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La gioia cristiana
un’intensa meditazione spirituale
e culturale
La gioia cristiana
del saggista anconetano, pensionato Confartigianato, Valerio Torreggiani,
pubblicato proprio in questi giorni dall’Editrice Velar (Marna), per la collana
Spiritualità, è una esauriente ‘summa’ del sapere teologico, spirituale e
culturale intorno ad un tema di fondamentale interesse quale è la gioia, di cui
la società attuale sembra tanto assetata quanto incapace di attingere
all’autentica fonte, preferendo abbeverarsi a “cisterne screpolate” (Ger 2,13),
come ammoniva il profeta Geremia.
È dunque un argomento controcorrente rispetto
allo slogan dominante cavalcato dai mass media, in una mentalità edonistica che
inneggia al piacere quale esclusiva finalità dell’esistenza, per poi assaporare
l’amaro frutto del disincanto, del baratro del nonsenso e del tunnel delle
dipendenze. Quello che in questa sede viene indagato è un termine inusitato per
il vocabolario odierno, maggiormente avvezzo a clichés mediatici che
preferiscono discettare più superficialmente di felicità o di
benessere, eppure la gioia è l’aspirazione più segreta di ogni
individuo, anche se non sempre è in grado di dargli il giusto nome e di
ricercarla nelle vie opportune.
Valerio Torreggiani affronta questo viaggio nel
mare magnum della conoscenza attraverso una ricca bibliografia -
“un’antologia di approfondimenti, preghiere, testimonianze”, come recita il
sottotitolo - che attinge ai fondamenti biblici, dal seme dell’annuncio deposto
già nei suggestivi Salmi dell’Antico Testamento, al messaggio evangelico, il
quale etimologicamente significa proprio “Buona Novella”, a indicare che la
gioia è davvero il cuore della vita cristiana: come non esultare, alla stregua
della Madonna nel Magnificat, dinanzi alla sorprendente notizia che un
Dio si è fatto uomo per riscattarci dalla schiavitù del peccato e della morte,
affinché partecipiamo del Suo stesso destino di gloria e di gaudio eterni? Si
risale, inoltre, alla sorgente della “perfetta letizia” francescana, attraverso
figure di santi frati, conosciuti personalmente dall’autore, quali P. Guido
Costantini (1893-1967) – di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario
della sua morte - , fondatore ad Ancona della Mensa del Povero e delle
Missionarie francescane della carità, il Servo di Dio P. Alfredo Berta
(1886-1969), nativo di Ostra (di cui l’autore si onora di essere concittadino),
“uomo di preghiera e di azione, un vero ‘uomo di Dio’, confessore e direttore di
anime nelle Marche e a Roma, studioso attento di argomenti ascetici e
missionari.” L’autore ha potuto approfondire questi aspetti grazie all’aiuto
dell’amico scrittore P. Silvano Bracci – come è citato nella dedica – e
avvalendosi delle opere di P. Marciano Ciccarelli (1908-1963), in particolare
I capisaldi della spiritualità francescana, in cui svela la più squisita
quintessenza serafica: “L’anima francescana, con semplicità sublime, unisce i
due termini antitetici che gli uomini pagani e superficiali ritengono
inconciliabili: la gioia e il dolore. Dal dolore abbracciato e sofferto per
amore di Dio scaturisce la perfetta letizia. Ecco risolto il più torturante
problema della nostra vita.”
Quindi l’autore spazia dalla Gaudete in Domino di Paolo VI, alla Lumen
fidei di Papa Benedetto e Papa Francesco, alla Evangelii Gaudium
dell’attuale Pontefice, in cui si esalta la centralità della “spiritualità
eucaristica”, secondo la definizione di Benedetto XVI nell’omelia del Congresso
eucaristico Nazionale di Ancona l’11 settembre del 2011. Si offre un panorama
vastissimo della definizione della “gioia cristiana”, attraverso una pluralità
di documenti del Magistero della Chiesa (soprattutto il Catechismo della Chiesa
Cattolica), del Concilio, della CEI, di cardini della tradizione cristiana
quali L’Imitazione di Cristo, di contributi di teologi quali Mons. Bruno
Forte e di figure esemplari di santi. “Nella vita non c’è che una sola
tristezza – scrive Leon Bloy – : quella di non essere santi”: da questo assunto
si procede per mettersi alla scuola della vera gioia. Ci accostiamo, così, a
giganti dello spirito, quali i giovanissimi S. Gabriele dell’Addolorata, S.
Teresa di Gesù Bambino, S. Elisabetta della Trinità, con la sublime poesia del
mistero trinitario, respiro della sua vita (“il cielo in noi”). Ancora,
ammiriamo testimoni contemporanei, nella svariata fantasia di quello
straordinario Artista che è il Creatore, il quale dall’Eternità li ha
vagheggiati quali capolavori del Suo disegno d’Amore, come il grande mistico e
martire Charles de Foucauld, il contempl-attivo Giorgio La Pira, il
sindaco santo di Firenze, infaticabile costruttore del Regno di Dio, innamorato
della Madonna e della Madre Chiesa ( “Il Magnificat, uscito come vena d’acqua
purissima dal Cuore Immacolato di Maria, è anche il canto della nostra anima a
Dio unita. Tutto il cristianesimo è qui: in questa “modulazione” di canto e di
gioia che esce dalle anime toccate, come arpe, dallo Spirito Santo.”); il
Cardinale Eduardo Pironio con il suo edificante testamento spirituale; il
vescovo don Tonino Bello con la sua travolgente vitalità evangelica, di cui
viene riportata una splendida preghiera, che esordisce in questo modo: “Spirito
di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell’universo e
trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora
sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti.
