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L'attesa perlata di stelle e rugiade
Questi versi, che Maria Luisa dedica al nipotino
Alessandro, non esprimono semplicemente l’amore di una nonna: vanno al di là o -
meglio sarebbe dire - restano in uno spazio e in un tempo indefiniti, dove
nessuna distanza separa dall’innocenza perché gli uomini sono ancora fusi e
“(con)fusi” con “l’acqua prima della vita”; sono ancora “bambini come Dio (li)
vuole”.
Ho voluto riportare qualche breve lacerto
tratto da Beato stato di grazia in quanto la lirica - a mio avviso - dà
l’idea della dismisura, dell’eterno che, con la nascita del piccolo, filtra
nell’anima di chi scrive.
Ecco, dunque, chiarito il mio pensiero:
Alessandro è “grillo salterino”, “pulcino”, “scoiattolino”, “koala”, ma,
soprattutto, è guizzo di “uno cento mille folletti che abitano il bosco”.
Un luogo
incontaminato, sospeso, anche dopo la nascita, nel tempo-non tempo dell’attesa,
“nella perenne duplice realtà” perlata di stelle e di rugiada.
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Recensione |
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