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Note critiche a
Rosa fresca e aulentissima

Giorgio Bárberi Squarotti
"Quinta Generazione", nov-dic. 1987

. . . La sua è un'inventività senza altri limiti che non siano quelli della parola che si ripropone nuova e viva dopo che appena ha concluso la sua rappresentazione. E' come il sondaggio nella profondità di uno specchio, posto davanti al sogno d'amore:e ne vengono tirati fuori infiniti aspetti e soggetti e situazioni che neppure era possibile ivagzaar sospettare che potessero esistere, perchè il supremo dono della parola è proprio quello non di fissare la vita nella propria unicità, ma di moltiplicarla e di farla esistere e ripetersi senza fine, in un'avventura che è sempre diversa e sempre nuova, là dove la vita è sempre terribilmente eguale a se stessa. Ma questa poesia, se è di sguardo, visione e invenzione, è anche poesia dí gioia di tale capacità di vedere e inventare: è, cioe, il trionfo di quel supremo piacere che è l'inventare senza fine e, in questo modo, far essere ciò che è soltanto nella mente, ma che, dopo che è stato creato non è più possibile dimenticare e fare che più non esista, anzi e un aspetto ulteriore del mondo che non è mai finito, finché può essere ricreato e portato, con la parola, più in là un poco ancora di quel punto in cui, prima, era arrivato. Il sorriso che pervade questa poesia è lo stesso piacere degli dèi nel momento in cui vedono il mondo che si fa via via dopo l'impulso che essi gli hanno dato.


Bortolo Pento
"Ragguaglio librario", 1988

Quasi inadeguato mi sembra fare ricorso all'aggettivo "sorprendente". E' alcunchè di "straordinario" (alla lettera, cioè, del tutto extra, fuori dall'ordinario,dà ciò a cui si è più o meno assuefatti), ed i cui, mai prima di adesso, per ciò che concerne la poesia gemminile del 900 (ma inclusa altresì la poesia – sempre femminile – in generale pure ante-novecentesca) mi era accaduto di imbattermi [...] ho avvertito reincarnarsi per così dire il nome di Saffo con... pressochè inimitabilmente affilata poesia (poeticità).


Aldo Masciangeli
"l'Avanti", 14 agosto 1987

Gioielli minuti, eppure con immensi bagliori, visissimi, che illuminano la pagina, gioielli di tempi e origini varie, di significati, di donazioni, come quello del già citato idillio madre-figlia, conclamato già nella premessa del dugentesco titolo del verso preso in prestito da Ciullo D'Alcamo.


Jacqueline Bloncourt Herselin
"Le Cerf volant", n. 130

Avec Maria Grazia Lenisa, ici, pas de gémissements sur les misères du monde, pas de dissertations sur l'angoisse existentielle, pas d'évocations de la tristesse, de la solitude et autres plaies mortelles, mais au contraire une sorte de parodie ouì le quotidien est présenté avec un sourire narquois, et cette, petite lueur dans le regard cui ne peut ëtre que l'effet d'une malice toute féinine. Car l'érotisme de notre turbolente amie, qui bannit la sélection périmée entre le sexe dit fort, elle le sexe dit faible, reste cepender une affaire de femme, qui s'amuse a "chiquer", mais reste pleine de tendresse."


Lucio Zinna
Arenaria, n. 103

Qui, i versi della Lenisa tentano un sapido e inconsueto mélange di echi stilnovisti (segnatamente guinizelliani, più che altro) e orientaleggianti (si penserebbe ai Kaiku); il tutto risolto in una liricità vibratile, qua e là chiaroscurale.


Jean-Jacques Méric
"Annales", Bordeaux, n. 58, apr-giu. 1987

Ces lucarnes ouvertes sur le petit livre de Maria Grazia Lenisa montrent un arte insolite que put, certes, déconcerter, et méme agacer. Mais il est difficile de ne pas voir dans l'auteur unti sorte de magicienne dont la baguette, frappant des rochers, en fait lir une source. Et puis il y a la musique produite, en italien, par la combinatàon des sons. N'est-ce pas cela la poesie?


