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Papa Luciani. Un lampo di stupore

Interessantissima la tesi di laurea del ferrarese Luca Antonucci, giornalista, attualmente manager didattico all’Università di Ferrara, che in questo libro trova la sua meritata pubblicazione. Sarebbe stato un peccato che fosse rimasta lì, destinata a riempirsi di polvere e a passare nel dimenticatoio. È stata pubblicata anche grazie alla Fondazione Papa Luciani Giovanni Paolo I, di Canale d’Agordo (BL), luogo di nascita di Albino Luciani, il Pontefice in argomento (17 ottobre 1912, allora la località si chiamava Forno di Canale), in occasione dei festeggiamenti del centenario della nascita. All’uopo la Fondazione ne ha concesso il patrocinio ed intende promuoverla e sostenerla. Loris Serafini, estensore della Prefazione, ne è il direttore.

Il titolo di copertina, incompleto rispetto alla riproposta di p. 4, dove vi si aggiunge Trentatré giorni “rivoluzionari nelle cronache di sei quotidiani dell’epoca, a parte il nome dell’illustre Santità che rievoca (Papa Giovanni Paolo I, 264° nella storia della Chiesa), è di forte impatto poetico.

Circa lo ‘stupore’ che emerge dal titolo, il prefatore precisa che «è l’elemento che fa da trait d’union del punto di vista di mezzi di comunicazione diversi. [Questo] Papa sembra [..] spiazzare continuamente le previsioni di routine alle quali erano abituati i giornalisti durante i pontificato di Paolo VI, connaturato da uno stile quasi opposto a quello di Luciani. / Lo stupore si declina […] nelle fasi del pre-conclave, quando i giornali [di tutto il mondo] lo avevano quasi completamente ignorato come papabile, per poi continuare nel commento delle scelte da outsider del nuovo Papa, come quelle di rompere il protocollo rinunciando all’incoronazione [la corona del Papa è la Tiara, altrimenti nota come Triregno, simbolo delle tre potestà pontificali: trionfo della Chiesa, potere spirituale, potere temporale] e [nel momento del rituale d’investitura] all’intronizzazione, al plurale maiestatis, alla sedia gestatoria [concreta espressione dell’assunzione di possesso del trono]. Il senso di sorpresa si intensifica poi durante le udienze generali, nelle quali si esprime l’impronta catechistica quasi parrocchiale del nuovo Pontefice, quando [ad esempio] durante l’angelus del 10 settembre […] asserì che “Dio è papà, più ancora, è madre”, sconvolgendo l’atavica certezza di molti intransigenti teologi. / L’ultima declinazione dello stupore è il modo in cui il Papa conclude la sua missione terrena: senza neppure il tempo di presiedere un solo pontificale nella basilica di San Pietro. / Davvero abbiamo la sensazione di addentrarci nello stupore di un mistero: il mistero di quest’uomo fuori da ogni schema di papato classico, questa voce così “fuori dal coro” che è stata da alcuni elogiata, da altri duramente criticata, da altri ancora derisa, da moltissimi amata, da taluni taciuta e da pochi capita», cfr. pp. 7 e 8.

Quanto all’immagine del lampo, ci soccorre il medesimo saggista. Nell’Introduzione egli afferma che tale immagine «riassume in un flash la fulminea elezione e la tragica rapidità del suo mandato, ma testimonia con efficacia anche la velocità con cui – grazie a pochi gesti – egli riuscì a conquistare il mondo. Come un lampo è stata anche la sua morte, traditrice e improvvisa», cfr. p. 11.

Lo studio che ha implementato l’opera è stato rivolto, come si evince dalla citazione della premessa, ma ancor meglio nel sottotitolo di p. 4, su sei testate giornalistiche. Precisamente: il Corriere della sera, il quotidiano più venduto in Italia (almeno secondo i dati relativi a tutto giugno 2011); Il Giornale Nuovo, di Indro Montanelli, di tendenza completamente opposta al primo; La Repubblica, di Eugenio Scalfari, giornale dichiaratamente di sinistra, secondo in Italia; L’unità, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, primo ad entrare in rete; Avvenire, giornale della Conferenza Episcopale Italiana; e L’Osservatore Romano, primo giornale ad essere stampato in Italia, organo di diffusione ufficiale della Città del Vaticano. Sei giornali di tendenza alquanto disomogenea, giusto per avere un riscontro il più oggettivo possibile. Inoltre, sono riportate notizie dei periodici OP (Osservatorio Politico), Il Mondo e Gente. Nonché, oltre ad una certa, necessaria bibliografia di rito, supportata da altre informazioni colte in Internet, Luca Antonucci si è avvalso di programmi televisivi andati in onda sulle tre reti Rai.

Indubbiamente, è tutto il contenuto a smuovere rilevante interesse. Tuttavia la parte che più sollecita alla lettura credo possa individuarsi nella morte di Papa Luciani. Sui tempi brevissimi in cui è avvenuta, dall’insediamento al pontificato all’evento stesso (appena dopo trentatré giorni); ma soprattutto su come sia avvenuta. Quest’ultima prospettiva crea molto pathos, in quanto incombe l’enorme sospetto, gigantesco come una montagna, che si possa essere trattato d’omicidio. Varie sono le fonti che fanno pensare al ‘complotto’ per un presunto assassinio.

Ma complotto da parte di chi? Degli elementi preposti allo Ior, banca vaticana di Stato, ed a tutta una cerchia d’istituti di credito coinvolti da rilevanti interessi finanziari; e dell’intera Curia vaticana. I soggetti dipendenti dalla Chiesa, sia dell’una che dell’altra istituzione, sembrerebbe che Luciani stesse guardando alla prospettiva di rimuoverli, tutti, nessuno escluso. In pratica ci sarebbe il sospetto che avessero potuto volerlo morto, facendo dei nomi: il tristemente noto Licio Gelli (affiliato alla Massoneria – loggia P2), Roberto Calvi (di cui tutti sanno la triste sorte di cui lui pure è stato vittima), Michele Sindona (altro nome illustre al quale la cronaca giudiziaria s’è interessata soprattutto in concomitanza delle indagini del presunto suicidio dell’appena citato Calvi), i prelati Paul Marcinkus, Jean Villot, e John Cody. A pesare in maniera fondamentale sarebbe anche il fatto che mai ne fu chiesta l’autopsia. Al di là del fatto che ci sarebbero più d’una versione contrastante su come andarono i fatti.

Bella ed intensa è la lettura che questo spesso volume sa regalare. Un’opera saggistico-comparativa per la quale è inevitabile levarsi il cappello.

Recensione
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