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I Frati Cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo

Sono stati pubblicati i primi due volumi di una monumentale edizione delle fonti cappuccine – prevista in quattro volumi -, voluta dalla Conferenza Italiana dei Superiori Provinciali Cappuccini e realizzata a cura dell’Istituto Storico Cappuccino, con introduzione e con sostanziale apporto di Costanze Cargnoni.

Il quadro dell’opera testimonia da sé l’imponenza e l’importanza del lavoro, perciò ne faccio cenno per farne intendere la varietà e l’utilità.

Il primo volume («parte prima») contiene i documenti pontifici relativi ai Cappuccini dal 1528 al 1627, la primitiva legislazione dal 1529 al 1643, i primi Commenti alla Regola francescana e le originarie costumanze dell’Ordine. Il secondo volume («parte seconda») contiene le testimonianze provenienti da personalità estranee all’Ordine, sia private che pubbliche, i carteggi dei primi Cappuccini sull’apostolato e sulla spiritualità e le Cronache sul modo di vivere dei frati e su alcune personalità dell’Ordine. Il terzo volume (Santità e Apostolato) raccoglierà gli scritti spirituali, gli scritti pastorali e le testimonianze antiche relative ai processi di canonizzazione. Il quarto volume (Espansione e Inculturazione) tratterà della diffusione dell’Ordine in Europa e delle forme d’arte tipiche dei Cappuccini.

L’introduzione di Costanze Cargnoni, molto precisa e chiara, ripercorre in quaranta pagine la storia che conduce alla riforma cappuccina fino al suo primo centenario, quando Urbano VIII, con il Breve Salvatoris et Domini (28 giugno 1627), sancisce definitivamente la legittimità «francescana» del nuovo Ordine.

In questa sede mi preme sottolineare l’accuratezza e la scientificità del lavoro compiuto. Costanze Cargnoni avverte della difficoltà di raccogliere un secolo di documentazione storica intorno a un Ordine che ne ha prodotta una mole immensa: sulla quale è inevitabile operare una scelta. Su questo problema il Cargnoni così riflette:

«La scelta di documenti e testimonianze vuoi dire anche una distinzione fra scritti più estesi, volumi, trattati, e scritti più legati all’impressione immediata, all’utilità o necessità del momento, come lettere, testi ufficiali, note, appunti. Scritture nate per essere lette solo nel momento occorrente, scritture private e scritture comunali, alcune per pochi, altre per tutti» (p. XLVII).

Ne segue, ovviamente, che queste «fonti cappuccine», come sono state definite dal Ministro generale, Padre Flavio Carraro, nella Presentazione, non presumono di raccogliere tutto quanto sia stato scritto dai Cappuccini e sui Cappuccini nei primi loro cento anni di vita. La selezione operata ha obbedito ai seguenti criteri. Innanzitutto, si è voluto render conto di ogni tipologia e di tutte le caratteristiche di documentazione scritta reperibile, riferendo di ciascuna almeno «una voce, un’eco». Si è cercato poi di offrire la varietà testimoniale sul piano geografico, che mostrasse la differenza delle varie Province cappuccine nell’unità dell’ispirazione di fondo. Altro criterio è stato quello della distinzione tematica, che consentisse una lettura per «materie» all’interno delle tipologie dei testi. Ad esempio, dei documenti delle autorità pubbliche, e altrettanto per le testimonianze private, sono state accorpate quelle relative ad uno specifico argomento, quali quello della spiritualità e quello dell’apostolato, a sua volta concentrate rispettivamente sul tema della preghiera, della povertà, e così via, e sul tema della predicazione, degli interventi socio-economici, e così via. Ad ogni modo, un consistente Indice analitico finale renderà agevole qualunque esigenza di consultazione.

Al quadro storico che ne risulta potrebbe ben applicarsi un titolo del genere: «Storia della fondazione e dello sviluppo dell’Ordine Cappuccino nel sec. XVI»: realmente la presente antologia segue impercettibilmente, ma profondamente, tutti i gradi di sviluppo e di espansione del cappuccinesimo. Ed è possibile anche comprendere i motivi originari che hanno indotto ad una varietà di indirizzi spirituali e di scelte apostoliche e prestazioni gratuite di servizio ecclesiale e sociale» (pp. LI-LII).

Quanto alla metodologia della descrizione dei testi, si è voluto attuare un lieve ammodernamento del volgare cinque-secentesco, nel rispetto comunque del profilo linguistico dell’autore. I vari accorgimenti sul piano della punteggiatura, della grafia e dei segni diacritici sono stati adottati per rendere il testo più agibile e scorrevole. I testi latini sono stati riprodotti in originale sulla parte sottostante della pagina, nella quale si sviluppa la traduzione italiana, per modo che si possa leggere di seguito ciascuno dei due documenti.

