La poesia di
Massimiliano Chimenti è contraddistinta da una scrittura libera ed efficace,
istintiva e quasi violenta, provocatoria e disillusa, in cui si colgono numerosi
riferimenti alle avanguardie e al loro sperimentalismo.
L’autore infatti
utilizza spesso la prosa poetica per interfacciarsi con il lettore senza
compiacenze o frasi referenziali verso lui stesso; Massimilano Chimenti non ha
pietà per sé stesso ma scruta con dovizia aspetti intimi e profondi della
propria personalità, rendendone evidenti le contrapposizioni con la società
attuale, il suo tempo, i suoi paradossi.
“E’ troppo
forte il sole | scava corrode e brucia | meglio la luna | che senza erodere rischiara
(…)”: nell’incipit di questa poesia si assiste al
rovesciamento di valori e luoghi fisici attraverso un ribaltamento dei
significati, il sole è scalzato dal suo ruolo caldo e illuminante mentre la luna
investe anche la funzione di “rischiarare” con il suo pallore allo stesso modo
in cui il mondo aggredisce l’autore, che ne riabilita i luoghi più scarni, meno
noti e illuminati.
Massimiliano si
rifugia in un'altra lingua (l’inglese che appare in diverse composizioni) e in
altri luoghi dell’immaginario, poiché il presente è saturo di malavoglia e
disordine diffuso tra vita senza regole e ricerca spasmodica di amore .
“Alzando lo sguardo | a queste finestrine di periferia | la mente torna | al cortile
dietro casa | all’auto e alla vespa | parcheggiate con papà | al tempo dei rigidi
inverni | di una volta | quando un duro ghiaccio | incrostava coriaceo i parabrezza
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e ci voleva un pezzo di plastica dura | per staccarlo via bene | (…)”: in questa
sua bella poesia Massimiliano Chimenti descrive un frammento di passato che si
identifica nella limpidezza di un periodo ormai trascorso, ma che continua a
“rischiarare” in mezzo ad altri testi variamente crudi una poetica sicuramente
interessante e sperimentale.
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