Manuela Camponovo
"Giornale del popolo", 9 gennaio 1987

Lenisa crea minute folgorazioni, in realtà del tutto asessuate, pur sfrutando la molteplicità speculare della terragna materia. Ma siamo nel puro divertimento combinatorio dove gli atti non si compiono mai, s'intravvedono soltanto in una pagana visionarietà della scrittura, antropomorfizzando l'impossibile e sognando metamorfosi che si realizzano nella vacuità d'un desiderio, una pura pausa di disimpegno dalla grevità abituale che si accompagna all'argomento, abbandonata in un germinante universo...


Delmina Sivieri
"La scuola di domani", 1988

L 'operazione linguistica attraversa la tradizione lirica della classicità (Saffo, Catullo), allo stilnovismo, appropriandosi di detriti per rivitalizzarli in prospettive ribaltate, nel nuovo piacere del gioco ironico e parodistico...


Lucio Zaniboni
"Il punto stampa", ottobre 1987

L 'ironia e il distacco permettono la conduzione del gioco in chiave musicale, in versi epigrammatici e colti... La misura nello svolgimento ludico evita qualsiasi incrinamento. L'opera è dedicata alla figlia e "il nesso madre-figlia" produce la scoperta delle passioni in una piacevolissima parodia...


Pietro Civitareale
"Oggi e Domani"

Accogliendo infatti l'identità mutevole del visibile e del vivibile, la Lenisa tenta di rappresentare quella memoria dell'originario, quella ontologia del profondo, indicate filosoficamente da Husserl, come movimento di ritorno al futuro dell'io,nei termini di un linguaggio, il quale, nel tentativo dizestituire pluralità ai sensi, fa più flessibili i nessi tra le parole, accettuando tra parodia ed effusione, i toni della sonorità e della ritmicità da cui far affiorare l'unità altamente composita dello spettro poetico...


Enotrio Mastrolonardo
"Arte e Cultura", Milano, gennaio 1988

Epigrammi che, verbalmente e come costruzione, non sono che frammenti, brevi e veloci, di un'impetuosa vena poetica che, raccogliendo impressioni e sensazioni del vivere quotidiano, intuizioni e pentimenti, memorie e suggestioni del tempo umano, scaturisce spontaneamente una freschezza di ritmi e timbri di musicalità....


Serena Caramitti
"Quinta generazione", n. 153-154, 1987

Nel nostro tempo, per noi donne in poesia, la grazia è solo quella della Lenisa:è arguzia, è dire e non dire; e il suo riuscire a muoversi nell'impervio terreno dell'immaginario erotico con la purezza e l'innocenza delle nudità infantili; è il suo creare immagini – lo ha detto Mario Sansone – "che hanno la levità dell'arazzo..." Lenisa può spostare un macigno, servendosi di una piuma, grazie al sorriso che pervade le sue composizioni, anche quando vivrà dell'angoscia universale....


Paolo Broussard
"La rosa", n. 8-9, gennaio 1988

Uno spartito di poesia, una specie di scrigno dove Maria Grazia Lenisa ha amato raccogliere effetti repentini, leit-motiv brividenti, rapidi, dai mutamenti nevrotici, dalle divergenze con gemme, dal rito eccitante della vita, è ancora Rosa fresca aulentissima:..


Gianni Di Fusco
"La poesia del Friuli", Forum, Forlì 1988

L'amore è sovrano, il fatidico "eros" è sublimato potere che innalza e trasfigura (Saffo mai dimenticata)....


Salvatore Calleri
"Corriere di Roma", maggio 1988

Il suo occhio è l'occhio disincantato di chi ha ormai sperimentato i drammi dell'eàtstenza per offrirsi alla tenerezza dell'abbandono preferibile, invece, la scelta del parodico, di una comicità segreta, anche se a tratti svelata...

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