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Esposizione dell’Amore
Esposizione
dell’Amore è un libro molto dotto e colto; questo balza all’evidenza di
primo acchito. Si tratta di un libro scritto molto bene, con un linguaggio
estremamente ricercato, tant’è che, leggendolo, mi sono spesso venute in mente
suggestioni tipiche dei romanzi decadentisti, come corrente letteraria che si
opponeva al dogma scientifico, al naturalismo a tutti i costi, per cercare
qualcosa che sia, sostanzialmente, ineffabile. Teniamo presente che il contesto
storico della narrazione è proprio quello in cui si sviluppò tale corrente
letteraria, antecedente alle due guerre mondiali, almeno per quanto attiene alla
prima parte, lo stesso di cui scrive Clark nel libro I sonnambuli. I
personaggi di Esposizione dell’Amore, infatti, mi sono sembrati immersi
all’interno di un’atmosfera onirica, che si respira in tutte le pagine; le loro
azioni paiono avvenire come in sogno, senza che essi capiscano, in effetti,
verso quali mete vogliano andare a sviluppare la propria ricerca. In questo
senso, il romanzo di Micheli coglie l’essenza dell’epoca che descrive.
Inoltre, un altro carattere distintivo dell’opera consiste nell’accuratezza
della ricostruzione storica. In questo libro sono presenti ricostruzioni di
specifici eventi talmente precise ed invoglianti che stimolano
all’approfondimento delle vite dei personaggi, dal momento che i protagonisti,
in larga maggioranza, sono realmente esistiti: per fare solo un esempio, la
coppia formata dal cavalier Édouard André e dalla pittrice Nélie Jacquemart, che
occupa un ampio spazio della narrazione.
A mio avviso, questo è uno dei pregi principali che deve avere un libro, quello
di incoraggiare il lettore ad andare a fondo degli argomenti trattati, di
consentirgli di partecipare all’indagine dell’ineffabile cui accennavamo in
apertura.
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Recensione |
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