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Forse per qualche mutazione genetica i poeti non perdono mai la fantasia e la sensibilità che tutti un po’ abbiamo avuto da bambini. I poeti non invecchiano mai. Sono come portatori sani di profumo di bucaneve, portatori d’amori perduti, o mai incontrati, di tristezze irrimediabili.

La tua poesia bussa nella notte, spalanca le porte del mio cuore e m’invade una tristezza subdola per il Tempo Passato, per la via del non ritorno. Io penso di aver bisogno di questa tristezza riflessiva – pausa per controllare la pressione del mio salva-anima, per dimenticare un attimo quanto abitudinari e banali stiamo diventando, incastrati nel traffico, nelle frasi formali e dentro noi stessi così goffi e buffi da prenderci a schiaffi.

Come Pandora, apri il vaso dell’anima e n’escono “campi di grano dove il seme non muore mai”, “polvere rossa | della superficie scartavetrata | di un cuore in disuso”, “la luna trafitta in Stonehenge”, “tappeto verde | dove un mazzo di carte | sta giocando d’azzardo | il Destino.” Proprio come nella leggenda, rimane in fondo al vaso la Speranza. I dadi li hai tratti, ma il bolero delle maschere inizia d’ora in poi.

In Medusa “murata viva in quest’amore” ti stai inginocchiando per leccarti le ferite e disfarti dei rimpianti - peso inutile. Eccoti qua, pronta a cavalcare gli arcobaleni “per riscoprire il sapore del cuore”. No, non disperi mai. Anche se “il cuore si è impiccato di notte, per non vedere gli occhi dell’addio” sai che il tuo spirito rinato, “fantasma vestito di bianco”, con “la maschera della notte”, non può rimanere chiuso nel “labirinto dei non amati”. Senti il rumore della “porta che sbatte”! Vedi, Medusa, sei ricomparsa sulla terra con il potere di far diventare verde e fresco il sentimento di vivere che era pietrificato e morto dentro di noi.

Recensione
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