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Racconti neri
È un debutto, questo di
Patrizia Benedetti. E direi che abbia iniziato nel migliore dei modi. I suoi
Racconti neri, avvallati dalla lucida e competente prefazione di Nicola
Lombardi, esprimono in toto quel colore nero del titolo. Un colore spettrale,
catramoso, buio… tetro come mai possa essere reso in maniera così coerente.
È un’appassionante
raccolta di storie brevi, talora brevissime, compiute anche in un’unica pagina.
Nel complesso sono ventinove racconti che, nella loro struttura narratoria,
accolgono elementi horror, noir in senso stretto, onirici, talora fiabeschi, se
non mitici, nonché mistici. Spesso dalla natura marcatamente psicopatica o
quanto meno psichiatrica. Dove il fantastico, che affianca in maniera dosata
realtà ai limiti della normalità, è invariabilmente il sale che ne dà il giusto
condimento. Sono, in buona sostanza, racconti «non di rado feroci, fulminanti,
pregni di sinistro fatalismo [che] scorrono come un torrente sanguinoso,
arpionano il lettore con i loro artigli e lo trascinano in territori oscuri
attraverso i quali la penna dell’autrice vaga con sicurezza, e anche con
divertimento». È quanto afferma il prefatore, il quale, nello specifico
letterario, è davvero abile. Non poteva l’autrice fare scelta migliore per
introdurre al libro.
È poi la stessa
Patrizia Benedetti, nella sua nota in quarta di copertina, ad aiutarci a
completare esaustivamente l’analisi del contesto. Scrive infatti: «Storie
sanguigne in cui la trama si dipana veloce, ironica e tagliente con i suoi mille
protagonisti, vittime e carnefici di quel grottesco, fatale, friabile, girotondo
impazzito che è la vita. / Scenari sempre nuovi, situazioni in continua
evoluzione, in cui l’accento è volutamente posto su un rocambolesco finale a
sorpresa».
Si sottolinea che nei
racconti iniziali, la scrittrice, quasi si vergognasse d’essere donna, o forse
nella convinzione di rendersi più credibile nei confronti del fruitore, si rende
Io Narrante al maschile.
Sono varie le trame
attinte, o per lo meno suggestionate, dalla Storia. Si vedano, ad esempio:
Lite tra innamorati, che rievoca, in una versione assolutamente anomala,
perché soprattutto blasfema, per non dire criminosa, in quanto la pura
accidentale casualità sa divenire premeditazione bella e buona, il romantico
dramma dei due amanti veneti Giulietta e Romeo; La minaccia è una diretta
trasposizione della vicenda dell’Odissea, quando, Ulisse, con inganno, ma per
una questione di legittima sopravvivenza (il che non coincide per niente nella
narrazione della Benetti), accieca il ciclope Polifemo; ed infine, Lacrime di
coccodrillo mette a confronto la raccapricciante vicenda del conte Ugolino,
che, per sfamarsi – proprio come si giustifica l’orco protagonista di questa
nuova ed emulativa storia –, divora, o meglio, letteralmente si mangia,
digerendola pure, la sua prole.
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Recensione |
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