Il libro di
Gabriele Finotti chiarisce il suo intento nel sottotitolo che reca questa
scritta: “Poesie dal futuro per il presente passato”. L'autore è
infatti uno spregiudicato “ibrido” di contaminazioni che, tra poesia e musica,
racconta il “delirante” inizio del nuovo millennio, la sua fagocitazione
consumistica in cui “cambia tutto e non cambia nulla”, mentre il tempo
beffardamente si comprime a danno della capacità degli uomini di gustarsi gli
attimi a loro disposizione.
La poesia di
Finotti non è però sperimentale, lasciando la provocazione all'intento
dell'opera che poi si presenta compatta, ricca di testi che si sviluppando sul
sottile confine tra prosa e lirica. “non vedo più
il cielo | in questa stanza, | funereo presentimento | della morte del Blu.”:
i versi dell'autore scandiscono un ribaltamento di emozioni che svetta sulla
consuetudine, a scalzare l'immagine di un futuro denso di progresso e speranza.
Gabrielle
Finotti scandaglia nella sua poesia il significato di limite, delle possibilità
che ha “la nuova specie” di acquisire il tempo presente, raccontato come una
visione che si staglia confusamente dietro il vetro della percezione.
L'autore ha
realizzato insieme al libro anche un Cd, nel quale i testi vengono interpretati,
oltre che da lui, anche da altri artisti (Enrico Ruggeri, Fioretta Mari,
Fiordaliso).
Un connubio
interessante tra musica e poesia, in cui le parole aggrediscono il lettore non
sono verbalmente ma anche con l'ausilio di note che ben accompagnano le liriche,
senza ostruirne il significato originario.
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