia” (2003, a cura di M.N. Rotelli), “Diversi 2004”, “Ditelo con i fiori”
(2004, a cura di V. Guarracino). Sue poesie sono state pubblicate sul
quadrimestrale “Astolfo” (n. 1/3, 2003, diretto da A. Briganti e G. Bárberi
Squarotti); sono presenti nell’ecomuseo “Il bosco dei poeti” (Dolcè). Ha
collaborato con le proprie poesie alla realizzazione del calendario fotografico
di Rita Gastaldi “Donne del mondo: Africa” (2006) edito per conto della
Soroptimist International.
Sulla sua attività letteraria hanno scritto, tra gli altri:
G. Bárberi Squarotti [dalla prefazione
a Nelle
ragioni della vita] «La caratteristica della poesia di
V. è di apparire rapida, essenziale, lineare, ma, al tempo stesso di
cogliere ogni volta la lezione suprema ed esemplare della riflessione,
dell’esperienza intellettuale, del significato fondamentale dell’essere. E’ un
discorso poetico che prescinde pressoché del tutto dal commento descrittivo,
dalle immagini, dalle metafore dei paesaggi e delle stagioni, dei luoghi, dello
spazio e del tempo, che pure costituiscono il retaggio più comune della poesia,
anche quando tende all’emblematicità fino all’allegoria (e tanto meno si
accompagna alle similitudini) per concretarsi sempre nel concetto, fino a
fissare la verità dell’esistere che l’ideale protagonista, contempla medita,
descrive, offre come esempio certo al lettore. ... Il discorso poetico di
V., proprio in contrasto alla velocità del
dire, tende all’assolutezza del sublime. Il ritmo è fortemente scandito nella
brevità del verso, prosciugato per la necessità del concetto, del pensiero, che
propone al lettore il significato assoluto degli accadimenti e delle situazioni
fondamentali dell’essere.»; E. Diedo
«Lodevole l’opera poetica in
disamina [Le parole necessarie]. V. compita, nel musivo insieme dei contestuali
frammenti, una silloge di rara consistenza estetica. L’armonia dell’elaborato
coniuga sapientemente filosofia e musicalità sintattica. In una sorta di
monologo shakespeariano è recitata la triade metamorfica Hegeliana...
L’apertura cosmica
dell’ultima pagina del libro profila un pensare galattico, prerogativa d’una
Sapienza appartenente unicamente all’Assoluto.»;
C. Ferrara [in occasione della presentazione
di Nelle ragioni della vita a Verona] «Per V. l’esistenza umana è stratificata in
diversi livelli di coscienza i quali vanno tutti ordinatamente percorsi fino
all’apice, che è approdo alla Verità, autenticità e libertà possibile data al
nostro spirito nella catarsi nella natura, che è purificazione e pacificazione
nel rapimento da parte della voce decorosa delle cose “erba, neve, riflessi di
pioggia”, rapimento da cui non è possibile un ritorno. ...
Si può affermare che la poetica di V. sia
fondamentalmente ottimistica, l’uomo ha la possibilità di accedere alla propria
compiutezza, alla verità, alla felicità.»;
L. Nanni [Le parole necessarie] «La natura è una presenza,
sebbene non assoluta, che arriva all’immedesimazione dell’io, pur identificando
due parti che anche biologicamente consentono l’unità; la libertà formale viene
enunciata dai testi – tutti anepigrafi, come uno scorrere e dividersi
... ciò
non toglie che se la poetessa cerca “ la Parola estrema” va intesa come
percezione al limite del dicibile (e dell’udibile), a volte con lievi e
compiuti quadretti.»; S. Raffo
[dalla presentazione a Allieva della vita]
«Le brevi liriche di V. sembrano fondere con
amabile grazia “il magico” ermetismo ungarettiano (quello della stagione del
”Porto Sepolto” ) con la fulminea icasticità dell’haiku giapponese.
... Questi versi ci inducono a
credere di sì, nella loro immacolata freschezza come nella loro vertiginosa
densità. ... Un solo soffio,
delicato e possente, come brezza tra le fronde dei salici, fa tremare di brividi
il silenzio e si trasforma in musica oracolare. Le parole, così lievemente
intrecciate, saltano simili a “gocce d’acqua nel torrente d’argento”, ma la loro
musica non è gioco fugace di suoni, puro rimbalzo fonetico; compone bensì un
racconto, in una sorte di perenne iniziazione esistenziale e animica: è come se
attraverso le ghirlande di parole armoniosamente profuse, mai gratuite, mai
superflue, l’io inseguisse se stesso... Nella “Perpetua Ricerca” c’è un “amoroso scambio”, il
dono della comunicazione che si aggiunge alla qualità sottile del sentire. Per
tornare al “grande mago” Ungaretti, chi si riconosce “docile fibra
dell’Universo” ed abita “poeticamente” la terra riesce a colmare il vuoto
“dell’inesprimibile nulla sospeso fra il “fiore colto” e il “fiore donato”.»;
P. Ruffilli [dalla prefazione a Le parole
necessarie] «Nei versi di questo “libro”
(compatto e monotematico, più di quanto possa essere una semplice raccolta), il
pensiero si fa fluido che liberamente muove dentro ai vasi comunicanti delle
immagini. E queste immagini nella loro individuazione, risentono delle virtù
coloristiche dell’autrice che è anche pittrice. La poesia di V. segna le
tappe di un “itinerarium mentis in Deum”, di un’avventura metafisica ed
esistenziale, di un’indagine del profondo, di un riconoscimento della coscienza.
E gli esiti sono le immagini ricomposte dal razionale e dal meditativo, non
soltanto il flusso eruttivo che emerge dal pozzo di se stessi.».
Alla sua poesia si sono interessati anche: R. Carifi,
M. Chiodetti, R.
Dal Zilio,
G. Luongo Bartolini,
I. Rattazzi, L. Scandroglio,
C. Trivellin.
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