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Un titolo accattivante, ancora prima di addentrarsi nel contenuto dell’ultimo lavoro poetico di Carmelo Consoli: Strade con vista paradiso. Il libro, pubblicazione recente delle Edizioni del Leone, (settembre 2009) ha una veste grafica elegante e raffinata e si avvale della prefazione di Anna Balsamo. Il poeta ha scritto e pubblicato molto in questi ultimi anni: Il canto dell’eremita (2005), Percorsi quotidiani (2006), Eppure mi sfiorano le stelle (2008), Un amore chiamato Firenze (2009, silloge pubblicata quale opera vincitrice del premio Città di Narni),  restando, però, fedele alle implicazioni ed alle tematiche che contraddistinguono la sua opera ma modificando, da mano a mano, la forma poetica, con guizzi davvero interessanti. Questo cambiamento si avverte, in maniera particolare, nel libro Strade con vista paradiso.

Consoli nasce a Catania, dove rimane fino all’adolescenza, prima di trasferirsi a Firenze, in una Firenze dove i personaggi delle sue storie poetiche paiono venire a trovarlo con le loro storie di vita, distrazione e malinconia, freschezza e rigore. La sua Firenze che lo ha adottato e della quale lui percorre le strade con quell’amore che accoglie, o con la leggerezza dei sogni, e la Sicilia, mai dimenticata. Sicilia passione e silenzio, lo sguardo di una donna, un profumo che sfinisce e tormenta.

Due sono le definizioni con le quali siamo un poco abituati a colloquiare parlando delle sue opere: la prima: poeta delle due terre e l’altra, coniata a pennello dalla prefatrice, poeta urbano. Per quanto riguarda poeta delle due terre il fatto di avere un’appartenenza a due regioni così differenti lo porta ad espressioni diverse ma egualmente valide. Leggiamo dal libro …(…)…Oh Sicilia tra imboscate arance  e limoni, | assedi mandorle e gelsomini, ed ancora …(…)… Oh Sicilia di Zeus amante | a prigioni ulivi e vigne, | armate muretti di lava, | terra condannata a fragranze perpetue. (Verso Taormina).

A questa passione, a queste espressioni potenti, che ci rendono la misura delle sensazioni che evoca in lui la sua terra di nascita e dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, si contrappone, o meglio si unisce, un amore chiamato Firenze. L’incontro, la vita, le strade da percorrere piano, da centellinare, per carpirne i respiri, gli umori, i ticchettii e le grida. Giorno dopo giorno, con instancabile tenacia.

Ascoltando il respiro lento del fiume che culla la notte, anche quando si spengono i fuochi della festa del patrono. …(…)… Dolce notte arcobaleno, | tra i gorgoglii del fiume | polveri d’oro e brillanti, | amori e promesse di un’estate; (Notte di San Giovanni).

L’altra definizione, quasi un secondo nome, di poeta urbano lo identifica davvero, in un girovagare, di strada in strada, con la curiosità di percepire la vita, quasi di annusarla, oppure di morderla. In questo ultimo libro le espressioni di Consoli sono divenute più decise, hanno aggiunto efficacia e movimento. Il poeta urbano è colui che respira con la città, che ne viene circuito e di passo in passo si appropria degli odori, dei rumori, delle finestre che si aprono  e ancora delle mura che nascondono segreti.

Il libro si compone di cinque sezioni, oltre ad una poesia di apertura: Dalle finestre, Sensi e controsensi, Incontri, Viaggiando, L’altra metà del cielo.

La poesia, che introduce la raccolta, ha per titolo Certi poeti e non poteva essere altrimenti, visto il contenuto: in bilico tra sguardi, amori, balconi e finestre. Sono i poeti cammina e sogna, quelli che si finiscono le scarpe camminando avanti, indietro, destra, sinistra. Chi sono? Lo sappiamo, ormai, sono i poeti di strada. Così, con garbata ironia, Consoli si presenta al lettore.

