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Adrian

In linea con le pubblicazioni della casa editrice Fermenti, diretta da Velio Carratoni, “Adrian” di Gianluca Di Stefano è un romanzo anticonformista e di difficile catalogazione. Il libro si può considerare, infatti, una sorta di “divertissement”, traducendosi in una rappresentazione in chiave parodistica della nostra società, nella quale le baruffe tra RepubbliCANI e DemoGATTICI ricordano tanto quelle tra i nostri partiti.

Protagonista della vicenda è un marginale, uno zingaro avvezzo a una vita di vagabondaggi e digiuni. La libertà è tutto ciò che possiede, almeno fino all’incontro con Cesare che diventerà il suo mentore, accogliendolo nella libreria di testi antichi e introvabili, adibita anche ad abitazione personale. Qui il giovane sinto si imbatterà in Mael, un gatto europeo dal pelo corto e dal mantello tigrato arancione che diventerà il suo confidente.

La libreria è poi il luogo di incontro tra artisti, poeti e scrittori – memorabili le apparizioni di Charles Bukowski, Edouard Manet e Oscar Wilde – nonché l’unico centro di resistenza all’omologazione culturale imperante.

Condotta sul filo dell’ironia, la storia scivola nel surreale, rendendo ancora più incisiva la critica alla situazione politica italiana. Ecco i ministri Sturace e Mussoloni manipolare le informazioni nel corso di un talk show televisivo sul tipo di “Porta a Porta”: “Temiamo – riprese Sturace – che le imminenti elezioni possano essere influenzate da fattori molto esterni, extracomunitari, anzi direi extraterrestri”.

Per Adrian la vita tranquilla in libreria costituirà solo una parentesi temporanea e, in seguito all’esplosione della bomba, ritornerà all’esistenza di sempre, alla povertà da cui proviene, preservando, grazie agli insegnamenti del Maestro, quell’umanità sconosciuta ai tanti sciacalli che lo circondano.

Recensione
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