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Rame e cioccolato - Alzheimer e memorie del cuore

Da quando la malattia non costituisce più un tabù in letteratura, gli scrittori ne parlano apertamente al punto da farne – è il caso di Flavio Pagano – il fulcro della loro produzione.

In questo romanzo – il cui titolo si riferisce alle passioni della protagonista che realizza gioielli in rame ed è golosa di cioccolato – il declino cognitivo prodotto dall’Alzheimer diventa l’occasione per riflettere sui rapporti familiari.

Nella storia il ménage di coppia, di per sé precario, si sfalda ulteriormente a causa dell’alcolismo del padre, l’irresponsabile Franco, costringendo la figlia Serena ad andare a vivere per conto proprio.

La narrazione procede lungo due binari paralleli: il racconto da parte di Serena della degenza dell’uomo in una casa di riposo nei pressi di Pordenone, inframezzato dalla ricostruzione della personalità del genitore, dal carattere talmente rissoso e irascibile da litigare persino con gli altri ricoverati.

Il passaggio dalla prima alla terza persona non costituisce un elemento di disturbo anche perché il tuffo nel passato si salda a un presente nel quale padre e figlia si ritrovano di nuovo insieme senza animosità.

Paradossalmente è proprio la malattia a riavvicinarli: l’Alzheimer, spazzando via i ricordi, cancella anche i rancori, favorendo il dialogo tra i due che sembrano avere in comune solo l’amore per i cani.

L’ironia consente alla brava autrice di cogliere il lato divertente di situazioni che a molti apparirebbero insostenibili, impedendo alla vicenda di scivolare nel patetico.

Ne è scaturito un romanzo attualissimo, sorretto da una prosa agile, capace di comunicare al lettore la sofferenza dei personaggi, nei quali ognuno può rivedersi.

Recensione
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