Le metamorfosi del cuore
La
scrittura di Sato ricalca coraggiosamente le orme dei maggiori poeti erotici
della letteratura. Con la medesima esuberanza metaforica e nel rispetto delle
più rigorose leggi formali, l’autore confida nell’empatia con il lettore
offrendosi alle più ardite immagini “Il mio amore è un vero fuoco / che
incendia le onde della mente” e “e fammi conchiglia / del tuo mare
profondo”. Il tema è sempre attuale e così lo stile, se è vero che la poesia
è metafora e il suo metro è il verso.
Sato
conosce le finezze prosodiche e dosa sapientemente toni e ritmi, affidandosi
prevalentemente all’endecasillabo: “Amore che allo scoglio mi trattieni / e
sento sulla pietra il tuo ritmare” o “Semina il tuo labbro un canto /
nella sera d’un ora che ci tiene, / riprende e poi nell’alto si trattiene”,
evocando echi danteschi.
Tuttavia il
nostro autore non ha necessità di legarsi ad una specifica tradizione, avendole
metabolizzate tutte e potendo liberamente lasciar scorrere la penna che da tanta
e tale esperienza di lettura, che presumiamo aver fatto con discreta certezza,
ricava altrettanta densità nel tratto.
Così la
versificazione può frammentarsi “Sospendi / nelle sere / il poco del tempo /
con il molto del tuo esserci sempre” richiamando la semplicità ed esattezza
di Sandro Penna, oppure concludersi in reminiscenze catulliane: “ci bagneremo
/ di tutti i baci che verranno”.
Non a caso
abbiamo accostato esempi di classici ai testi del nostro autore. È infatti nello
scaffale dei classici che dovrebbe situarsi questo volume, che senza
provocazioni e senza deviazioni o sperimentazioni formali si configura come
compendio di poesie d’amore, da leggere, dedicare, e dal cui afflato farsi
trasportare.
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