Questo mondo che invecchia,
sfioralo con l’ala della tua gloria. Dissipa le sue rughe. Fascia le ferite che
l’egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle…”. Poi spiccano i
laici che hanno realizzato la loro vocazione nel sacramento del matrimonio e
nell’educazione dei figli, quali S. Gianna Berretta Molla, la quale ha
sacrificato la propria vita per salvare quella della nascitura, Luigi e Maria
Beltrame Quattrocchi, due coniugi santi; inoltre, Benedetta Bianchi Porro e
Chiara Luce Badano, segnate nel pieno della giovinezza dalla malattia e dalla
sofferenza, che hanno saputo trasfigurare “in un cammino di luce”; la luminosa
figura di Sandra Sabattini, “una ragazza dal sorriso radioso”, “figlia
spirituale” di don Oreste Benzi, riminese impegnata nella Comunità Papa Giovanni XXIII, investita da un’auto ad appena 23 anni; la missionaria laica in Kenya e
in Somalia Annalena Tonelli, martire, uccisa da fanatici musulmani, la quale
annota nel suo diario: “sono un inno incessante di gratitudine per questa
vita che mi è stata donata da vivere.” Vi è poi l’attuale “sentinella del
mattino”- secondo l’esortazione di S. Giovanni Paolo II durante la GMG - Chiara
Amirante, la quale ha intitolato un suo libro E gioia sia, in cui
testimonia come la vita, avvolta dalla tenerezza dell’amore di Dio, possa
fiorire in un perenne inno di gioia: “Desideravo far sapere, proprio a chi ha
perso ogni speranza, che Colui che è l’Amore ci ha amato fino al punto di
immergersi nei nostri “inferi” per dischiuderci nuovi meravigliosi orizzonti di
Cielo.” Non poteva mancare, in questa affascinante galleria di
bellezza di un’esistenza donata a Dio e realizzata in pienezza, la figura
meravigliosa di Madre Teresa di Calcutta, la quale svela il segreto della “gioia
cristiana”: “Il dono più grande che si possa fare a una persona è dire
l’unica verità che genera la gioia: “Dio ti ama”. Noi cristiani abbiamo ricevuto
da Dio stesso l’impegno di gridare la “Buona Notizia” per tutte le strade e in
mezzo a tutte le disperazioni del mondo. E la “Buona Notizia” è questa: Dio ti
ama!”
La dedica posta ad epigrafe del testo - “Dedico questo mio libro,
fatto con amore, alla memoria del nostro amatissimo figlio Lucio, che quattro
anni fa, ad appena 31 anni, è volato al cielo alla vigilia dell’Assunta,
lasciando nel nostro cuore un vuoto immenso, lenito solo dalla fede, dalla
preghiera e dal suo ricordo sempre vivo” - ci svela l’ispirazione
originaria di questa fatica letteraria, un evento luttuoso che ha segnato
profondamente la vita dell’autore, coniugato e padre di tre figli, come afferma
lo stesso nell’introduzione: “Vi ho lavorato con “gioia” e passione, pensando
soprattutto, come ho detto all’inizio, a me stesso e alla mia famiglia e a
quanti attraversano momenti e periodi di prova, di sofferenza e di dolore, come
il nostro.” Di fronte a simili drammi insorge un interrogativo esistenziale:
come si può parlare di gioia, in questi casi? La risposta, quasi alla
conclusione di questo ampio excursus, quale miniera di sapienza
spirituale, ce la illustra il monaco benedettino tedesco, lo scrittore Anselm
Grün, citando S. Giovanni Crisostomo (dal greco “bocca d’oro”, per la facondia
del linguaggio) nel paradosso squisitamente cristiano della gioia che scaturisce
dal dolore (“Le perle crescono nelle ferite dell’ostrica. Proprio nelle
nostre ferite troviamo la perla del nostro vero io.”), della resurrezione
che germoglia dalla croce: “Chi è nel Signore, chi teme Dio, secondo Giovanni
Crisostomo, può rimanere nella gioia anche se colpito da eventi tristi. Ma si
domanda anche in che modo possiamo gioire in un mondo in cui c’è tanta
sofferenza e miseria e si rimanda alla gioia in Dio e per Dio, alla gioia in
Gesù Cristo, l’unica che le circostanze avverse non possono toglierci. Perciò il
desiderio della gioia vera insita in ogni uomo è sempre anche desiderio di Dio,
il solo che può donare una gioia duratura e indistruttibile. Come quintessenza
della sua predica possiamo prendere questa frase: “Nessuno ci può rendere
infelici all’infuori di noi stessi.”
Valerio Torreggiani, attraverso una minuziosa rassegna di “perle” preziose del
patrimonio cristiano, condotta con un rigore di logica ammirabile, in un modo
molto organico, con questo libro ci consegna un’avvincente avventura dello
spirito, addentrandosi nelle più intime pieghe dell’animo, accogliendone il
grido profondo e l’aspirazione più autentica di sete di verità, di amore e di
giustizia. Come sottolinea l’amico scrittore torinese Claudio Dalla Costa nella
prefazione, è una sincera passione per il Sommo Bene e la suprema Bellezza che
ha animato questo suo lavoro: “Vorrei concludere con una bella espressione di
don Jean Leclerq, celebre monaco benedettino del XX secolo, che ben si addice
all’amico Valerio: “Più si studia la fede, più se ne è meravigliati. È la mia
gioia e quella di tutta la mia vita. Grazie, Signore.”
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Recensione |
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