Nella prima sezione, Dalle finestre, siamo subito coinvolti, e talora divertiti, dai momenti, dalle situazioni che le poesie evocano. Sbirciare, con occhio furtivo, ma attento, in uno sguardo che diventa curioso e intrigante, che si lascia coinvolgere, ad esempio la poesia Ti chiamerò Angelina, è colma di espressioni come seni turgore di rugiada …(…)… cosce rosa alabastro giovinezza …(…)…  Ma non c’è malizia, sembra quasi un gioco.

Troviamo anche Sveta, la badante, che è di grande attualità,  anche per i risvolti sociali ai quali fa riferimento. Sveta che ha la pelle fresca, lui scrive, da peccato itinerante. Le figure femminili, spesso si tratta di fanciulle, hanno seni intriganti, bocche di rosa, sono quell’audacia che svela un’emozione e un desiderio di condurre la vita. Sempre nella prima sezione ecco un fruscìo, l’eco dei canti, la sospensione di un attimo: i suonatori di strada sono effluvi di una gioia colorita, sono armonia e visione di sogno, sono l’intramontabile stupore che interrompe l’egemonia del silenzio. (Notte di strada in Borgo della Stella).

Il quartiere di Oltrarno, di Praloliniana memoria, è una fonte inesauribile di creazione per Carmelo Consoli, nel suo peregrinare pigro per i vicoli dove perdersi, magari con un foglio in tasca, pronto a buttare giù un verso, accarezzare un muro, sbirciare una finestra.

Meritano un cenno i cambiamenti che il poeta ha operato sulla forma. Intanto il ritmo, che ha volte diventa rapido, quasi sincopatico, l’assenza delle congiunzioni, le parole che si uniscono una all’altra, rapide, incalzanti. L’uso del sostantivo come aggettivo. In qualche poesia si riproducono anche i suoni.  Ecco alcuni esempi:  occhi sorpresa primavera …(…)… cosce rosa alabastro giovinezza …(…)… vestite mattino rugiada …(…)… Io colore tristezza auto…(…)… ed ancora per il ritmo: Tre minuti Londra 6, | tutti fermi zona viali, | facce scure smog alba e tramonto …(…)…. Per i suoni dell’orchestrina rumena: Dudu… dudù … du .. du...(...)... cip …. cip … cip … (...)... ra … ra… rara … rarà  … (…)… ratrantran …  rata … tran.

Nella seconda sezione, Sensi e controsensi, si avverte la casualità dell’istante, degli accadimenti, dell’incontro che può durare solo l’attimo di un battito di ciglia e che non ritroveremo mai più. Di questo ne è un esempio la poesia Scale mobili: come tutto sia destinato a finire ancora prima che la nostra mente ne abbia preso un contatto diretto. Ricorda, a questo proposito, le tematiche di una poesia esemplare di Wislawa Szynborska (In ogni caso).

Ancora la lirica che titola la sezione: la lettera M come mondi sommersi, la fine del respiro in superficie, le profondità nascoste, i moti contrari, le direzioni, i sensi e i controsensi. E allora, nel diverso destino delle scale mobili, avviene ciò che l’autore chiama il desiderio di sfiorarsi le mani, inseguire i trucchi di labbra, le trame dei seni, un sorriso ricambiato per un istante. Tutto questo in una linea metropolitana.

L’ironia, che percorre un poco tutto il libro di Carmelo, e che ci strizza l’occhio più volte è anche la poesia Suorine primavera.

Queste suorine solo rugiada e candore mattutino, dalle gambe tornite che non vedrà mai nessuno e i seni sboccio madreperla (anche quest’ultima costruzione è singolare). E poi la conclusione buffissima del diavolaccio rosso e nero (che sarebbe poi l’autore stesso). La terza sezione ha per titolo Incontri. Gli incontri sono il sale della vita. A volte però non siamo pronti, non abbiamo fatto i conti con il tempo che avanza e trasforma, allora tutto si copre di malinconia. Meglio l’incontro con una Donna meraviglia, dal profumo Chanel n. 5. Una donna dal capelli rossi e lingerie nascoste. Pare quasi un quadro. Ed, a proposito di quadri, la copertina riproduce un dipinto del maestro Andrea Gelici.

