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Voci tra le pieghe dei passi

Presentazione foll(i)e d'estate 2013

Da tanti o meglio, da tantissimi anni conosco Laura, quando io ancora nuova mestrina, non conoscevo gran che di questa città e lei già partecipava ad un gruppo di poeti in via Cappuccina.

Un piccolo percorso assieme lo abbiamo fatto con il gruppo Poesia Comunità di Mestre, per poi percorrere ciascuna altre strade.

Pur essendo una donna ed una poeta ben conosciuta nella nostra società ed in particolare nell’ambito artistico, io l’ho sempre vista, o meglio percepita, come una persona schiva, meditativa, sola nei confronti della società ma con una grande presenza “mentale e cognitiva” della società stessa.

Il suo scrivere a più voci (non è infatti la prima volta che utilizza questa modalità) denota la sua attenzione e partecipazione al mondo con precisione e meticolosità, senza lasciarsi sfuggire neppure ciò che può apparire insignificante.

Voci tra le pieghe dei passi è, come accennavo, un testo corale, in cui anche le descrizioni, oltre alle varie voci, trovano motivo per vivere di poesia.

Tre tempi scandiscono questi passi, tre tempi che rappresentano i tre grandi passaggi della nostra vita dall’infanzia alla giovinezza alla maturità.

L’autrice è veneziana per cui prima di entrare nell’argomento del libro, vorrei ricordare un fatto che mi è stato raccontato recentemente. la piazza in cui si troviamo è stata fatta per ricordare la ben più famosa Piazza San Marco. Il luogo in cui ci troviamo ora con le cupole ricorda la Basilica, abbiamo poi la torre, le procuratie a destra e sinistra e perfino la piazza leoncini in fondo. Ecco ora siamo nella Venezia di Laura ed entriamo nel suo libro.

Il 1° tempo è scandito prevalentemente dagli “altri”: madre, padre, società, natura.

Questo è l’inizio della storia, una storia che non vuole, o non vorrebbe, evidenziare sofferenze che sono comunque presenti: la guerra, le morti, l’assenza di un uomo in guerra, ma anche il coraggio di una donna che resta ad affrontare il quotidiano. ( lettura di C 19 – C 20 – P 19 – M 21 – P 28 – M 31- P 31 – M 35 )

Tra queste due sofferenze o “evoluzioni” di vita, c’è una piccola anima che cresce ed osserva il mondo “mia figlia apre due grandi stelle di stupore …”

I giorni, i mesi, gli anni passano e questa piccola anima cresce in “assoluta libertà di pensiero …” ma attenta ai cambiamenti della città con neve, sole, con gondole e gabbiani, attenta anche ai rumori della città, mentre il piccolo piede calpesta ponti calli e campielli. (lettura di D 22 – 29 – 32)

E’ stato forse questo suo primo calpestare, uno degli approcci fondamentali con la sua Venezia. Ascoltare il rumore del passo e pensare a dove si dirige, a chi sta sopra quel passo. Ricordo una poesia di forse 20 anni fa che mi aveva molto colpita, nella quale laura narrava il ticchettio delle scarpe di “una signora” nel silenzio veneziano. Ma la leggerezza e la dolcezza, quelle che alleviano tutto tra le braccia della madre, vengono d’un tratto segnate da un grande cambiamento ” il sangue incide il cambiamento – il passaggio ad un un ciclo diverso. Nella trasformazione il conflitto interno è totale.”  (letture di C 24 – 29 – 32 – 39)

Si chiude questo primo tempo di vita …

2° tempo. E’ questo il momento del passaggio per entrare nel nuovo ciclo. E’ tempo che ci accompagnerà all’età più intensa, frizzante, per evoluzione fisica, per ciò che nel sangue vibra al di là dell’educazione, del carattere, delle scelte.

L’amore diventa presenza costante dei pensieri e la sua assenza è dolore.

E’ il momento in cui anche la poesia diventa più lirica.

E’ sempre il tempo che passa a dare il là ai nuovi percorsi. Le scelte fatte, le rinunce, l’impegno, lasciano qualcosa di amaro, di amaro e triste che imbratta tutto persino la città. (letture di F 62/ C 63/ D 65/)

3° tempo. sono passati gli anni, la vita ci ha posto innanzi a scelte, a bivi, a prove; i sogni, i progetti pian piano si spengono e resta da vivere il quotidiano.. Il mondo è cambiato, forse peggiorato. (C71- S 73 – S 76 - S77)

Siamo nell’età adulta, quella nella quale la maturità ci rende più attenti a cogliere i cambiamenti della società; cambiamenti che vanno ad interferire sulla personale evoluzione. ( F 73 – 75 – 79)

Che cos’è questa società com’è? anche la poesia ci può dare delle risposte (S 88 – F 89)

E’ in questo mondo che LEI la bambina che ha spalancato “le sue stelle sul mondo”, quella che correva sui ponti per raggiungere la scuola, quella che diventava forte ascoltando quel piccolo pugno rosso che batte in petto, continua la propria evoluzione, il suo crescere fisico, morale e spirituale. (F 82)

Arriviamo a quest’ultima parte densa di amarezza e, a mio parere, c’è disincanto ma anche comprensione. La vita ed il tempo che passano, modificano certamente tutto: dalla natura (pietre che si sgretolano) agli esseri che muoiono, alla società che diventa sempre più egoista e la tentazione di ignorare tutto è forte. Dobbiamo anche ignorare che “Dall’alto del potere i pochi/ intrecciano i fili/ del teatro dei piccoli”

Termina la nostra poeta con alcuni versi (D 91)

Il segnale\simbolo di questi versi, ci lasciano un che di positivo infatti dopo un tramonto sappiamo che torna una nuova alba a cui affidare con fiducia sogni e speranze del domani affinché una nuova bambina torni ad osservare il mondo con fiducia.

(D 90) Vorrei concludere questo breve viaggio nelle liriche di Laura ricordando che in un libro una parte importante è anche la sua copertina, quella che lo “mostra”, che lo fa vedere dall’esterno, prima ancora che all’interno.

La copertina, è un’opera di K.B. Rossetto e ci fa entrare nell’ambiente del libro: vediamo la cupola l’azzurro del cielo da cui sembra scendere un verde che si allarga nell’acqua, dal punto di vista simbolico il verde è il colore della speranza; speranza quindi per questa città e per i suoi abitanti.

Recensione
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