Francesca
Pellegrino è una autrice giovane e appassionata, ricca di una poesia che è un
riverbero di immagini e sensazioni. Con una diretta
semplicità formale che non è priva però di riflessione e ricerca, Francesca
affida alle pagine ironia e stupore, estasi e tormento, incanto e disillusione.
Nella nota di
lettura scritta da Alfredo de Palchi per salutare l’esordio di questa raccolta,
il poeta definisce i testi dell’autrice come una “entrata chiassosa che cattura
per il linguaggio diretto e veloce”, sottolineando una delle principali
caratteristiche della poetica di Francesca.
“Certo che
non appanno più vetri | sto come un buco al suo chiodo | avvitata ruggine di
niente | intorno al niente. Ma rossa che neanche il sangue”:
Francesca Pellegrino colora con intensità le sue visioni nette e senza filtro,
metafore che il linguaggio padroneggia sorpassando gli stereotipi e senza la
paura di una immediatezza che talora sembra urtare la forma.
In realtà
Francesca Pellegrino conia con consapevolezza i termini e la “sregolatezza”
della sua poesia matrice di immaginari che anche per questo risulta al lettore
godibile e apprezzabile fin da subito, ammaliante nella sua indeterminazione.
Altra
caratteristica peculiare dell’autrice è la capacità di permeare la realtà
quotidiana con una acutezza che ne diventa stile personale e originale;
Francesca non ha paura della parola ma la usa con decisione e incisività,
facendola diventare messaggio forte della propria identità.
L’autrice di
volta in volta diviene, in una rinnovata metafora di se stessa, fuga, tasca,
anima, quaderno, andatura e così via… in una progressiva metamorfosi che mano a
mano manifesta sempre più, attraverso una scrittura capace e varia, l’anima
coraggiosa e alla costante ricerca di stimolo che è quella di Francesca
Pellegrino.
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