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Ho letto con crescente interesse la corposa antologia
sull’amore e sulla caducità dei sentimenti di Paolo Ruffilli. Sembrano tutte
storie “sbagliate” queste di Un’altra vita (Fazi Editore), incontri
fugaci fra anime in pena che, nell’insensata baraonda dell’esistenza, si
regalano un attimo, uno e uno solo, di intensa umanità.
L’autore è riuscito a raccontare l’amore (tema di cui si è
fatto e si fa abuso smodato) attraverso una serie di incontri tutti verosimili e
tuttavia tutti singolari. Lasciando il lettore nella certezza di non aver
esaurito il “catalogo” delle possibili combinazioni. Dei possibili intrecci.
Come se questa sua profonda conoscenza del tema lo legittimi a continuare a
narrarlo ancora all’infinito. E sempre in modo nuovo. Tenendo ben desta la
nostra curiosità.
Ho anche molto apprezzato l’aver dedicato ogni racconto ad
un suo (nostro!) Nume Tutelare. Non per vezzo letterario (la sua voce è così
sua, è così poetica, da non potersi piegare all’emulazione o al ricalco) né
per una dannosa foga citazionista.
È – così l’ho
interpretato – un ricambiare un dono ricevuto con un suo dono. Un gesto di
profonda sentita riconoscenza. E in quelle ore di lavoro, ne sono certo, sia
Emily Dickinson che Hermann Hesse (e così tutti gli altri) si sono fermati,
soddisfatti, al suo fianco. | |
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Recensione |
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