Il dipinto, nel quale a sinistra in basso si vede una coppia, è tutto uno sfolgorìo di luci, dona un senso di positività e candore. La Piazza intravista è Piazza della Repubblica, (Firenze), la giostra antica, il giro dei bambini, i portici, i rumori ovattati. Questi colori caldi, le persone che sfumano leggere, ci riportano al passato: è un’immagine davvero bella e particolare.

Tornando al libro, la quarta sezione sono i viaggi, anzi il movimento, Viaggiando. C’è una sorprendente dinamica nei versi ed in questi viaggi i ricordi si affacciano, si introducono, ci conducono i versi: ci riportano in Sicilia:  in questa terra di emigranti |  storie scure, antichi silenzi. Nell’abbraccio amoroso avvolgono i profumi, la sintonia dei gesti, lo stupore che annida nello sguardo, un ritrovare e un ritrovarsi dentro. Però ci sono anche Roma, Venezia, la stazione di Milano con il suo movimento convulso. Roma a popoli di stelle. Roma dai tetti, un rifugio segreto, uno sguardo che cerca, fruga negli angoli e poi assapora l’insieme, in un tramonto violetto, in una luna stregata. Venezia, quasi onda di trine e di ricami, il remo che si muove, un’eleganza antica, un mistero. La figura del gondoliere assapora quella costruzione formale accennata prima: gondoliere ombra nero velluto.  Troviamo anche un richiamo al titolo, nella poesia Riomaggiore, adesso ci siamo spostati in Liguria.

Il poeta scrive: terrazze a vista paradiso. Quindi, questa vista paradiso, è un luogo ideale, una magia, qualcosa di sospeso nel tempo ed allo stesso modo un ricordo, un sogno.

L’altra metà del cielo, sezione che chiude la raccolta, inganna un poco con il titolo, che può far pensare alla donna, ma per Consoli è il segreto territorio della giovinezza,  una villa dai mandorli rosa e i primi baci, sono gli aranci e i limoni dietro ai quali nascondersi. E’ anche il ricordo di Eluana Englaro, alla quale il poeta dedica una poesia. E l’amore impossibile, nel fiato della guerra, tra Shaoul, alfiere d’Israele e Fadwa, stella d’oriente. (Palestina ensemble)

L’ultima poesia, quella che chiude la silloge, è una richiesta e un’offerta. Ricorda, nei contenuti, la poesia di un altro libro, di una precedente raccolta (Percorsi quotidiani) …(…) Io e Tu Signore, | amori occasionali …(…)… in quelle parole la sua fede aveva un senso di cielo e di terra, nella parola amici, nell’inquietudine di una occasionalità. Ora le domande del poeta paiono farsi più pressanti e la sua fede chiedere conferme, eppure lui dice sempre: Sei nell’aria sorpresa | dove il tempo | si fa eterno.

Allora questo colloquio ideale continua, questo confronto non si ferma: è gioia e tormento, è fede e smarrimento.

Carmelo Consoli con questo nuovo bel libro, che sprigiona emozioni e simpatia, viaggi e ritorni, dolcezza ed anche un sottile erotismo nella visione acerba delle ragazze dai seni turgidi, ci ha donato, ancora una volta, dei pezzetti di vita, dei frammenti della sua vita e di quella di altri che incrocia nei suoi sensi e controsensi, in una stazione svagata, in un treno metropolitano, nello sguardo di una ragazza che si perde subito dopo fra la folla ma ne conduce la vita, il respiro. E’ il canto di una finestra che si apre alla carezza del sole, di una strada piccina dalla quale sbirciare e nella quale nascondersi, sono i due giovani che si abbracciano, incuranti, nella piazza o cercando una strada segreta.

Una strafa ideale, comunque, sempre con vista paradiso.

Recensione
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