Concludo questa presentazione con una efficace sintesi del Cargnoni (p. LXVII), che spiega come l’iniziale progetto di un volume unico, dal formato di un breviario, si sia dilatato in quattro grossi tomi, «in cui si sono dati appuntamento fatti e avvenimenti, personaggi e testimonianze, diritto e legislazione, epistolari e performanze, santi e processi, predicatori e prediche, pietà e devozioni, preti, vescovi, cardinali e papi, suore e frati, cronache e diari, arte o povertà, meditazioni e affetti spirituali, prosa e poesia, vita quotidiana ed eroismo, ascetica e mistica, apologetica e polemica, tutto in svariatissime dimensioni e in scala cronologica dagli inizi del Cinquecento ai primi due o tre decenni del Seicento».

L’ampio materiale è corredato, per i singoli brani scelti, di annotazioni o storiche o lessicali con riferimenti ad altri documenti, e ciò contribuisce al loro collegamento e quindi all’unità anche materiale dell’opera e alla sua puntuale comprensione. Questa «instrusione» di indicazioni e di focalizzazioni redazionali, come il Cargnoni umilmente li ipotizza nel timore che a qualcuno possano apparire superflui, in realtà non è soltanto preziosissima, ma è anche tipograficamente discreta. Infatti la veste tipografica è stata concepita in modo da tener distinto, con corpo maggiore, il testo fondamentale di lettura, mentre il resto, e cioè le note e il testo in lingua originale, risulta in corpo più piccolo e serve «solo per un puntuale riscontro di esattezza testuale e storica della fonte e come verifica della fedeltà della versione italiana per i più esibenti» (p. LI).

Inoltre, «le introduzioni generali ai vari blocchi di testi sono spesso dei veri piccoli studi monografici sul tema specifico» e «rappresentano il coordinamento storico e logico di una mappa variopinta e omogenea di documenti». Le brevi presentazioni dei singoli documenti aggiungono un altro contributo proficuo, suggerendo al lettore, « anche il più sprovveduto, l’ambiente storico e il clima adatto, nonché il contenuto di fondo del testo per una sua esatta comprensione» (p. LI).

Come si nota, quest’opera è fornita anche di opportune e rigorose, eppur sempre essenziali e sobrie, «guide critico-storiche» di lettura, perché ai testi cappuccini possano accostarsi non solo i frati dell’Ordine, che sono più addentro alla storia e alla vita che vien documentata, ma anche agli estranei, vuoi studiosi, vuoi intellettualmente curiosi. E per gli uni e gli altri tengo a ricordare che in quest’opera non soltanto vengono corrette alcune imprecisioni delle fonti precedentemente edite (cfr. pp. LVII-LXVII), ma anche pubblicati per la prima volta alcuni testi finora inediti.

Mi sono assunto spontaneamente il compito di redigere queste note di recensione allo scopo di compiere un servizio, per quanto modestissimo, alla fraternità dei Cappuccini, con la chiara convinzione dell’utilità spirituale, oltre che scientifica, di quest’opera, e mi auguro che di detta utilità se ne facciano convinti anche tutti quanti i frati. Come ha già accennato il Cargnoni stesso, l’unità dello spirito religioso nella Chiesa non toglie affatto la specificità dei carismi particolari delle varie professioni religiose nel seno dell’unica Chiesa, ma anzi ne trae maggior vitalità. Come in un corpo sociale l’unitarietà degli intenti di fondo è rinvigorita e vivacizzata dalla peculiarità delle mansioni di ciascuna categoria, perché il tutto concorra ad ottenere il fine essenziale, così è nella professione religiosa all’interno della Chiesa. Pertanto sarebbe opportuno che ogni frate cappuccino leggesse dalle «fonti» quale sia esattamente la sua «vocazione»: non perché non la conosca già, ma perché la trovi «confermata» in maniera completamente articolata, precisa e chiara. E credo sia un bene dare a leggere e a meditare queste «fonti» ai fratelli novizi e ai professi semplici, perché poi essi continuino a frequentarle per tutta la vita. Qui c’è infatti una garanzia di idee, e c’è anche una carica di passione, come ha rilevato Costanzo Cargnoni. E mi si permetta sollecitarne una larga diffusione sia dentro che fuori l’Ordine. [Francesco di Ciaccia]

[Francesco di Ciaccia, recensione di Costanzo Cargnoni, a cura, I Frati Cappuccini. Documenti e testimonianze del primo secolo, 2 voll.: 1. Ispirazione e Istituzione, pagine CII+2060; 2. Storia e cronaca, pagine 1884, Roma-Perugia, Edizioni Frate Indovino, 1988: Un’imponente opera di “Fonti Cappuccine”, «L’Italia francescana», 4 (1989) pagine 442-444.]

Recensione
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