Femminili
impronte
Il titolo di questa raccolta
di poesie d’amore di Fabio Barbon è già indicativo delle sue qualità: le
impronte indicano un attaccamento alla terra, l’aggettivo “femminile”, invece fa
riferimento ad una figura di donna che a volte è quasi angelicata, a volte è
fortemente corporea e carnale. Insomma si tratta di poesie che si muovono fra
cielo e terra, dai caratteri elevati a quelli più concreti. Nella poesia da cui
è tratto il titolo della raccolta Barbon ci dice: “Ti amo / per i tuoi vestiti
di silenzio” , e subito dopo “Ti amo / per il gioco dei sensi”. E ancora
l’autore ci parla di una donna che “ti dorme accanto” in cui “l’universo ti è
vicino”, e poi del sesso: “Il tuo sesso è una fermata d’autobus / un’ attesa per
poi salirci sopra”. Il tema dell’amore non è facile da affrontare in quanto si
rischia di incorrere in frasi scontate e termini abusati, ma in questa raccolta
ciò non accade. Percorrendo il cammino indicato dall’autore ad ogni poesia si
rimane con il fiato sospeso e si resta in attesa della successiva che sempre
porta nuove sorprese. “Il verbo amare / è il più coniugato / ma nei tempi e nei
modi / è il più bistrattato.”
E ancora Barbon ci dice che
l’altro sesso è “viaggio nel cielo / ad ogni atto d’amore; / annullamento del
mistero / un dono di luce. / L’altro sesso / rimane solo “altro”, / per chi non
vive / questo salto quantico.” Questo modo di trattare l’amore in versi è
profondamente spirituale ma sa essere anche fortemente concreto: “mia stagione
del cuore / il viverti accanto”.
Ricorre frequentemente la
parola “sogno”. Il gioco dei sensi nell’amore “è deriva di sogni e desideri”.
Oppure ancora “Nell’alveo dei sogni / scorre il mio amarti”. Nell’amore corporeo
“il risveglio cancella il sogno”.
L’autore dà una bellissima
definizione della donna: “In una donna che ti dorme accanto / l’universo ti è
vicino “e nell’accarezzare quella donna concreta che porta in sé l’universo
l’autore ritrova se stesso. Fabio Barbon con la sua poesia non poteva esprimere
sulla donna un concetto più bello, del resto come quello già espresso prima, nel
quale per un salto “quantico” quando due corpi si fondono uno nell’altro c’è una
totale unione che supera “l’altro”.
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